Stefania Sandrelli e l’amore con Gino Paoli: “Lui era sposato, nacque Amanda: mai temuto lo scandalo”

©Claudio Bernardi/Lapresse Roma, 25 gennaio 2014 - Studio Rai Nomentano 5 Ultima puntata dello show di Massimo Ranieri "Sogno e son desto". nella foto: Gino Paoli e Stafania Sandrelli

Stefania Sandrelli non si è mai fatta intimidire dagli scandali: né da quello esploso dopo il film di Tinto Brass, né da quello scatenato dalla sua relazione con il cantautore Gino Paoli. L’attrice nata a Viareggio nel 1946, oltre 100 film in carriera, una manciata di capolavori in filmografia oltre a tre David di Donatello e undici candidature, si è raccontata in un’intervista a Il Corriere della Sera. E ricorda: “A quel tempo, come ora, gli uomini sono pagati dieci volte di più delle donne. Bisogna ribellarsi”.

È un po’ questo lo spirito del reading che l’attrice porterà in scena alla Certosa di San Giacomo, al festival di Capri Il canto delle sirene, tratto dal romanzo Il resto di niente di Enzo Striano, ispirato alla patriota rivoluzionaria, fondatrice del giornale Monitore Napoletano, considerata una sorta di proto-femminista, Eleonora Pimentel Fonseca. “Una figura coraggiosa, e Dio solo sa quanto le donne, ancora oggi, hanno bisogno di combattere coraggiosamente per affermare i loro diritti e salvarsi da uomini violenti”.

Quando iniziò la sua relazione con Paoli, già sposato, Sandrelli aveva 16 anni. Quando nacque la loro figlia, Amanda, nel 1964, aveva 18 anni. Alla piccola – diventata anche lei attrice – diede il suo cognome. “Il nome di nostra figlia lo aveva scelto Gino e non ero d’accordo, perché una mia compagna molto violenta con me si chiamava proprio Amanda: tutte le volte che aspettavamo l’autobus insieme per andare a scuola, mi prendeva a cartellate in testa, mi rintontiva! All’inizio subivo, ma poi mi ribellai, gliene ho date altrettante e si è tolta il vizio. Comunque, tornando al nome, venni convinta da Gino: Amanda suonava come il gerundio di amare, era bello. Siccome però aveva deciso lui il nome, io decisi il cognome Sandrelli, punto e basta”.

Nessuna paura per quello scandalo in un’altra Italia, quella degli anni ’60. Nessun timore nemmeno dalla polemica scatenata dal film La chiave diretto da Tinto Brass, nel quale l’attrice mostrava tutta la sua sensualità. “È stato un film femminista, dove io mettevo alla berlina il porco inverecondo guardone”.