Stefano Esposito ha vissuto sotto scorta per sette anni. Consigliere comunale a Torino e poi deputato Pd, ha affrontato di petto gli estremisti del centro sociale Askatasuna, autori ieri dell’occupazione degli uffici Leonardo di Torino. «Risultato: isolato a sinistra e lasciato solo dal mio partito». Neanche ieri si è alzata una voce da sinistra, dopo che centinaia di appartenenti a centri sociali e a movimenti Propal hanno dato l’assalto a Corso Francia a Torino, esponendo lo striscione: “Complici del genocidio, boicottiamo l’industria della guerra”.
Chi c’è dietro questa nebulosa del disordine, a Torino?
«Opera da anni un movimento che ha un nome e un indirizzo preciso: centro sociale Askatasuna, Corso Regina Margherita. Occupato da trent’anni. Ci sono sempre loro dietro a tutte le azioni violente che si svolgono a Torino, che siano gli scontri al Primo Maggio, che siano le manifestazioni studentesche, l’attacco contro Leonardo o quelli al cantiere Tav di Chiomonte. Sono sempre loro. Un movimento antisistema che usa di volta in volta un pretesto diverso, prima la Tav, poi il Pkk, oggi la causa palestinese interpretata nella versione di Hamas».
Sono noti alle forze dell’ordine? E alla politica?
«Militanti e attivisti sono stati ripetutamente identificati dalla Polizia, qualche volta portati a processo e anche condannati. Io li ho affrontati e ho anche pagato per questo. Le mie vicende giudiziarie non sono estranee alla mia presa di posizione forte contro di loro».
In che senso, come hanno inciso?
«Quel centro sociale non ha i figli del popolo, come avrebbe detto Pasolini. È invece frequentato da figli di imprenditori, avvocati, magistrati, alti papaveri e anche alti gradi militari. Per questo osteggiarli costa sempre caro. Ci si mette contro un po’ della Torino che conta…»
Qual era il suo obiettivo, Esposito?
«Che quel centro sociale venisse chiuso. Perché vive nell’illegalità e perché da lì partono tutte le azioni violente. Non li definisco nemmeno eversivi: sono dei teppisti. Figli di papà teppisti».
Teppismo che muta faccia e slogan a seconda dei momenti.
«Sono antisistema e sfruttano ogni pretesto possibile per esacerbare la rabbia, per veicolare una qualche collera collettiva. Oggi sono diventati Propal, sono ferocemente anti-Israele e durante le manifestazioni imbrattano il centro di Torino con scritte antisemite. Ormai non c’è più nessuno che dice una parola: se cerca una qualche dichiarazione del centrosinistra contro Askatasuna, non la trova».
Perché il centrosinistra non capisce che quella del contrasto a vandali e antisemiti dovrebbe essere la sua priorità?
«Me lo chiedo da anni. Il centrosinistra ha regalato legalità e sicurezza alla destra e oggi abdica addirittura sul terreno della lotta all’antisemitismo. Qualche giorno fa c’era stata una loro manifestazione a cui si era unita anche una consigliera comunale torinese di Avs. Si trova chi si intesta le loro rivendicazioni nelle istituzioni, a Torino e non solo. In Parlamento hanno interlocutori in Avs e hanno un rapporto particolare con Ilaria Salis che è stata a Torino, ha tenuto una conferenza ad Askatasuna dove ha detto che le loro battaglie sono le sue».
Dunque si sentono anche protetti.
«E certo. Ma chi pensa di prendere voti da questi qui pensa una cosa sbagliata. Ma Ilaria Salis viene dal loro mondo, non sorprende».
Il ministro Crosetto ha denunciato con forza l’azione violenta di ieri, l’occupazione degli uffici di Leonardo a ridosso dell’aeroporto di Torino Caselle.
«E Crosetto fa bene ad arrabbiarsi. Non c’è più nessuno che conduce una battaglia politico-culturale di legalità. Non ne parla nessuno del Pd, come vedete. Non ce n’è uno che apre bocca. Anzi, quando la Polizia interviene a tutela dei beni pubblici e della sicurezza degli altri cittadini, nelle manifestazioni, dal centrosinistra partono comunicati che rimbrottano la Polizia. Solo chi non conosce Torino può dire che quelli sono soggetti che esprimono un legittimo dissenso. Ha diritto di manifestare pacificamente chiunque esprima dissenso, ma violenza e razzismo antiebraico non possono e non debbono essere tollerati. Mai. E lo dico da uomo di sinistra».
Ha ragione Salvini quando dice che Askatasuna va chiuso?
«Matteo Salvini è stato ministro dell’Interno, ha avuto la sua occasione e l’ha persa. Oggi è vicepresidente del Consiglio. Se non vuole passare per quello tutto chiacchiere e distintivo, ha la sua occasione per incentivare le istituzioni a muoversi e chiudere Askatasuna».
Non c’è solo Torino, non c’è solo Askatasuna. C’è un fenomeno di estremismo antisemita violento in tutta Italia…
«No, sono parte di un network. Si muovono in coordinamento con centri sociali dello stesso tipo a Milano, in Veneto, a Bologna, a Roma e a Napoli. E lavorano alla saldatura, nell’intento del maggior caos, con frange islamiche. Cani sciolti, sbandati che lì trovano terreno fertile per menare le mani. Il Leonkavallo per esempio ha fatto una scelta politica, a un certo punto, rinunciando alle pratiche più violente».
Oggi chi sposa la causa palestinese con metodi violenti, sposa Hamas.
«E certo. Sposano le cause che possono giustificare azioni violente. Sono gli scimmiottatori dei movimenti più violenti degli anni Settanta. Ma sono scimmiottatori. Dove si può fare casino, loro vanno. Quello che a me colpisce è che il centrosinistra – Pd, Avs e M5S – non trovano il coraggio e la forza di rendersi credibili, condannandoli».
Cosa chiederebbe al governo?
«Meloni si renda protagonista di una operazione di ripristino della legalità in tutta Italia. Tutti i luoghi illegalmente occupati vanno liberati. Da Casa Pound a Askatasuna. Per il rispetto di tutti quelli che vivono correttamente, pagando le tasse e gli affitti, che in Italia sono la stragrande maggioranza. Il governo convochi i Prefetti delle varie città e indichi loro di mandare a casa tutti gli occupanti: questo renderebbe più credibile il governo attuale. E il paese intero più sicuro».