Condannati, all’ergastolo, due cittadini russi e uno ucraino ritenuti colpevoli dell’abbattimento del volo malese Mh17 del 17 luglio 2014 in Ucraina. 298 le persone a bordo che furono uccise, 196 olandesi, 43 malesi e 38 australiani. Il volo era partito dall’Olanda e diretto a Kuala Lumpur in Malesia. Passeggeri di dieci nazionalità in tutto, 15 i membri dell’equipaggio, 80 erano bambini. È la prima parte della sentenza del tribunale olandese di massima sicurezza allestito vicino all’aeroporto Schiphol di Amsterdam.

La Corte del tribunale olandese ha condannato, come richiesto dall’accusa, i russi Igor Girkin, Sergei Dubinsky e l’ucraino Leonid Kharchenko, assenti in aula perché si sono rifiutati di partecipare al processo. Decine di familiari delle vittime sono invece arrivati da mezzo mondo per ascoltare la sentenza. I giudici hanno dichiarato “che solo la massima pena è una sentenza appropriata alle conseguenze di tali atti per cui condanna all’ergastolo i tre imputati”. Il missile terra-aria di tipo Buk venne lanciato da Pervomaisk, nel distretto di Lugansk, all’epoca già sotto il controllo dei militanti separatisti filorussi che avevano occupato alcune porzioni di territorio del Donbass – tensioni innescate dalle rivolte di Euromaidan e ancora irrisolte, anzi definitivamente deflagrate con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia lo scorso febbraio.

Il processo in contumacia era partito nel marzo 2020. Il rapporto conclusivo degli investigatori venne pubblicato nell’ottobre 2015. Il missile colpì la cabina di pilotaggio sul lato sinistro provocando la disintegrazione del resto dell’aeroplano. Lo spazio aereo sull’Ucraina doveva essere chiuso in quei giorni per motivi di sicurezza. L’aereo precipitò nel paese di Grabovo. Dalle indagini era emerso che il lanciamissili su cui era montato il missile era arrivato dalla Russia, dove venne riportato dopo il lancio, presumibilmente alcune settimane prima della strage: i servizi di intelligence ucraini avevano intercettato, secondo quanto ricostruito la polizia olandese, ribelli filorussi che in una telefonata parlavano del sistema Buk arrivato a Donetsk.

“Li avevamo avvertiti di non volare nel nostro spazio aereo”, il post comparso sul social russo VKontake scritto da Igor “Strelkov” Girkin, all’epoca dei fatti comandante dei ribelli filo-russi nell’autoproclamata Repubblica Popolare. Il comandante separatista Alexander Khodakovsky sarebbe stato intercettato mentre ordinava, come reso noto dall’intelligence ucraina, ai suoi uomini di trovare la scatola nera che gli era stata richiesta dal governo russo. “Frammenti del missile Buk trovati nei corpi delle vittime sono prova inconfutabile del fatto che fu questo missile a causare l’abbattimento del volo”, ha spiegato la corte.

I tre condannati sono accusati di aver svolto un ruolo chiave nel portare il missile da una base militare in Russia al luogo del lancio. Il russo Oleg Pulatov è stato scagionato per insufficienza di prove. I condannati ora dovranno pagare un risarcimento ai parenti delle vittime di sedici milioni di euro più gli interessi. Mosca ha sempre negato ogni tipo di coinvolgimento nell’episodio: fin dal primo momento con i ribelli filo-russi del Donbass ha sostenuto che il volo Mh17 fosse stato abbattuto dall’aviazione ucraina.

Immediata la reazione del Presidente Ucraino Volodymyr Zelensky che ha definito una “decisione importante” quella presa dal tribunale olandese. “La punizione per tutte le atrocità russe – sia allora sia adesso – sarà inevitabile”. Il premier olandese Mark Rutte ha scritto un post su Twitter: “Il verdetto della corte sul processo MH17 era atteso da tempo. È un fatto positivo che questo punto sia stato finalmente raggiunto. Questo è un altro passo nella ricerca della verità e della giustizia per le vittime e i loro cari. Ma è anche un altro giorno difficile e angosciante per molti familiari e amici delle 298 persone che hanno perso la vita in quel terribile giorno, il 17 luglio 2014. E per quanto importante sia questo verdetto, non è la conclusione finale. Non è la fine. Tutte le parti hanno ancora il diritto di presentare ricorso”. Al momento sembra improbabile che i condannati scontino la pena.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.