Si apre oggi la due giorni degli Stati generali sul Servizio pubblico. L’affidamento del quale alla Rai è connaturato all’esistenza stessa dell’azienda radiotelevisiva pubblica, nata nel 1954. Barbara Floridia, presidente della Commissione di vigilanza Rai, si è spesa molto per dare all’evento un risalto straordinario. Con il primo effetto di aver agganciato l’attenzione generale: «Le sfide del futuro», il titolo del lungo confronto, vedrà protagonisti, oltre a personalità ed esperti del mondo della politica, del giornalismo, della tv, della comunicazione e della cultura, anche i leader di tutti i partiti. Verranno presentate otto proposte di riforma, alcune già depositate in Parlamento.
L’obiettivo principale dell’evento è arrivare ad una soluzione che riesca a svincolare la tv pubblica dalla morsa della politica, modificando in sostanza la legge Renzi del 2015 (che, lasciando al governo la scelta diretta dell’amministratore delegato, ha di fatto sottoposto il massimo vertice della Rai all’esecutivo in carica), e tornare a rimettere al centro la volontà del Parlamento. Che comunque non equivale esattamente ad una uscita di scena della politica, a dirla tutta.

Floridia era stata messa nel mirino di alcune testate, indicata come ambasciatrice del Movimento a viale Mazzini, nell’ottica della nomina del prossimo presidente Rai. Nei corridoi vellutati di viale Mazzini viene date per certa la nomina di Simona Agnes alla poltrona più ambita, proprio in virtù dell’indispensabile sostegno dei Cinque Stelle. Che sperano di ottenere in cambio la direzione del Tg3. Naturalmente Floridia ha smentito qualunque accordo retrostante. Prima seccamente, poi con sfumature più tenui. «Come ho già avuto modo di dire, gli Stati generali sono una cosa assolutamente distinta dalla nomina del nuovo presidente Rai. L’obiettivo primario è quello di gettare le basi di una riforma della governance Rai condivisa, ma anche innalzare il livello del dibattito e abbassare i toni dello scontro. È chiaro che portare questo dibattito fuori dalle quattro mura della commissione può favorire un clima di rinnovato dialogo tra tutte le forze politiche su questi temi, anche quello della presidenza». Se le due cose procederanno sotto braccio lo si vedrà nelle prossime settimane.

Sul taglio del canone – che sarà riproposto in questi giorni dal Carroccio – si è, intanto, aperta la partita politica nella maggioranza e la speranza ai piani alti di viale Mazzini è riposta sul fatto che al momento lo slancio in avanti, sulla sforbiciata, sia arrivato dalla sola Lega. Forza Italia ha infatti già espresso la sua contrarietà. Per riportare a 70 euro l’imposta, fa notare il capogruppo azzurro alla Camera Paolo Barelli, «servirebbero 400 milioni». «Saremmo d’accordo anche ad azzerarlo, ma devi trovare i soldi, non devi aumentare la pubblicità, perché se aumenti la pubblicità si arrabbiano gli altri, non Mediaset, Cairo, gli altri. Siccome ormai è tutto collegato alla pubblicità non è più un fatto solo televisivo. Sono equilibri che vanno mantenuti».
Forza Italia rilancia la sua proposta per la riforma della Rai e annuncia un ddl, entro la fine del mese, per regolamentare l’intero sistema delle telecomunicazioni contro «i giganti del web che pagano poche tasse». Ad illustrare le novità il capogruppo azzurro in Senato, Maurizio Gasparri, durante una conferenza stampa a Montecitorio con i colleghi Roberto Rosso, Rita Dalla Chiesa, Andrea Orsini e Paolo Barelli. In Senato la riforma della Rai, proposta dall’ex ministro delle comunicazioni, è già in commissione assieme alle proposte delle opposizioni e in attesa di un testo anche di Fratelli d’Italia. Forza Italia punta alla cancellazione della riforma Renzi giudicata «incostituzionale». Al centro delle polemiche, l’emendamento della Lega che preoccupa viale Mazzini.

Dal Cda Rai emerge «preoccupazione» per la mossa del Carroccio, legata – tra le altre cose – al fatto che al momento non ci sono «certezze sulle entrate». Il riferimento, oltre al paventato taglio del canone e alla stretta sull’azienda prevista dalla manovra, riguarda anche il tetto sulla pubblicità. «Una Spa deve avere certezza sulle entrate», è il ragionamento che si fa in viale Mazzini, «anche per adottare contromisure». E c’è chi ricorda come timori simili siano stati già espressi nella prima riunione del nuovo Cda – il 24 ottobre scorso – all’indomani dell’annuncio del giro di vite sulla Rai stabilito dal ddl della Legge di Bilancio. «Una preoccupazione condivisa da tutti», viene spiegato, che l’amministratore delegato, Giampaolo Rossi, si è impegnato a rappresentare al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

Ora ci si aspetta che il tema del finanziamento del Servizio pubblico «sia centrale» durante gli Stati generali, «altrimenti ogni discorso» sulla Rai «rischia di essere un esercizio astratto», viene sottolineato. «La riduzione del canone, affiancata ai tagli, è elemento di preoccupazione per tutti. Ogni ulteriore compressione non può che incidere sugli impegni che ci derivano dal contratto di servizio”, afferma il direttore del canone Rai, Roberto Ferrara – secondo cui «ridurre» l’imposta «per poi portare in fiscalità generale un contributo non è una grande trovata».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.