Eurovision
La popolarità sotto i piedi
Starmer incontra von der Leyen, ma Bruxelles lo accoglie con sufficienza. Il bluff sulle nuove generazioni e la lattuga prossima alla scadenza
Il premier britannico, Keir Starmer, incontra oggi la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Tuttavia, Bruxelles lo accoglie con sufficienza, un po’ di rancore e una buona dose di scetticismo verso un’agenda che Londra ha detto di voler discutere, ma che non fa per nulla breccia in una burocrazia europea ancora risentita dalla Brexit.
Giovani
Oltre alla difesa comune, che logicamente non è fonte di discussione, la Ue si aspettava una maggiore flessibilità su quei dossier che stanno rendendo la Manica sempre meno uno stretto. Nel dettaglio, il no di Downing Street alla realizzazione di un piano congiunto sulla mobilità dei giovani tra i 18 e i 30 anni, che permetterebbe loro di ottenere visti accessibili per vivere all’estero fino a quattro anni, e la contrarietà al rientro degli atenei britannici nel programma Erasmus inducono a sospettare che Starmer stia solo bluffando. In un’epoca di transizione tecnologica, in cui la formazione è tutto, anzi, per dirla alla Draghi, è una leva di competitività, non voler scommettere sulle nuove generazioni significa non essere in grado di lavorare insieme.
Il punto sul commercio
Un po’ meno intransigenza si riscontra sul tema delle relazioni commerciali. Londra ha parlato di un “accordo veterinario” per ridurre la burocrazia sui prodotti agroalimentari europei in ingresso alla frontiera di Dover. Inoltre, spinge per il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali. Ma in entrambi in casi siamo al governo inglese che agisce pro domo sua e non in collaborazione con la Ue. La sua idea è di aiutare la City a proseguire nel suo business qui in Europa. Al tempo Londra era stata il fulcro della no Brexit e ancora si cerca di farle riottenere quello che ha perso.
Il visto
Infine, c’è il discorso dei visti Eta (Electronic Travel Authorisation). Dal 2 aprile del prossimo anno, anche gli europei dovranno richiederlo se vorranno viaggiare nel Regno Unito. Al netto del dubbio se Starmer sia sincero o meno, i vertici Ue sono comunque impotenti. Fino a quando i singoli commissari non verranno confermati dal Parlamento, le decisioni valgono poco. Figuriamoci i summit interlocutori. Va poi detto che, dal 2016 in poi, un qualsiasi inglese che bussa a Palazzo Berlaymont è visto con sospetto. La Brexit non è mai stata digerita da un’Europa dove c’è chi vede in quel referendum un colpo da imitare. Questo nonostante le conseguenze del tutto nefaste che la Gran Bretagna sta vivendo da allora.
Il crollo di Starmer
Infine c’è un problema di sir Keir in quanto tale. Lasciamo perdere il fatto che su una post Brexit moderata e concreta il leader laburista non si sia mai espresso davvero. Anzi, in piena campagna elettorale aveva ammesso di non avere un piano. Ma era anche logico. Di fronte agli elettori, bisogna pur mentire. La faccenda è della più stretta attualità. Keir Starmer arriva a Bruxelles con la popolarità sotto i piedi. Il crollo è del 50% rispetto al voto di luglio. Nemmeno il suo predecessore, il tory Rishi Sunak, era caduto così in basso. Non è colpa dell’economia, che va relativamente bene. E non sono nemmeno le decisioni sui tagli ai sussidi a pensionati e famiglie che il governo intende prendere a macchiare l’immagine del premier.
A Londra infuria, infatti, lo scandalo dei regali e dei favori che Starmer e consorte avrebbero, rispettivamente, accettato e riconosciuto in questi anni di ristrutturazione del Labour. La vicenda si sta gonfiando ogni giorno di più. Alcuni dirigenti del partito hanno già abbandonato la nave con uno stile che è ben lontano dall’aplomb britannica. Rosemary Duffield, sbattendo la porta e passando ai parlamentari indipendenti, ha parlato di malaffare, nepotismo e cupidigia che aleggerebbero nella Downing Street laburista. Stiamo parlando dello stesso Keir Starmer che, appena tre mesi fa, veniva incoronato come erede della Terza via di Blair? Oppure, per riprendere la battuta del Daily Star di due anni fa su Liz Truss – la premier che rimase in carica sei settimane – a Downing Street hanno un’altra lattuga prossima alla scadenza?
© Riproduzione riservata