Donald Trump in udienza a Washington ha rivendicato l’immunità presidenziale per evitare di essere processato. L’accusa nei suoi confronti è di interferenze elettorali, per aver cercato di ribaltare l’esito del voto nel 2020. L’ex presidente degli Stati Uniti è arrivato a Washington insieme ai suoi legali. Presente nella Corte federale anche il super procuratore Jack Smith, a capo delle indagini su Trump. Per i legali del tycoon, l’ex presidente Usa ha diritto all’immunità assoluta perché avrebbe agito nel pieno delle sue funzioni di inquilino della Casa Bianca.

I commenti di Trump sull’immunità

“Scoprire le frodi elettorali dovrebbe garantirmi l’immunità presidenziale contro le false accuse di Biden!”. È stato questo il messaggio di Donald Trump lasciato sul social Truth prima di comparire davanti alla Corte di Washington. “Sono così orgoglioso di mostrare al popolo americano quanto è corrotto Biden e il nostro sistema giudiziario! Tutte le accuse contro di me e gli altri dovrebbero essere immediatamente lasciate cadere, con le scuse e i danni economici per la persecuzione illegale e altamente politica di persone innocenti” ha scritto Trump. E poi la minaccia: “Se non avrò l’immunità, allora neppure il corrotto Joe Biden l’avrà”.

Su Trump pesano più di 90 capi di accusa. La corte di appello è composta da tre giudici, due nominati da democratici e uno dai repubblicani. Una delle giudici ha ricordato come l’immunità presidenziale deve essere bilanciata con “altri pubblici interessi”. Se dovesse decidere di sentenziare contro Trump, in piena campagna elettorale per le primarie repubblicane, l’ex presidente potrebbe chiedere all’intero collegio d’appello di rivedere il ricorso. In ogni caso Trump avrebbe 90 giorni per ricorrere alla Corte suprema.

La sfida tra la difesa e l’accusa

Nel corso dell’udienza, trasmessa via audio dai principali network statunitensi, la difesa di Trump ha esposto la propria tesi secondo cui un presidente può essere perseguito solo a seguito di un impeachment. L’immunità assoluta presidenziale coprirebbe anche i suoi tweet.

L’accusa, invece, rappresentata da James Pearce (assistente del procuratore speciale John Smith) ha evidenziato che né la Costituzione né la storia americana prevedono che gli ex presidenti siano al di sopra della legge, e non perseguibili in base alla legge penale federale. Una tesi rafforzata dall’esempio di Richard Nixon per lo scandalo Watergate. Secondo l’accusa, inoltre, negare l’immunità a Trump non “aprirebbe un vaso di Pandora”, causando altre azioni penali promosse dai partiti contro gli ex o i futuri presidenti, visto il carattere unico del caso del tycoon, come invece teme Karen Henderson, la giudice di nomina repubblicana.

Secondo diversi media americani, dalla corte sarebbe emerso un certo scetticismo sui tentativi di difesa di Trump, suggerendo l’intenzione di respingere la richiesta di immunità.

Trump dopo l’udienza

I commenti di Trump sono arrivati sia prima che dopo l’udienza. Al termine del processo, l’ex presidente si è rivolto nuovamente alla piattaforma Truth: “È molto ingiusto che un rivale politico sia perseguito dal dipartimento di Giustizia perché perdono nei sondaggi. È una minaccia alla democrazia”. “Non ho fatto nulla di sbagliato, ho lavorato per il nostro Paese”, ha sottolineato Trump.

Redazione

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