Emanuele Pozzolo vuole lavarsi le mani, e sullo sparo di Capodanno avrebbe già accusato Pablito Morello, ispettore della polizia penitenziaria. La sua versione va contro ogni ricostruzione dei mesi scorsi: il proiettile calibro 22 che ha colpito il trentatreenne Luca Campana alla festa privata del 31 dicembre sarebbe partito – secondo quanto riportato dalle dichiarazioni ricostruite rese dal deputato FdI al procuratore capo di Biella Teresa Angela Camelio – da un revolver impugnato dall’ispettore.

Morello pronto a denunciare Pozzolo

Morello si trovava infatti a Rosazza come caposcorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro e sarebbe stato vicino a Pozzolo nel momento dello sparo. Versione che l’accusato, ora in pensione, etichetta subito come falsa: “Lo denuncerà per calunnia. Dopo quattro mesi si commenta da solo”. Per avvalorare la sua tesi, Pozzolo fa leva sui testimoni (ben undici imparentati con l’ispettore), ma tra gli altri nessuno ha finora confermato di aver visto Morello, che subito dopo si sarebbe adoperato per chiamare i soccorsi, maneggiare il revolver. E lo stesso Morello che, dopo il colpo, avrebbe preso l’arma di Pozzolo per allontanarla dai bambini che erano presenti alla festa, organizzata dalla sorella di Delmastro, sindaca di Rosazza, nella sede della Pro Loco del paesino del biellese. mentre Pozzolo commentava “sono rovinato”.

Negli scorsi mesi il lavoro degli inquirenti è andato avanti. Sono stati svolti diversi esami, prima lo stub per rilevare tracce di polvere da sparo: prova con esito positivo per Pozzolo, anche se non sempre è attendibile, poi le prove del Dna: la pistola sarebbe stata toccata da almeno tre persone, secondo le tracce trovate sull’arma. Mesi fa, Pozzolo aveva iniziato a far capire la sua versione. “Dentro Fratellid’Italia stanno accadendo cose strane, si cerca di uccidere me per salvare altri”. Spetta ora alla procura valutare le sue dichiarazioni.

Redazione

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