“La città del mare senza mare”
Spiagge libere di Posillipo, dove e come andare a fare un tuffo a Napoli: dalla Gaiola a Palazzo Donn’Anna

“Non è più come prima che al mattino ti svegli e decidi di andare al mare. Ora per fare un tuffo a Napoli lo devi desiderare, organizzare e poi forse ci riesci”, dice Marco mentre se ne sta steso a prendere il sole su uno degli scogli di Giuseppone a Mare, o meglio Riva Fiorita. Nell’estate 2022 sulle spiagge a farla da padrona è la polemica sul numero chiuso stabilito in alcune spiagge libere di Posillipo, il mare dei napoletani. Ma non ovunque. Il Riformista ha battuto tutte le spiagge libere di Posillipo per vedere come sono, come si accede e, al di là delle polemiche, assaporare lo spirito di questa estate rovente. Una guida per chi vuole trascorrere qualche ora in riva al mare senza dover accedere necessariamente ai lidi privati.
La Gaiola, la Riserva Marina Protetta
Il viaggio inizia alla Gaiola. Una lunga discesa in 20 minuti a piedi conduce in spiaggia. “Alla Gaiola si accede gratuitamente, bisogna solo prenotare perchè è un’area marina protetta e ha uno spazio molto limitato, giusto 500 metri quadrati per la balneazione – spiega Paola Masucci, Presidente Parco Sommerso di Gaiola – Possono accedere 200 persone al mattino e 200 il pomeriggio. Il primo turno va dalle 9 alle 13 e il pomeriggio dalle 14 alle 18, in modo tale da raddoppiare la possibilità dei posti disponibili”.
L’area marina protetta è divisa in due zone: la zona A è quella della riserva integrale che è quella a massima protezione e lì non è consentita la balneazione. Per intenderci, non si può fare il bagno e nemmeno sostare sulla scogliera dal lato del rudere della villa. “Qualsiasi tipo di attività umana non è consentito – ha specificato Masucci – salvo visite guidate autorizzate, attività di soccorso, servizio e ricerca, quindi attività che prevedono una specifica autorizzazione. Non è consentita la balneazione in tutte le riserve integrali”. È possibile fare il bagno, invece, dal lato delle due piccole spiaggette e della lunga banchina che affaccia direttamente sul Vesuvio. È questa la zona B a cui si può avere accesso prenotando dal sito del Parco.
Qualunque napoletano che abbia almeno 30 anni ricorderà negli anni passati che il bagno si poteva fare anche dalla scogliera. “Da 20 anni è stato istituito il Parco e da allora vige il divieto di balneazione nella zona A – spiega Masucci – All’epoca chiudevamo un occhio: quando siamo arrivati qui abbiamo trovato una situazione davvero ingestibile. Poi nel 2010 è stato fatto un regolamento da parte dell’ente gestore che allora era la Sovrintendenza Archeologica, per cui è stata regolamentata la fruizione di questa zona del Parco ma il divieto di balneazione vigeva comunque. Infatti le persone che accedevano davano il loro documento e ricevevano un pass dove c’era scritto che non potevano fare il bagno. È capitato che arrivasse anche la Guardia Costiera che facesse uscire tutti dall’acqua. Ora non si può accedere a tutta la scogliera per motivi di sicurezza”.
La Gaiola è un incanto per tutti i sensi. Sembra davvero di aver lasciato la città per qualche ora. E il mare è spesso cristallino. Ci sono altri giorni in cui il mare è invece molto sporco e ci sono le meduse. “Dipende tutto dalle correnti marine e dai venti – spiega ancora Masucci – Le meduse vengono trasportate dalle correnti, non sono un sintomo di mare pulito o sporco. È normale che ci siano questi organismi marini, siamo noi ospiti nel loro pianeta, il mare”.
La questione del Collettore di Coroglio
Lo staff del Parco Sommerso di Gaiola vigila attentamente per preservare l’area marina protetta e ne studia la flora e la fauna. Tiene gli occhi aperti anche sulle possibili cause di inquinamento del mare e già dal 2009 sta lanciando vari appelli per cercare di fermare la costruzione di nuovi scarichi fognari nella zona di conservazione Natura 2000 Gaiola-Nisida. “A Coroglio c’è un impianto fognario, l’impianto di sollevamento delle acque reflue di Coroglio, sta proprio alla fine di via Cattolica – racconta Masucci – Si tratta di un impianto costruito nel 2001, piccolo e sottostimato per quella che è la necessità di una gran parte della città, tutta la parte occidentale della città. Questo impianto ha un troppo pieno: quando arrivano delle piogge eccessive e l’impianto non è in grado di gestire tutta questa quantità d’acqua, scarica a mare. Scarica prima a un troppo pieno con delle condotte sottomarine e poi a un altro troppo pieno che scarica in superfice, sulla linea di costa, a cala Badessa”.
