Gli arresti non bastano: nelle case popolari si vive nel terrore
Spari, bombe e secchi d’acqua per disinnescarle: i mini-clan di Napoli in guerra per qualche spicciolo in più
Non solo stese e pestaggi, la guerra di camorra nella zona occidentale di Napoli prosegue a ritmo di bombe lanciate in strada senza pensare minimamente a danni e vittime collaterali. Dopo la cronaca dei mesi di scorsi che riguardava Ponticelli e, ancora prima, i comuni Casoria e Afragola, dove sono stati registrati episodi analoghi, la criminalità organizzata a Napoli ovest è tornata prepotentemente alla ribalta con ordigni esplosivi posizionati all’esterno di attività commerciali, fuori le abitazioni dei rivali e, come riscontrato nell’ultimo episodio avvenuto la scorsa notte, sullo scooter del boss nemico, con alcune persone scese in strada con tanto di secchi d’acqua per provare, invano, a evitare l’esplosione.
E’ raccapricciante l’escalation di raid intimidatori registrati nell’ultima settimana sia a Pianura che nella zona al confine con i quartieri di Fuorigrotta e Bagnoli (dove ad affrontarsi sono le famiglie Esposito e Giannelli). In corso due violenti scontri tra gruppi criminali antagonisti che continuano a farsi la guerra per la gestione degli affari illeciti (droga ed estorsioni in primis) e per continuare a racimolare anche piccole quantità di denaro, necessario ad assistere gli affiliati in carcere e le loro famiglie, pagare le spese legali e continuare a sopravvivere in una realtà criminale sempre più instabile e precaria.
La scorsa notte nella zona di via Evangelista Torricelli a Pianura, dove per mesi sono state registrate stese e pestaggi nell’ambito dello scontro tra i clan Carillo-Perfetto ed Esposito-Marsicano-Calone, sarebbe stata posizionata una bomba su uno scooter utilizzato da Antonio Carillo, reggente del clan arrestato dopo un breve periodo di irreperibilità a inizio agosto scorso, e da altri esponenti dell’organizzazione. L’episodio è avvenuto a 24 ore di distanza da un ordigno lasciato esplodere sempre nella stessa zona, all’esterno dell’abitazione dove vive Giuseppe Cioffi, 21 anni, ristretto agli arresti domiciliari e già destinatario di un precedente raid intimidatorio nei mesi scorsi.
Cioffi -secondo gli investigatori- è legato al clan Esposito-Marsicano ed è il nipote di Rosario Iorio (l’uomo, arrestato la scorsa settimana, che dai domiciliari faceva videochiamate per convincere gli imprenditori a “donare” soldi al clan). Carillo è invece ritenuto il reggente del clan in passato denominato Pesce-Marfella prima dei numerosi arresti e dell’inizio della collaborazione con la giustizia dei suoi elementi apicali, Pasquale Pesce (zio di Carillo) in primis.
Tornando alla notte scorsa, all’esterno dell’edificio dove prima risiedeva Carillo e dove oggi vivono i suoi familiari, sono stati esplosi almeno quattro colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio (i poliziotti hanno trovato in strada quattro bossoli calibro 9). Non contenti gli autori del raid hanno successivamente posizionato un ordigno artigianale sulla sella dello scooter parcheggiato in strada. Secondo quanto appreso dal Riformista, sarebbe nato uno scontro verbale tra gli attentatori e alcune persone affacciata ai balconi della palazzina, presumibilmente vicine a Carillo.
Dopo insulti e minacce, e la successiva fuga dei rivali, alcune di loro sono scese in strada armati di secchi d’acqua nel tentativo di evitare la deflagrazione. L’ordigno è stato allontanato dallo scooter ma è esploso ugualmente a poca distanza non provocando grossi danni.
Una notte di terrore quella vissuta dai tanti residenti vittime di questa scellerata guerra tra piccoli clan disposti a tutto pur di racimolare pochi quattrini. Un grido d’allarme quello di chi vive tra le palazzine di via Torricelli ad oggi inascoltato da parte dello Stato che continua a non voler minimamente affrontare la situazione. Nella zona mancano telecamere di videosorveglianza e per gli investigatori le indagini partono in salita perché anche i cittadini onesti hanno paura di esporsi perché temono eventuali ripercussioni.
Resta la cronaca che probabilmente porta la zona delle case popolari di Pianura al primo posto per raid malavitosi registrati nell’ultimo anno a Napoli. Per mesi, prima del maxi blitz del 14 luglio scorso, si sparava almeno due-tre volte alla settimana. Spari dai tetti delle abitazioni, spari dai muretti di via Cannavino che sovrastano le abitazioni di edilizia popolare. Pestaggi in strada perché nei complessi di edilizia popolare vivono esponenti di entrambi i clan e le ‘filate’ (avvertire della presenza di nemici in strada) erano all’ordine del giorno.
© Riproduzione riservata