Il caso dei 10 intossicati nel napoletano
Spinaci intossicati, parla Limone (Istituto Zooprofilattico): “Mandragora o pesticidi la rete per la sicurezza ha funzionato, basta allarmismi”

Dieci persone intossicate, di cui una in gravi condizioni. È questo il bilancio delle vittime dell’intossicazione alimentare scoppiata nel napoletano il 6 ottobre. Sin da subito si è parlato di intossicazione da mandragora che sarebbe stata confusa tra le foglie di spinaci, essendo molto simili a una prima occhiata. Ma potrebbe non essere andata esattamente così. Cosa è successo? Il Riformista lo ha chiesto ad Antonio Limone, Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno che ha sede a Portici. “Sono ancora in corso analisi – ha spiegato Limone – Di certo c’è che queste persone si sono intossicate avendo assunto degli alcaloidi tropanici che sono contenuti nella mandragora ma anche in alcuni tipi di pesticidi che molto impropriamente possono essere utilizzati, non è normale che fossero utilizzati sugli spinaci. Stiamo facendo tutte le analisi perché la mandragora non è una pianta molto diffusa. Com’è finita in un lotto di spinaci lo stiamo chiedendo ai botanici con degli approfondimenti specifici”.
Intanto, secondo quanto riportato dall’Ansa citando fonti dell’Asl, è stabile, ancora con problemi respiratori, l’uomo di 44 anni ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Giugliano dopo l’intossicazione che ieri ha portato al ricovero, anche nell’altro ospedale di Pozzuoli, di 10 persone. Resta ricoverato a Pozzuoli un uomo di 86 anni che però dovrebbe essere dimesso nella giornata di oggi. L’uomo in intensiva a Giugliano avrà bisogno di ventilazione assistita per almeno altri 4 giorni. Sono intanto state effettuate nel Centro agroalimentare di Volla le operazioni di distruzione dei 7 bancali di spinaci sequestrati e ‘sotto accusa’ dopo l’intossicazione.
Ma l’allarme resta e anche la psicosi di chi non vuole più comprare e mangiare gli spinaci. “Gli allarmismi vanno contenuti con la razionalità della lettura di un fenomeno – continua Limone – Se tutti i lotti che sono stati coinvolti in questa vendita sono stati bloccati sul mercato, questa condizione può garantire il consumatore. Non è che poi pregiudizialmente noi crediamo che tutti gli spinaci prodotti siano potenzialmente pericolosi perché così non è”.
Alcuni Comuni, tra cui quello di Napoli, intanto hanno lanciato l’appello ai cittadini a non mangiare gli spinaci, qualcuno suggerisce di evitare quelli freschi e consumare solo quelli surgelati. “Io non mangerei spinaci solo finchè non abbiamo l’esito di questi esami che stiamo facendo, che credo si avranno in giornata. Oggi lo eviterei (7 ottobre, ndr), da domani non è che noi incriminiamo tutti gli spinaci che sono sul mercato – continua il Direttore – Io credo che questo sia ingiusto per chi li ha prodotti e non è nemmeno utile alla salute perché gli spinaci contribuiscono per la nostra dieta a un enorme supporto di energia e grandissima qualità perché gli spinaci fanno bene alla salute. Non entro nel merito della qualità di un prodotto fresco rispetto a quello surgelato ma il secondo forse una piccola garanzia in più la può dare: temporaneamente usciva fuori da una produzione più immediata quindi certamente prodotto in un tempo differente rispetto a questi spinaci intossicati che sono finiti sui mercati”.
Per queste sostanze trovate sui lotti di spinaci “incriminati” vale come per la listeria, per cui basta cuocerli per evitare ogni rischio? “Gli Alcaloidi tropanici che hanno causato queste intossicazioni, non si modificano con il calore. Non è come la listeria che sono microrganismi, un batterio, con la cottura muore. Alcune sostanze chimiche non vengono modificate dalla cottura per cui bisogna prestare più attenzione”.
Limone resta cauto e vuole aspettare il risultato delle analisi prima di poter dare una corretta rappresentazione di quanto accaduto. Ma di una cosa è certo: “Tutti i lotti sono stati individuati e tolti dal mercato in maniera molto celere – continua il dirigente – L’allerta è scattata e subito abbiamo messo in salvaguardia il sistema. Questo allarmismo se lo leggiamo rispetto a ciò che è accaduto ci deve rassicurare perché il sistema pubblico ha funzionato”.
Il “sistema pubblico” di cui parla Limone coinvolge una miriade di enti pubblici che a catana sono intervenuti per arginare il più in fretta possibile gli eventuali altri danni che i lotti intossicati avrebbero potuto causare. “La rete di epidemio sorveglianza ha messo in condizione il cittadino di stare tranquillo – spiega Limone – In Italia abbiamo 17 istituzioni pubbliche che ogni giorno vigilano sulla salute del consumatore. L’Istituto Zooprofilattico è un organo che per conto dello Stato ogni giorno esegue centinaia e centinaia di controlli, circa 3 milioni di esami all’anno per garantire la salute del consumatore tutti i giorni a tavola”.
Limone spiega che nel caso specifico delle intossicazioni dopo aver mangiato gli spinaci, c’è stata una sinergia di interventi di enti pubblici: “Il centro antiveleni del Cardarelli ha subito stabilito la conferma di questa intossicazione. I carabinieri hanno messo sotto sequestro i lotti incriminati. I laboratori del Sian hanno lavorato per prelevare queste sostanze e indagare. Il centro di riferimento dell’Istituto Superiore di Sanità è stato attivato. Noi abbiamo messo in contatto con i botanici dell’Orto Botanico per individuare la sostanza. Il servizio farmaceutico regionale ha messo subito a disposizione la sostanza che fa da antidoto. Una serie di attività che hanno garantito subito il consumatore”.
“Ora io capisco l’allarmismo però il consumatore deve avere consapevolezza che la rete dei controlli funziona, che la tempestività di un’allerta viene garantita e che mangiare di per se costituisce un rischio. In Olanda sulle confezioni di wurstel c’è scritto: ‘potrebbe contenere listeria’. Questa consapevolezza il cittadino consumatore la deve avere. Se lo avessero scritto sulle confezioni italiane nessuno avrebbe più comprato wurstel. Però se sull’etichetta c’è scritto che va consumato cotto poi così bisogna fare”.
Relativamente alla listeria com’è la situazione in Campania? “Noi non abbiamo avuto casi. I 3 morti e 66 casi sono stati localizzati in Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia. Ovviamente questo non vuol dire che siamo fuori dai pericoli. Abbiamo comunque ritirato tutta la merce che poteva essere pericolosa per i consumatori. Questo significa che al momento non c’è alcun rischio nel mangiare carni avicole o wurstel”.
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