“Siamo sempre più preoccupati, abbiamo scritto a ministeri ed enti locali e abbiamo lanciato la petizione online – continua il Presidente – Abbiamo anche dato il nostro parere negativo alla conferenza dei servizi che si è tenuta l’anno scorso per il Praru di Bagnoli che è il Piano di rigenerazione urbanistico. Siamo preoccupati perché questo piano prevede un secondo scarico vicino a dove già c’è uno scarico. Quest’area è un Zsc, una zona speciale di conservazione, della rete Natura 2000. Si tratta di siti istituiti ai sensi della direttiva Habitat del ’92, la 43, aree protette a livello europeo. Dalla Gaiola fino a Coroglio insiste questa zona chiamata ‘Fondali marini di Gaiola e Nisida’. Non è una zona come le altre. In più c’è l’area marina protetta della Gaiola. Il progetto prevede un nuovo scarico e anche un aumento di scarichi sottomarini. Molti pensano che questo secondo scarico sia fondamentale perché ci si aspetta una maggiore portata delle acque piovane. Questo è vero ma il problema è che verranno chiusi degli emissari che attualmente vanno direttamente a Cuma e verranno portati al piccolo impianto di Coroglio che non ce la farà mai a gestire tutta questa quantità d’acqua. Ed è questo il motivo per cui il piano prevede un nuovo scarico all’interno della Zsc. Quest’acqua che arriverà non sarà più diluita, ci sarà anche un maggiore apporto di acqua di fogna che adesso viene smistata a Cuma. È vero anche che l’impianto di Coroglio verrà potenziato con delle pompe che saranno più potenti e riusciranno a sollevare maggiori quantità d’acqua e portarla a Cuma depurata, dal punto di vista fisico ma non certamente batteriologico, il resto verrà scaricato a mare così com’è”.
Marechiaro, “gli scogli dell’amore”
Altro punto di mare imperdibile di Napoli è Marechiaro. Per accedere alla zona dove poter fare un tuffo a mare c’è la ZTL attiva. Si può andare a piedi o scendere con l’auto lasciandola al parcheggio privato che garantisce di comunicare al Comune la targa, evitando così la sanzione. In alternativa è possibile scendere a piedi o con una navetta che parte da Capo Posillipo ogni 30 minuti. In una ventina di minuti si raggiunge il mare.
Scendendo verso la famosa “Finestrella”, sulla destra, facendo un rocambolesco passaggio sotto il pontile di un lido privato con l’acqua alle ginocchia, si accede alla scogliera. Morbido tufo accoglie centinaia di bagnanti che non si scoraggiano per il percorso impervio. Qui ci sono soprattutto i ragazzi: gli scogli non sono estremamente comodi ed è una delle poche spiagge libere dove possono accedere anche i minorenni dopo che l’ordinanza del Comune ha imposto il numero chiuso alla Spiaggia delle Monache e a Palazzo Donn’Anna: lì i minori devono essere accompagnati da un maggiorenne. Stessa regola vale per la Gaiola.
I ragazzi arrivano qui da tutta Napoli e se è difficile giocare a pallone, per via degli scogli, si cimentano in una miriade di tuffi spettacolari. E il divertimento è garantito. Un po’ meno la sicurezza: i bagnanti prendono il sole sotto enormi cartelli gialli che indicano il pericolo di crolli. È possibile anche affittare lettini a prezzi modici. Basti pensare che in alcuni lidi privati un lettino nel weekend arriva a costare 30 euro più l’ombrellone altri 10.
Scendendo dal lato a sinistra della scalinata che a Marechiaro conduce al mare, ci sono le storiche barche che portano i bagnanti sullo Scoglione o più avanti, agli scogli chiamati “Acque Minerali”. L’unico modo per accedervi è dal mare perché la costruzione di parchi privati ne ostruisce l’accesso da terra. “Io sono nato qua 75 anni fa – racconta Ciro, uno dei barcaioli – Da tutta la vita porto i bagnanti sullo Scoglione. Sono scogli liberi proprio per la cittadinanza di Napoli. Questo è il mare di tutti anche se da sempre ci ostacolano. A volte i ragazzi ci danno 2 o 3 euro e noi per quello che hanno li portiamo sugli scogli: è una cosa bella, se non hanno soldi che fanno? Non hanno il diritto di farsi il bagno? Lo Scoglione è di tutti, è libero”.
Le persone che gestiscono le barche e anche i piccoli bar galleggianti, sebbene in maniera informale, si impegnano a pulire ogni giorno gli scogli. “La gente si innamora su questi scogli – continua Ciro – Anche io ho conosciuto qua mia moglie 50 anni fa. È la cosa più bella. Qua ci sono stati tanti amori di ragazze che hanno conosciuto i loro mariti, questo scoglio è tutto amore”. “Per me è uno dei posti più belli di Napoli – dice una ragazza stesa proprio su quegli scogli – È un ambiente molto naturale e ci viene poca gente”. “Poi l’acqua è pulita, sembra una piscina”, le fa eco l’amica. Le due vengono dal centro storico di Napoli e dai Quartieri Spagnoli. “Certo arrivare qui non è semplicissimo ma poi ne vale assolutamente la pena”. “Spiagge libere a numero chiuso? – dicono – Da una parte va bene dall’altra no. Per chi non si può spostare da Napoli, andare da altre parti è difficile. Tu stai nella tua città che ha il mare e ci vuoi andare”.
