Ho conosciuto Eddi – Maria Edgarda Marcucci – 27 anni, studentessa di filosofia, alla Credenza di Bussoleno, il ristorante casa del popolo NoTav di Bussoleno di Silvano Giai e Nicoletta Dosio.  Oggi Nicoletta è in carcere dove sconta la pena di un anno per 38 euro di danni all’autostrada della Valle Susa. L’aggravante utilizzata per questa condanna è la “pericolosità sociale” di Nicoletta e per altri 11 NoTav puniti con complessivi 18 anni di carcere per 30 minuti di sbarra aperta al casello, senza blocco del traffico.

Ora anche Eddi ha ricevuto la condanna a due anni di sorveglianza speciale con la motivazione della sua pericolosità sociale. Questa pena implica restrizioni personali, divieti di spostamento, divieto di uso della patente, controlli e altre misure che alla fine fanno ricordare il confino fascista. D’altra parte la stessa pericolosità sociale è una fattispecie mostruosa sul piano giuridico che la magistratura di Torino ha deciso di usare a piene mani, sia contro il movimento NoTav sia contro ogni forma di dissenso ad essa non gradito.

La pericolosità sociale deriva pienamente dal codice Rocco del 1931 e si è poi confermata con gli attuali articoli 203 e 133 del codice penale, che sostanzialmente individuano come persona socialmente pericolosa chi potrebbe commettere reati sulla base dei suoi comportamenti. Dunque non si viene processati e puniti per ciò che si fa, ma per ciò che si è, a giudizio del tribunale. Questi due articoli aprono la via alla condanna delle persone in quanto tali, sulla base di ciò che il giudice prevede che potrebbero fare. Un giudizio sulla persona al di fuori di qualsiasi civiltà giuridica di pura impronta fascista e persino medioevale.

Questa infamia giuridica è stata rinverdita nei nostri codici recentemente, con la giustificazione di combattere meglio le complicità con la criminalità organizzata e poi, come tutte le messe in mora della diritto democratico, è diventata strumento arbitrario per la repressione politica.  Tutte le forze politiche di governo, dal Pd a Forza Italia, dal centrodestra al centrosinistra, sono responsabili del ritorno in auge del concetto lombrosiano dell’individuo socialmente pericoloso, totalmente incompatibile con i principi della nostra Carta costituzionale. E la Procura torinese è stata protagonista di questa regressione della civiltà giuridica del paese.

È chiaro che la “pericolosità sociale” coltiva un virus antidemocratico pericolosissimo che potrebbe diventare epidemico se utilizzato da un potere autoritario. Eddi si è recata nel Rojava curdo in Siria e per due anni ha combattuto l’Isis fianco delle milizie popolari Ypg. Questo suo impegno a fianco delle donne combattenti curde, che sono state parte fondamentale della sconfitta militare dello Stato islamico, per la magistratura di Torino è socialmente pericoloso. Quindi per i giudici della città piemontese combattere l’Isis è un comportamento nocivo per la nostra convivenza civile, ricordiamocelo quando – e speriamo di non averne ragioni – dovesse ancora incombere la minaccia del terrorismo islamista.

Ma in Eddie la pericolosità sociale è stata individuata anche per un’ aggravante comportamentale. Il giudice di Torino ha infatti considerato particolarmente pericoloso che la giovane, dopo essere tornata in Italia, abbia continuato il suo impegno di militante sociale e civile, già iniziato con il movimento NoTav. In particolare le è stato rimproverato di aver partecipato ad una pacifica contestazione della vendita di armi alla Turchia, alla Camera di Commercio del capoluogo piemontese. E così due anni di confino.

L’Italia non sarà mai veramente un paese di diritto democratico fino a che non sarà cancellato dal nostro codice penale ogni retaggio della legislazione fascista e fino a che non sarà considerato inaccettabile il comportamento di quella magistratura che, come a Torino, quel retaggio usa a piene mani.