Quando pensiamo alle cause filantropiche ci accorgiamo che la disabilità spesso assume un ruolo marginale perché non ha la medesima capacità di attrarre l’attenzione come accade per guerre, malattie, alimentazione, disagio ed emergenze soprattutto infantili. Perlopiù il donatore predilige queste ultime cause.
La Fondazione Mazzola, fondazione di famiglia nata nel 2018, vede lo sport come un importante strumento di miglioramento della qualità della vita dei soggetti disabili e fragili. Non esistono controindicazioni derivanti dalla pratica dell’attività sportiva non agonistica. Si ottengono benefici dal punto di vista fisico, relazionale, e in alcuni casi si generano anche opportunità lavorative.

In Italia sono oltre 3 milioni le persone con disabilità (fonte ISTAT 2019) e le persone con limitazioni gravi che praticano sport sono solo l’11%, il 23% quando le limitazioni sono meno gravi. Si pensi che nelle persone senza disabilità la percentuale è del 40,8%. Le linee di intervento di Fondazione Mazzola sono in primo luogo finalizzate al miglioramento dell’offerta: ristrutturazione di spazi e strutture, fornitura di materiali, formazione di allenatori. In secondo luogo, al sostegno di progetti più legati alla domanda di singoli: borse per lo sport, camp estivi, partecipazione ad eventi come una maratona. Ci siamo accorti che mancano strutture dotate di attrezzature atte a ospitare l’attività sportiva di persone fragili e allenatori esperti, che sappiano interagire con sportivi disabili. Ma l’obiettivo è quello di portare lo sport ancora più in alto facendone il punto di partenza di un percorso che la persona disabile può compiere per uscire dalla sua condizione di fragilità.

Un progetto finanziato recentemente a Palermo da Fondazione Mazzola è la zona sportiva del centro polifunzionale “Accura”. Si tratta di un poliambulatorio realizzato con la cooperazione di più realtà del territorio palermitano, coordinate dalla Fondazione Ebbene di Catania, che ha lo scopo di aiutare le strutture sanitarie locali nella gestione di casi particolari come migranti ed emarginati, accompagnandoli in un percorso sanitario, psicologico e di ascolto.

Lo spazio sportivo è posizionato all’ingresso del centro: è possibile che dopo un’ora di ginnastica, una donna possa trovare – in un luogo protetto e lontano da dove vive – il coraggio per raccontare un disagio familiare e da qui provare a migliorare la propria vita. Al tempo stesso i giovani possono essere avvicinati all’attività sportiva, contribuendo a ridurre le forme di obesità che derivano dalla sedentarietà e avere occasione di svago e di contatto con persone, disabili e non, che pratichino sport. In ottica decisamente innovativa, vorremmo con Accura arrivare a “prescrivere lo sport” così come avviene per le cure: perché se ci crediamo veramente forse si deve osare un po’ di più nel portare tutti a praticare attività sportiva. Un’altra recente iniziativa finanziata da Fondazione Mazzola è il progetto “Dal tappeto alle stelle” della Fondazione di Comunità San Gennaro, attiva a Napoli, che considera lo sport come strumento di integrazione.

Pochi anni fa è stata ristrutturata nel Rione Sanità, all’interno del Palazzo delle Fiamme Oro, una palestra dove giovani del quartiere seguono corsi di boxe, avendo come istruttori le forze dell’ordine: binomio inconciliabile di primo acchito, ma riuscitissimo alla fine dei conti. Il nuovo progetto prevede l’allestimento di una piccola palestra di roccia e di yoga, incrementando l’offerta sportiva ed intercettando anche i desideri del pubblico femminile, che non sempre si identifica con un ring. L’arrampicata, così come lo yoga, implica concentrazione e può aiutare i giovani del quartiere nell’evasione dalla vita difficile e allontanare dall’ozio, a rischio droga. L’attenzione alla progettazione degli spazi sportivi è un elemento a cui la Fondazione è molto attenta.

È importante che siano accoglienti, nuovi e puliti perché siamo convinti dell’importanza del messaggio a persone, già meno fortunate di altre, che a loro non sia riservato solo il brutto e gli scarti, ma esista una cura e una cultura del bello per rendere migliore la loro vita. Sono esempi che fanno capire come filantropia, imprese sociali e settore pubblico possano lavorare insieme in modo efficiente. Il capitale filantropico ha il grande vantaggio di avere un ritorno non monetario: è un po’ come investire su se stessi e sui propri valori, il che porta ad uno spettro molto ampio di possibilità di intervento, rendendo l’attività ancora più affascinante.

Ci chiedono spesso quale sia l’obiettivo della Fondazione: la nostra vision è lo sport come strumento di inclusione sociale. Volendo entrare nei numeri, ci piacerebbe da qui a dieci anni raddoppiare il numero di ore di sport fatte dagli italiani. Sappiamo che si tratta di un obiettivo ambizioso da realizzare – e anche da misurare – ma la filantropia deve, quando può, provare a volare alto.

Carlo Mazzola, Barbara Pernpruner

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