La scelta del giovane cantante
Lo stop di Sangiovanni, la salute mentale e la tossicità delle community
La storia di un ragazzo di 21 anni che sta affrontando un periodo difficile è stata denigrata, sbeffeggiata, minimizzata con tanto di insulti anonimi
Ci sono due storie. La prima, quella di un giovane artista che decide di prendersi un periodo di pausa per pensare a se stesso. La seconda, quella di alcune community online che colgono l’occasione per insultarlo. Se n’è parlato tanto e ovunque. Dopo l’esperienza dell’ultimo Sanremo, chiuso al penultimo posto, Sangiovanni annuncia che si prenderà un periodo di stop dalle scene. Annullato un concerto al Forum di Milano (una sorta di punto di arrivo per tanti artisti), annullato l’album in uscita, annullate tutte le uscite promozionali post Festival, annullati tutti gli impegni. Il cantante, idolo di tanti ragazzi, lo fa con un post su Instagram, scritto in maniera schietta e sincera: “Non riesco più a fingere che vada tutto bene e che sia felice di quello che sto facendo”, “Inizierò a dedicare il tempo a me stesso”.
Il 21enne si prende così un periodo per ritrovarsi. Come a lui, è capitato anche a tanti altri artisti in passato, e recentemente anche a tanti giovani. Su queste pagine nelle scorse settimane avevamo scritto di Lucas Braathen, talento dello sci norvegese che invece che puntare alla Coppa del Mondo ha scelto di ritirarsi dall’agonismo a soli 23 anni, stanco di non poter essere felice in quello che stava facendo. È capitato e sta capitando sempre di più anche a tanti altri ragazzi “qualunque”: le difficoltà ad affrontare le sfide quotidiane, il periodo storico complesso, le mancanze di un mondo che sembra preoccuparsi sempre meno di chi è giovane, il sentirsi sempre più fuori posto stanno portando molti adolescenti o giovani ad avere problemi di salute mentale. Affrontati, quando possibile, con percorsi di terapia: spesso troppo costosi per chi non ha un lavoro o grava ancora sulle tasche dei genitori, spesso difficili da iniziare soprattutto se si è minorenni. Oppure affrontati con pieghe pericolose: autoterapia, autolesionismo, assunzione di farmaci non prescritti da medici ma recuperati chissà dove, isolamento. Affrontati, in pochi ma crescenti casi, nel modo più drammatico e impensabile.
C’è poi la seconda storia. La storia di come l’annuncio di Sangiovanni è stato accolto da tante community online. Una community è un insieme di persone che per motivi diversi – interessi o età sono i più frequenti – si relazionano tra loro discutendo, condividendo esperienze e dialoghi, creando contenuti o valore attorno a quel qualcosa che li unisce. Ci sono community davvero per tutto e per tutte le età: cucina, bellezza, viaggi, sport, musica, di ragazzini e di adulti, per giovani e per la terza età. Sono una cosa davvero potente, quando sana: dentro a questi spazi, che siano online o fisici, c’è un’energia e un valore che si può trovare in poche altre parti. Io stesso quando sono entrato in ScuolaZoo, senza aver mai avuto a che fare prima col concetto di community, sono rimasto sorpreso dalla loro potenza: noi abbiamo un migliaio di Rappresentanti di Istituto ma anche circa cinque milioni di ragazzi che ogni giorno ci seguono sui social. È un contatto diretto con la loro quotidianità, con le loro paure e i loro problemi, con le loro gioie e aspettative. È un insieme di persone tanto potente quando delicato.
La scelta di Sangiovanni è finita, come è normale che sia per un artista così noto, sul feed di tante community online che hanno dato prova ed esempio della loro tossicità. È solo un’azione commerciale. Bravi quelli del marketing. A Sanremo ha fatto schifo e se non lo capisce è bene che si ritiri. Menomale, non lo ascolteremo più. Ora speriamo che lo seguano altri. Ma chissenefrega, per me può morire. Questi sono solo alcuni dei commenti letti su molte pagine con centinaia di migliaia di follower che hanno scritto del cantante. Ci sono anche minacce, auguri delle peggio cose, insulti di svariato genere. Community di adolescenti? Gruppi di studenti? Ragazzi mossi dall’invidia o protetti dall’anonimato del web? No. Nella maggior parte dei casi si tratta di adulti: c’è la signora che mette nelle stories le foto dei nipoti ma intanto augura a Sangiovanni di andare dallo psichiatra e non tornare mai più su un palco o il signore di mezza età che tra un post di critica alla politica in generale e uno sulla squadra del cuore è contento di non ascoltarlo più, e come loro tanti altri. Basta aprire la maggior parte di questi profili per vedere come la minimizzazione del disagio sia un tema “dei grandi”, non dei coetanei di Sangiovanni.
Ci sono due storie. Una è quella di un ragazzo di 21 anni che sta affrontando, come tanti altri, un periodo difficile. Una storia, purtroppo, sempre più comune e che poteva essere l’occasione per portare al centro del dibattito la tutela della salute mentale dei più giovani. Poteva essere la spinta decisiva per parlare nuovamente di psicologo scolastico, di accessibilità alle cure, di tutela e di fragilità. L’altra è quella di come questa storia sia stata invece denigrata, sbeffeggiata, minimizzata e di come il vero tema, cioè la salute mentale dei giovani e non il temporaneo di ritiro di un cantante, sia stato nascosto dietro insulti anonimi, e di come sia l’ennesima occasione persa e l’ennesima volta in cui l’esempio dato ai più giovani sia stato quello sbagliato.
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