Riva Fiorita, la spiaggia libera di Giuseppone a Mare
Facendo un’altra discesa, sempre a piedi perché c’è la Ztl, si raggiunge il piccolo lembo di spiaggia di Riva Fiorita, la spiaggia della villa di “Un Posto al Sole”. Una lunga scogliera si affaccia nel mare proprio di fronte al Vesuvio e al Golfo di Napoli. “È un po’ scomodo qui, è chiaramente una situazione adatta per ragazzi – dicono due fidanzati stesi sugli scogli – Non è pulitissimo qui e bisogna arrangiarsi un po’. Però il panorama è davvero bello”. Anche qui non vige il numero chiuso e nemmeno il divieto d’accesso per i minorenni e così diventa felice ripiego anche per chi magari non è riuscito a prenotare altrove.
Nella piccola spiaggetta ci sono anche alcune famiglie di frequentatori abituali. “È libera, pulita e fantastica – dice una signora stesa sul lettino piazzato direttamente in acqua – Sono 10 anni che vengo qua. C’è il bar che ti fa andare in bagno e poi, da un’altra parte, puoi farti anche la doccia”. “Vengo qui da 20 anni – aggiunge un altro signore steso nell’acqua – Credo che questo sia uno dei posti più belli di Napoli. Uno degli ultimi dove non si paga niente”.
La spiaggia delle Monache e Palazzo Donn’Anna
A chiudere il tour delle spiagge di Posillipo ci sono le due spiagge libere a numero chiuso: La spiaggia delle Monache e quella di Palazzo Donn’Anna. L’accesso è sempre gratuito ma bisogna prenotare tramite l’app o il sito Lidoo.it. I passaggi sono semplici e non è complicato. Come per la Gaiola, è possibile prenotare solo tre volte a settimana per utente. L’ingresso alla Spiaggia delle Monache è dal dal Bagno Sirena, consentito in un’unica fascia oraria 8.30-17.30 nel numero massimo di 400 persone. Per la Spiaggia ricompresa tra Palazzo Donn’Anna e Bagno Ideal invece l’accesso giornaliero è consentito a un numero massimo 24 persone, di cui 12 accessi saranno garantiti attraverso il Bagno Ideal e 12 accessi attraverso il Bagno Elena.
All’ingresso dei lidi c’è una persona preposta al controllo che spiega ai minorenni che non possono entrare se non accompagnati da almeno un adulto. Tra malumori e borbottii il gruppo di ragazzi arrivati con il pallone sotto il braccio alla spiaggia delle Monache si allontana. Malumori anche tra gli adulti che non sapevano della prenotazione e non hanno trovato posto disponibile. La questione divide in due il pensiero di chi invece è riuscito a entrare: “Il numero chiuso da una parte è un bene perché così possiamo stare tutti più tranquilli – dice una signora – dall’altra non è giusto che non tutti possano entrare. La spiaggia è libera”.
Anche sulla questione dei minori la spiaggia si divide tra favorevoli e contrari. “Non sono d’accordo che i minori non possano entrare da soli – dice una ragazza – anche loro hanno diritto a farsi un bagno”. “Dipende dai minori – spiega un’altra signora – Siamo sempre là: ci sono ragazzi carini che non danno fastidio e poi ci sono quelli che creano confusione. In quel caso è meglio che non possano entrare”.
I bagnanti amano molto le due spiagge al limite con Mergellina. “Trovo che quest’anno la Spiaggia delle Monache sia tenuta meglio del solito. Stamattina alle 08.30 quando sono arrivata c’erano gli addetti del comune che pulivano”. Dalla spiaggia di Palazzo Donn’Anna, invece, una signora reclama: “Ho saputo che il Comune ha detto a qualcuno di pulire le spiagge però ogni mattina pulisco io insieme ad altre due signore. Qualcuno no sta facendo il suo dovere? C’è qualcuno addetto a pulire? Come dobbiamo fare?”.
“Nello spirito di collaborazione tra pubblico e privato – spiega Mario Morra, direttore del Bagno Elena – ci siamo assunti l’onere in collaborazione con l’Amministrazione comunale, di contare le persone che vanno in spiaggia. La spiaggia libera che confina con il nostro stabilimento non è di grandi dimensioni. Per questioni sanitarie e di ordine pubblico possono accedervi solo 24 persone. È un’operazione sperimentale per quest’anno che però sta andando bene. Ci siamo assunti anche l’onere di prestare un servizio di salvataggio, la pulizia rimane al Comune”.
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