Un giallo lungo un anno
Stefano Ansaldi, tutti i misteri sul ginecologo napoletano morto a Milano: debiti, il coltello nella 24ore e l’ultima telefonata

Suicidio o omicidio? Per gli investigatori la razionalità delle indagini porta a pensare alla prima ipotesi, per i familiari, tra i segreti scoperti solo tramite i giornali, suppongono la seconda, l’omicidio. Rimangono molte incongruenze nella morte di un anno fa, a Milano, del professor Stefano Ansaldi, ginecologo napoletano, rinvenuto agonizzante alle 18.06 del 19 dicembre sotto un ponteggio di via Macchi, vicino alla stazione Centrale.
Rientra nelle possibilità quella del gesto volontario contro se stesso. Il coltello da cucina e la letale ferita alla gola. 65 anni, una moglie, due figli, i debiti, le fidanzate. La carta di credito svuotata da un’amante da lui autorizzata, infine l’ennesimo prestito chiesto. Poi però c’è anche il professionista adorato dalle pazienti. Il giorno della sua morte cambiò il biglietto del treno Napoli-Milano (già acquistato con andata e ritorno) dall’Economy alla Business.
Scese in stazione Centrale, buttò il cellulare e passeggiò nei dintorni fino a capitare sotto un ponteggio. Dalla sua 24 ore che conteneva chiavi di casa, biscotti e caricatori del telefonino, estrasse la lama che appoggiò sul collo causando tre tagli paralleli. Un’azione esitante oppure preparatoria al successivo taglio definitivo compiuto da sinistra verso destra, e impossibile da arginare per i soccorritori, chiamati dai passanti che videro il corpo.
Moltissime le telecamere, tra pubbliche e private, nella zona i cui filmati sono stati esaminati dai carabinieri, quasi duecento. In nessuno di quei video Stefano Ansaldi è stato visto camminare in compagnia, nessuno lo seguiva, nessuno a cui andava incontro. Mai individuato nessuna figura collegata al professore.
Ansaldi ricercava del denaro per appianare le perdite e tornare a fatturare con l’apertura di una nuova clinica. Si trovava a Milano per incontrare un mediatore che divenisse garante di un finanziamento. Però non incrociò nessuno, e se avesse avuto un appuntamento non avrebbe abbandonato il cellulare (che comunque non risultò esser stato rubato).
Per la famiglia molto riservata e per i parenti servono maggiori sforzi, ulteriori piste vanno battute in Italia e all’estero. La Procura e il Comando provinciale proseguono le analisi. Ansaldi aveva pianificato la tappa di Milano per arrivare al rilancio economico. Ma forse l’imminente conclusione dei problemi non si è più prospettata.
Nella 24 ore mancavano spazzolino da denti e biancheria intima, fatto che indicherebbe che il ginecologo non avrebbe dovuto pernottare. Nei carabinieri del Nucleo investigativo, l’immediata analisi aveva generato un dubbio, legato ai guanti in lattice indossati da Ansaldi. Una misura per celare impronte in non si sa bene quale circostanza? No, il dottore era malato di Covid, e i guanti furono una precauzione per non infettare. L’ultima telefonata ricevuta, dopo aver bevuto un caffè, informò Ansaldi che la carta di credito in possesso dell’amante aveva superato, in un negozio di vestiti, la soglia massima di disponibilità. Poi il cellulare fatto cadere in un tombino, smise di funzionare.
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