Ha ucciso prima ucciso la moglie e il figlio in casa, poi si è recato nella casa di riposo dove si trovava la suocera, l’ha uccisa con un coltello e si è successivamente tolto la vita con un taglio alla gola. Strage familiare ad Alessandria dove un uomo di 67 anni, Martino Benzi, ha ucciso la moglie Monica Berta di 55 anni, il figlio Matteo di 17 anni e la suocera Carla Schiffo di 78 anni prima di farla finita.

Raccapricciante quanto ricostruito dai carabinieri dopo essere intervenuti all’istituto Divina Provvidenza, gestito dalle suore nel quartiere Orti, dove l’uomo ha ucciso la suocera nel giardino della struttura, per poi togliersi la vita. I corpi sono stati ritrovati dal personale della casa di riposo. E quando gli investigatori si sono attivati per avvisare la moglie dell’ingegnere 67enne che hanno scoperto le altre due vittime. La donna, impiegata, questa mattina non si è recata a lavorare e non rispondeva a telefono. Il figlio invece non era a scuola perché l’ingresso oggi era previsto in tarda mattinata. Così i militari dell’Arma si sono recati presso l’abitazione di Benzi e dopo aver forzato la porta d’ingresso hanno trovato i due cadaveri all’interno. Moglie e figlio sono stati uccisi a coltellate.

Ancora in corso le indagini per ricostruire con precisione la dinamica di quanto accaduto. Secondo quanto emerso, l’uomo ha lasciato un biglietto nel quale annunciava la strage. Da chiarire il movente.

“Sono uno che — nato nel 1956 — si è deciso a fare un figlio a cinquant’anni, età in cui qualche mio compagno di scuola diventava nonno”. Scriveva così sul suo blog Martino Benzi a proposito del figlio di cui si diceva “orgoglioso”. “Mi piace raccontare. E scrivere. Ho incominciato a farlo seriamente il giorno in cui mio figlio ha compiuto diciotto mesi e all’inizio era la trascrizione delle favole raccontate a lui, poi sono diventate storie per quando fosse stato più grande”.

Raggiunto dall’agenzia LaPresse, la preside dell’Istituto Alessandro Volta, Maria Elena Dealessi, frequentato dal 17enne, iscritto al quarto anno, spiega che “il padre era molto attento ai bisogni del figlio, da risultare a volte iper-presente”. La dirigente scolastica dice che “durante il Covid Martino era molto apprensivo in quanto la moglie era stata male e spesso evitava di mandare il figlio a scuola. Terminata però la pandemia, lo scorso anno non ci sono stati problemi”. Matteo era a casa quando suo padre l’ha ucciso perchè “la sua classe doveva entrare più tardi per via di una assemblea sindacale”. “La giornata più dura sarà domani – conclude la preside – quando gli studenti dovranno venire a scuola e fare i conti con la perdita di un loro compagno”

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