I due nodi vengono sciolti all’inizio dell’udienza. Il primo: nessuna revoca degli arresti domiciliari per Aldo Spinelli. L’istanza presentata dai legali Sandro Vaccaro e Andrea Vernazza, viene respinta in aula. L’imprenditore indagato per corruzione nell’inchiesta che orbita attorno al Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti vede invariata la sua misura cautelare: il gip Paola Faggioni ha valutato la possibilità, “tutt’altro che astratta, che continui a perseguire interessi imprenditoriali, curando, dirigendo e gestendo le pratiche societarie”. Il secondo è il più goloso. Riguarda il giallo del verbale di Roberto Spinelli,  figlio di Aldo, indagato per corruzione assieme al padre. Nella trascrizione letterale del suo interrogatorio davanti alla gip di Genova era riportato un chiaro riferimento ai fondi versati alla lista Toti: «Ci chiedeva finanziamenti illeciti». Possibile un’ammissione di colpa simile? Un prefisso che fa tutta la differenza del mondo.

La frase contestata e i 40 mila euro a Toti

La frase è stata subito contestata dall’accusato: “Ricordo di aver detto leciti”. Da qui richiesta di perizia da parte del pm alla giudice che ha risolto il contraddittorio quest’oggi in un’udienza di comparazione. Il polverone non nasce da un errore umano, ma da un software che traduce in automatico le audizioni. Tutti i presenti, giudice, avvocati e magistrati hanno riascoltato la registrazione e convenuto che Roberto Spinelli non ha mai pronunciato la parole ‘illeciti’.

Il tema nasce dalla proroga della concessione trentennale del terminal Rinfuse, deliberata dal Comitato di Gestione del porto di Genova. Dopo l’ok, il 2 dicembre, cinque giorni dopo, Spinelli fa partire 4 finanziamenti da 10mila euro ciascuno destinati al Comitato Toti tramite società riconducibili al Gruppo Spinelli. “I quarantamila euro glieli abbiamo dati perché si era interessato. Ma era tutto regolare, li abbiamo divisi tra tutte le società”.

Signorini ancora in carcere

Intanto oggi sarà l’ex presidente del Porto di Genova Paolo Emilio Signorini ad essere sentito – attorno alle 12 -. Signorini, che è l’unico degli indagati ad essere finito in carcere a Marassi dopo le accuse di aver favorito Aldo Spinelli su una serie di pratiche legate allo scalo di Genova spera in un’attenuazione della misura cautelare.

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