I dati
Spread sotto quota 100, prosegue l’effetto-Draghi: mai così basso dal 2015
Mario Draghi saliva i gradini che lo portavano al Quirinale per accettare l’incarico di Mattarella di formare un nuovo governo, e lo spread tra btp e bund scendeva. Tanto, e rapidamente, come spesso accade nei momenti in cui si superano le crisi e torna la stabilità. Ma questa volta il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi ha toccato picchi bassissimi, ed è arrivato a scendere sotto la quota psicologica dei 100 punti base. Cosa che non avveniva dal dicembre del 2015, poco più di cinque anni fa, quando al governo c’era Matteo Renzi, artefice della crisi che ora ha fatto schizzare prima in alto, poi in basso, l’indice.
Le premesse c’erano tutte già ieri, alla prima apertura delle borse dopo l’annuncio dell’incarico all’ex presidente della Bce, quando il rialzo del 2,1% di Piazza Affari aveva lasciato ben sperare. In serata lo spread aveva chiuso a 103, e il Ftse Mib a fine giornata era risultato l’indice migliore in Europa.
La curva ha toccato il minimo a quota 99,4 punti base per poi riportarsi sulla soglia dei 100 punti. Il rendimento del decennale italiano resta comunque in calo allo 0,56%, dallo 0,59% di ieri, in una giornata in cui – invece – si registrano ancora vendite su tutti i bond dell’eurozona. L’effetto Draghi non è evaporato, anche se la società svizzera di servizi finanziari Ubs stima che un fallimento nella costruzione di un nuovo esecutivo farebbe rinculare lo spread tra i 150 e i 200 punti.
Secondo altre analisi, invece, con Draghi premier il differenziale potrebbe scendere fino a 70 punti base: un risultato che pare impensabile se paragonato ai dati del 2018, quando con il governo M5S-Lega si erano toccati i 330 punti, o quando – prima dell’arrivo di Mario Monti a Palazzo Chigi – lo spread era arrivato a 505 punti.
Tenere basso il rendimento dei titoli è fondamentale per la sostenibilità del debito, uno dei grandi problemi del nostro Paese e – probabilmente – la sfida principale che Draghi si troverà di fronte se dovesse avere l’ok per un nuovo esecutivo. Secondo i dati di Bankitalia il debito in Italia a novembre 2020 è di 2.586 miliardi di euro. Attualmente, i titoli decennali italiani rendono ancora più di quelli di altri paesi europei paragonabili al nostro, come Spagna e Portogallo. Preoccupa anche il rapporto debito/Pil, che nel 2021 potrebbe arrivare al 160%.
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