Natalità e accoglienza non vanno mai contrapposte, sono due facce della stessa medaglia. Rivelano la felicità della società. Una comunità infelice accoglie e integra, una infelice si riduce a somma di individui che cercano di difendere a tutti i costi ciò che hanno e si dimenticano di sorridere”: sono le parole di Papa Francesco, in occasione degli Stati Generali della Natalità, dove è stato accolto dalla Premier Giorgia Meloni.

Qui  – ha aggiunto il Pontefice – è bello vedere il mondo della politica, delle imprese, delle banche, dello sport, dello spettacolo, del giornalismo riuniti per ragionare su come passare dall’inverno alla primavera demografica. Su come ricominciare a nascere, non solo fisicamente, ma interiormente, per venire alla luce ogni giorno e illuminare di speranza il domani. Non rassegniamoci al grigiore e al pessimismo sterile. Non crediamo che la storia sia già segnata, che non si possa fare nulla per invertire la tendenza. Perché – permettetemi di dirlo nel linguaggio che prediligo, quello della Bibbia – è proprio nei deserti più aridi che Dio apre strade nuove. Cerchiamo insieme queste strade!”.

“Per descrivere il contesto in cui ci troviamo”, ha detto Papa Francesco, “penso a una cultura poco amica, se non nemica, della famiglia, centrata com’è sui bisogni del singolo, dove si reclamano continui diritti individuali e non si parla dei diritti della famiglia. In particolare, vi sono condizionamenti quasi insormontabili per le donne. Le più danneggiate sono proprio loro, giovani donne spesso costrette al bivio tra carriera e maternità, oppure schiacciate dal peso della cura per le proprie famiglie, soprattutto in presenza di anziani fragili e persone non autonome”.

Il Pontefice ha anche voluto dedicare una riflessione alle proteste studentesche, legate al caro-affitti. “Forse mai come in questo tempo, tra guerre, pandemie, spostamenti di massa e crisi climatiche, il futuro pare incerto. Tutto va veloce e pure le certezze acquisite passano in fretta. Infatti, la velocità che ci circonda accresce la fragilità che ci portiamo dentro. E in questo contesto di incertezza e fragilità, le giovani generazioni sperimentano più di tutti una sensazione di precarietà, per cui il domani sembra una montagna impossibile da scalare. Difficoltà a trovare un lavoro stabile, difficoltà a mantenerlo, case dal costo proibitivo, affitti alle stelle e salari insufficienti sono problemi reali. Sono problemi che interpellano la politica, perché è sotto gli occhi di tutti che il mercato libero, senza gli indispensabili correttivi, diventa selvaggio e produce situazioni e disuguaglianze sempre più gravi”.

Infine, un episodio curioso, che non mancherà di sollevare discussioni. “All’udienza mercoledì passavo – ha raccontato il Pontefice – ed è arrivata una signora, cinquantenne come me. Lei apre una borsa e dice “benedica il mio bambino”, ma era un cagnolino. Lì non ha avuto pazienza. Io ho sgridato la signora”.

Redazione

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