Lo scenario
Storia dell’Intelligenza artificiale, dall’esaltazione alle più fosche previsioni sulla quarta rivoluzione industriale
“Con l’esplosione dell’Intelligenza artificiale siamo di fronte alla quarta rivoluzione industriale”. Così si sono espressi, in un dialogo che ha aperto il World Governments Summit di Dubai, il fondatore e Ceo di Nvidia, Jensen Huang, e il Ministro per l’Intelligenza Artificiale degli Emirati Arabi Uniti (tutt’ora unico paese ad avere un dicastero dedicato fin dal 2017), Omar Sultan Al Olama. A poche settimane di distanza dal World Economic Forum di Davos e all’ approssimarsi del G7 a guida italiana e del G20 presieduto da Brasile, anche qui il dibattito ruota tutto intorno all’AI. Nei mesi scorsi è andato in scena un carosello di “emozioni”, perché nei fatti di questo si è trattato, che sono andate dalla più entusiasta esaltazione della novità alle più cieche e fosche previsioni per un agghiacciante futuro dell’umanità. Questa accelerazione, ovviamente, è stata determinata dalla comparsa sui nostri cellulari e pc di quella bestia oramai notissima che è ChatGPT, in particolare della sua versione, tra quelle commercializzabili, più avanzata.
Chi non ha interrogato l’oracolo, chiesto di tradurre in un inglese accademico o colloquiale una tesina, provato l’ebrezza di un riassunto in due secondi o di una formula per far funzionare meglio Excel alzi la mano. In effetti, spuntata la vetta dell’iceberg nella vasta platea dei cittadini, le classi politiche e gli attori economici hanno realizzato quale fosse il ritardo di comprensione, mostruoso, accumulato solo nell’ultimo anno. Da qui la fretta di recuperare il tempo perduto e la necessità di fissare degli elementi regolativi, almeno si spera siano tali, per questo nuovo fenomeno. Ma torniamo al concetto di “quarta rivoluzione industriale”. Sappiamo che la prima è stata quella della macchina a vapore, che avrebbe sostituito il lavoro manuale, la seconda quella della massificazione della produzione, con il definitivo affermarsi del movimento operaio; la terza quella digitale o informatica, cominciata circa sessant’anni fa e tuttora in corso, che ha reso sempre più parcellizato e specialistico il lavoro umano, mettendo al centro “l’informazione”. Tutte queste “rivoluzioni” hanno avuto un enorme impatto tecnologico ma anche, e soprattutto, sociale, si sono distese nel tempo, storicizzandosi. Lo stesso avvento dei social network si può considerare un’evoluzione della rivoluzione digitale, un annuncio della quarta rivoluzione ancorché non ancora compiuta.
L’intelligenza artificiale muta radicalmente il paradigma della rivoluzione informatica, producendo, o meglio generando, strumenti di apprendimento della macchina che, non solo può elaborare un numero impressionante di dati, ma può produrre risultati originali rispetto alla intenzione umana. L’uomo deve costruire e indicare i set di dati da trattare: il resto lo fa la macchina, che ha un sistema di auto apprendimento molto sofisticato. Pensate alle macchine a guida autonoma, che devono “imparare” a guidare e a fare delle scelte per garantire la sicurezza dei passeggeri e degli altri. O alla generazione di storie, sceneggiature, attori fake che hanno prodotto il più lungo sciopero della storia di Hollywood. Oppure a come si trasformerà il lavoro del programmatore, quello del concierge per i servizi telefonici, già oggi ci sono rudimentali chat bot, dei grafici pubblicitari e potrei andare avanti per ore. Del resto è Kristalina Georgieva, del Fondo Monetario Internazionale, a Dubai e prima a Davos ha lanciato l’allarme relativo al fatto che il 40% dei lavori del mondo verrà modificato dall’AI! Sarà anche lei una pericolosa socialista come il gigione Milei denunciava dal palco di Davos? Ma questa è un’altra storia…
Il fatto è che molti altri lavori si produrranno, sicuramente aumentando a dismisura la produttività e anche la soddisfazione di poter interagire con la macchina con un linguaggio semplice, “umano” (questa è la straordinaria novità dell’Interfaccia dell’AI generativa, che restituisce alle scienze umanistiche una centralità che si era persa). Il punto è però il fattore tempo. Se infatti le precedenti rivoluzioni si sono sviluppate sull’intervallo dei secoli, fino ai decenni, qui stiamo assistendo a un cambiamento che conta gli anni se non addirittura i mesi. È compito della politica introdurre dei correttivi sociali di pari passo a quelli regolamentari. Le linee di intervento sono almeno tre: potenziare l’investimento in educazione per garantire a tutti l’accesso e l’utilizzo dell’AI, che riguarderà letteralmente ogni aspetto del produrre umano; proteggere i lavoratori che verranno espulsi dal ciclo produttivo, garantendo forme di riconversione più efficaci di quelle sperimentate fino ad oggi (magari facendo gestire all’AI il collocamento, piuttosto che alle agenzie pubbliche o private); regolamentare l’AI, come ha provato già a fare l’Unione Europea, ma soprattutto immaginare una governance efficiente e transnazionale, per proteggere i diritti individuali, sociali e civili. Insomma, la rivoluzione è in corso e noi non possiamo permetterci di non assumerci tutte le responsabilità che ne conseguono.
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