L'attacco di Renzi e Calenda, la difesa del leader del Movimento 5 Stelle
Strage di Casamicciola, è bufera sul “decreto Genova” dopo la frana a Ischia: per Conte “non fu condono”
“Basta bufale! A Ischia non c’è nessun condono”, scriveva su Facebook l’allora vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. È tornato all’ordine del giorno, sulle pagine di tutti i quotidiani il “decreto Genova” o “decreto emergenze”, approvato nell’autunno del 2018, dopo la frana che lo scorso fine settimana ha provocato una strage a Ischia, nel comune di Casamicciola Terme, con morti e dispersi. La polemica si è scatenata dopo che Giuseppe Conte, allora Presidente del Consiglio e oggi leader del Movimento 5 Stelle, è tornato a parlare in un’intervista dell’articolo 25 del decreto dal titolo “Definizione delle procedure di condono”.
Per Legambiente le case abusive a Ischia sono 600, colpite da ordinanza definitiva di abbattimento, 27mila le pratiche di condono presentate in occasione delle tre leggi nazionali, “di queste risultano negli uffici tecnici di Forio 8.530 istanze, 3.506 a Casamicciola e 1.910 a Lacco Ameno”. L’associazione ha ricordato come dopo il decreto del 2018 “il numero di fabbricati danneggiati che hanno fatto richiesta di sanatoria sono ad oggi circa 1.000”.
Il leader del Movimento 5 Stelle ha dichiarato nell’intervista a Mezz’ora in più, trasmissione su Rai3, che il provvedimento del 2018 “non era affatto un condono. Mi ero insediato e c’era una grande impasse, a Ischia le richieste di condono prima del 2018 riguardavano circa 27 mila abitazioni, la metà delle abitazioni dell’isola, a causa di tre leggi succedutesi nel tempo, in più c’erano richieste per le abitazioni terremotate”. E “allora abbiamo introdotto l’articolo 25. Non è un condono, ma un’accelerazione della procedura per esaminare le pratiche. Non era assolutamente permesso concedere una sanatoria, nessuna deroga ai vincoli compreso il vincolo sul dissesto idrogeologico. Non un condono ma una procedura di semplificazione”. E apriti cielo.
Ad aprire il fuoco (metaforicamente parlando, ovviamente) per primo Matteo Renzi, che prima aveva parlato di silenzio doveroso da osservare davanti alla strage e che poi non ce l’ha fatta, ha sbottato: “Davanti al disastro di Ischia le dichiarazioni di Giuseppe Conte su Rai3 sono farneticanti. Ha fatto un condono a Ischia, ha chiuso l’unità di missione sul dissesto e non si vergogna? Eppure 4 anni fa glielo avevamo detto”, queste le parole del leader di Italia Viva su Twitter. “Conte dice che il provvedimento di Ischia non era un condono. L’articolo 25 del suo decreto legge parla esplicitamente di procedure per il condono ad Ischia. Giuseppe Conte si deve vergognare! Vergognare per il condono di Ischia e per aver chiuso l’unità di missione sul dissesto idrogeologico. Nel 2018 abbiamo chiesto a Conte di fermarsi! C’è un limite alla decenza: oggi lo ha sorpassato”, ha continuato l’ex Presidente del Consiglio su Facebook.
Fuoco di fila anche da parte dell’altro leader del Terzo Polo, Carlo Calenda che via Twitter accusa: “Conte ha fatto un condono pericoloso a Ischia e cancellato l’unità di missione ‘Casa Italia’ per l’unica ragione che l’aveva istituita Matteo Renzi. Entrambi gravi errori. Ma cercare a posteriori di prendere in giro gli italiani con eloquio stile azzeccagarbugli è anche peggio”. E dal Partito Democratico l’ex deputata Alessia Morani ha rivendicato: “Mi sono sgolata in Aula contro il condono di Conte e Salvini di Ischia. Almeno oggi abbiano il buongusto di rimanere in silenzio”. Dura posizione anche da parte del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca: “Le persone devono capire che in alcune aree non si può abitare, non esiste l’abusivismo di necessità. Le costruzioni nelle zone fragili dal punto di vista idrogeologico vanno demolite”. A Ischia dopo il terremoto del 2017 “è stato nominato un commissario di governo ed è stata applicata una normativa totalmente sgangherata completamente diversa da quella applicata nelle aree del terremoto del Centro Nord”.
