Una riflessione sul Sud
Stop Superbonus e reddito di cittadinanza: è allarme Sud!
In alcune particolari aree del mezzogiorno è facile accendere micce e seminare mine. Presto o tardi esploderanno con tutto il carico di ribellismo e tensioni sociali.
Mettiamo in fila i numeri. I dati dell’ultimo biennio sull’edilizia e sul sostegno al reddito ci aiutano a capire quello che potrà avvenire e che in parte sta già avvenendo. Il bonus facciate e il superbonus hanno generato investimenti, al sud, per oltre il 30% del totale, mostrando una capacità di assorbimento decisamente più alta rispetto alle precedenti agevolazioni fiscali in edilizia che hanno avuto un tiraggio appena sopra il 10%. Milardi di euro, per una misura anticiclica, che hanno inondato le regioni meridionali.
Gli effetti sulla crescita nel breve periodo hanno prodotto un incremento dell’occupazione nel settore di 10 punti in percentuale in più rispetto al centro-nord, e di Pil di oltre mezzo punto di differenziale. Queste misure hanno costituito, nel Mezzogiorno, un terzo dell’intera espansione fatta registrare dal prodotto interno lordo complessivo. Venendo ora alla seconda misura, hanno usufruito, negli ultimi tre anni, del reddito e della pensione di cittadinanza oltre un milione e duecentomila nuclei familiari.
La distribuzione territoriale è fortemente disomogenea, si va da percentuali oltre il 10% della popolazione nelle regioni del sud all’1% al nord e il 2,5% al centro. Dietro questi numeri si nascondono, come è noto, le profonde differenze economiche e sociali del nostro territorio. Quando, poi, le misure assistenziali o anticicliche concludono i loro effetti in ragione di una riduzione delle coperture o di diverse scelte di politica economica, allora la situazione rischia di esplodere proprio nelle aree dove si sono generati maggiori effetti. Sia ben chiaro ha fatto bene il Governo a cambiare passo.
Il superbonus è fuori controllo e allo stato genera più danni che benefici e il reddito di cittadinanza, così come è stato attuato e concepito, si è rilevata una misura solo esistenziale e non di inclusione. Entrambe con insostenibili degenerazioni sulle dinamiche del mercato del lavoro cosi come nella espansione di aree di illegalità e in diffuse prassi truffaldine. Ma nel breve, in assenza di misure strutturali alternative immediatamente efficaci – quelle del ministro Fitto e Calderone hanno bisogno di tempi medio lunghi – il risultato sarà una repentina riduzione di trasferimenti, di decine di miliardi soprattutto, come raccontano i numeri riportati all’inizio, nelle aree del Paese dove è maggiore la sofferenza sociale ed economica.
Una considerazione conclusiva in merito alla dinamica politica/consenso.
Nei quartieri della città di Napoli a maggiore disagio sociale e occupazionale, Scampia, Secondigliano, Barra Ponticelli e Parco Verde di Caivano, cosi come al Brancaccio di Palermo o San Paolo a Bari, il Movimento 5 Stelle ha raggiunto alle ultime elezioni politiche percentuali oltre il 60%. Questo è avvenuto solo in reazione alla ventilata possibilità di cancellazione del reddito di cittadinanza. Queste realtà urbane non sono piccoli comuni, ma enormi quartieri dormitorio con centinaia di migliaia cittadini elettori. Si è determinata la più evidente distorsione del libero esercizio della democrazia partecipativa, distorsione mai vista nella storia della nostra Repubblica.
In alcune particolari aree del mezzogiorno è facile accendere micce e seminare mine. Presto o tardi esploderanno con tutto il carico di ribellismo e tensioni sociali. Il Governo e i partiti della sua maggioranza rischiano di pagarne il prezzo. Sono chiamati ad un urgente quanto rapido scatto di reni per arginare questa rischiosa dinamica.
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