Spot Parmigiano Reggiano, la bufera sui social per Renatino: “Lavoro 365 giorni l’anno e sono felice”

Renatino lavora 365 giorni all’anno, da quando aveva 18 anni, ed è felice. È bufera sulla campagna pubblicitaria di Parmigiano Reggiano. Dedizione additata come sfruttamento dei lavoratori sui social network e non solo. Lo spot, che fa parte del mediometraggio Gli amigos, è firmato dal regista Paolo Genovese ed è stato prodotto da Akita film. Il consorzio ha annunciato che modificherà il prossimo spot.

Un gruppo di ragazzi, gli amigos per l’appunto, arrivano nel caseificio. Sono aspiranti chef in un ristorante stellato. Dopo una notte in tenda arrivano in camper in fabbrica, e a spiegare è l’attore Stefano Fresi. “Nel Parmigiano Reggiano c’è solo latte, sale e caglio. Nient’altro. Nel siero ci sono i batteri lattici. L’unico additivo è Renatino, che lavora qui da quando aveva 18 anni, tutti i giorni. 365 giorni l’anno“. E allora uno degli amici: “Renatino, posso dirti? Sei un grande”. E una ragazza: “Ma davvero lavori 365 giorni l’anno e sei felice?”. E il casaro risponde: “Sì”. 30 secondi di video, pubblicato a metà settembre, e una bufera enorme sui social.

“Glorificazione dello sfruttamento”, “vergogna”, “messaggio stacanovista e classista”, “schiavismo in salsa emiliana”, si legge sui social. Lo scrittore e traduttore Christian Raimo, assessore del III Municipio di Roma, è stato il primo a sollevare il caso: “Non si tratta soltanto di aver frainteso una scena inguardabile e intollerabile sotto ogni punto di vista: si tratta – a ben vedere – di tutto lo storytelling che viene costruito dalla campagna, che non mette mai al centro il lavoro e i lavoratori, e in una delle pochissime scene in cui lo fa, li lascia muti a esaltare una condizione di autosfruttamento. La tutela dei diritti dei lavoratori è una misura banalmente necessaria, la loro voce lo deve essere altrettanto se si vuole raccontare la cultura del lavoro e non solo un ideale esaltazione del prodotto. C’è stata – chiede – una riflessione con i sindacati e le Rsu per immaginare insieme questa pubblicità? Che ne pensano gli operai reali di sentirsi rappresentati come Renatino?”.

La marcia indietro di Parmigiano Reggiano

“Ci dispiace se la volontà di sottolineare la passione dei nostri casari è stata letta con un messaggio differente, che non abbiamo avuto la sensibilità di rilevare e che, grazie al dibattito accesosi in rete, raccogliamo con grande rispetto. Questa la ragione che ci conduce a modificare lievemente la pianificazione della campagna, potendo intervenire sul quarto spot apportando alcune modifiche che accoglieranno quanto emerso“, ha dichiarato Carlo Mangini, direttore comunicazione, marketing e sviluppo commerciale del Consorzio Parmigiano Reggiano.

“Abbiamo seguito con grande attenzione tutto il dibattito che ha alimentato i topics della rete, con lo stesso interesse e rispetto con il quale seguiamo i contenuti espressi dalla grandissima comunità che in essa si esprime. Il nostro prodotto è inclusivo, gestiamo un patrimonio reputazionale che è merito di coloro che lo producono da quasi mille anni e ne sentiamo l’enorme responsabilità“, ha continuato Mangini. “Ogni giorno, 365 giorni l’anno, trasformiamo il nostro latte nel più apprezzato formaggio del mondo e lo continueremo a fare con sempre maggiore sensibilità nei confronti di coloro che lo consumano nel mondo”.

La replica di Stefano Fresi

L’attore Stefano Fresi si è difeso in un lungo messaggio video pubblicato su Instagram definendo lo spot “una pubblicità, un’opera di finzione” e che “quando ‘Renatino’, che non si chiama così nella vita, racconta di essere felice di non andare a Parigi e di non vedere mai il mare perché lavora 365 giorni al Parmigiano Reggiano, è una cosa che serve allo sceneggiatore per magnificare il prodotto“. L’attore si chiede quindi “perché reagire in questo modo ad una opera di finzione? Si può dire che è brutta, che è bella, ma non farne una lotta di classe, di politica, di diritto del lavoro, di sfruttamento dei lavoratori, perché non è un documentario, è una finzione. È una pubblicità che deve vendere un prodotto, tutto qua. Non credo siano stati fatti dei torti ai lavoratori facendo questo spot pubblicitario”.

L’attore ha detto di aver ricevuto numerosi messaggi e insulti per lo spot e a chi lo ha criticato per la sua partecipazione ha risposto: “Non ci trovo niente di disonorevole. Dire che chi fa pubblicità è senza soldi o senza vergogna è come dirlo a Ferruccio Amendola, George Clooney, Harrison Ford, Charlize Theron: persone che hanno fatto solo il loro lavoro. Tutti i lavori sono fatti per avere uno stipendio e vivere”.

Le reazioni sui social network

Oltre alle reazioni di indignazione e alle accuse di sfruttamento del lavoro sui social sono comparsi numerosi meme e post ironici. “Renatino, fatte ‘na vacanza”, scrive qualcuno. “Praticamente Renatino prende il reddito di stagionatura”, un altro. E ancora: “Ma Renatino se serve coglie pure il cotone nella piantagione? Grande Renatino!” e “Spezzeremo le tue catene Renatino, ti salveremo dall’alienazione”. Qualcuno ha lanciato l’urlo “Renatino libero!”. L’hashtag #ParmigianoReggiano sta volando su Twitter. E anche quello #freerenatino.

Il brand ha disattivato i commenti al video su Youtube. Su La Repubblica, nella sua rubrica L’Amaca, il commento dello scrittore e giornalista Michele Serra: “Essendo la pubblicità iperbolica è anch’egli un’iperbole: nessun salariato lavora 365 giorni all’anno, la coincidenza perfetta tra vita e lavoro è un privilegio che spetta solo a pochi fortunati, in genere liberi professionisti padroni del loro tempo e di sé stessi“.