Cos’è il decreto Genova
A tre mesi di distanza dalla tragedia del Ponte Morandi, il 15 novembre 2018, tempi del governo Conte1 con maggioranza Movimento 5 Stelle-Lega, in Senato passava in via definitiva con 167 voti favorevoli, 49 contrari e 53 astensioni il cosiddetto Decreto Genova. Favorevoli Lega e Fratelli d’Italia, Pd e Leu contro, Forza Italia astenuta. L’articolo 25 riportava il titolo: “Definizione delle procedure di condono” per le abitazioni colpite dal terremoto di Ischia.
“Al fine di dare attuazione alle disposizioni di cui al presente decreto – dettava -, i Comuni di cui all’articolo 17, comma 1, definiscono le istanze di condono relative agli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 21 agosto 2017 …”. I comuni sono quelli di Casamicciola Terme, Forio, Lacco Ameno dell’Isola di Ischia. Le richieste “presentate ai sensi della legge 28 febbraio 1985, n. 47, della legge 23 dicembre 1994, n. 724, e del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2003, n. 326, pendenti alla data di entrata in vigore del presente decreto”.
In fondo al primo comma si leggeva poi che “per la definizione delle istanze di cui al presente articolo, trovano esclusiva applicazione le disposizioni di cui ai Capi IV e V della legge 28 febbraio 1985, n. 47”. Per definire le pratiche presentate ai sensi delle leggi del 1994 e del 2003 secondo il testo si dovevano usare le disposizioni del 1985. “Il condono edilizio esiste – commentava all’epoca il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – Basta leggere l’articolo 25 dove si prevede una sanatoria tombale per l’isola campana secondo la quale si devono concludere i procedimenti ancora pendenti per gli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 2017, facendo riferimento alle sole disposizioni del primo condono, ossia la legge 47/1985 approvato dal governo Craxi“.
La norma disponeva la chiusura delle pendenze ancora aperte rispetto alle richieste di sanatoria presentate in base al condono edilizio del 1985 entro sei mesi. Secondo il Presidente dell’associazione la norma avrebbe consentito “di sanare edifici che perfino i due condoni approvati successivamente dai governi Berlusconi nel 1994 e 2003 vietavano, proprio perché posti in aree pericolose da un punto di vista idrogeologico e sismico, oltre che vincolate paesaggisticamente“. All’Agi la segretaria di Legambiente Campania Anna Savarese spiegava che il governo aveva fatto riferimento alla legge del 1985 “perché altrimenti a Ischia non avrebbe potuto condonare praticamente nulla. L’isola è in un territorio a rischio vulcanico, sismico e idrogeologico. In fondo tutti sappiamo che i condoni servono a battere cassa”.
L’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha detto al Corriere della Sera che sono circa 27mila le domande di condono presentate a Ischia dal 1985. “In questo dato, naturalmente, c’è tutto: dalla singola stanza edificata senza permesso alla casa costruita ex novo senza licenza. Ne ho viste molte realizzate sui crinali della montagna franosa o lungo i percorsi di scolo delle acque”. Circa 1.300 le istanze esaminate e sulle quali c’è stata una decisione. “Poco più del due per cento” le ordinanze di demolizione relative agli immobili abusivi realizzati eseguite delle 10mila passate in giudicato con sentenza di condanna penale.
Sul punto una nota del Movimento 5 Stelle: “I condoni a Ischia sono stati approvati dai governi Craxi e Berlusconi. Il governo Conte nel 2018 si trovò di fronte l’emergenza dei terremotati e delle loro richieste di aiuto per la ricostruzione delle abitazioni. Di fronte a questa situazione emergenziale il Governo Conte I stabilì una cosa molto semplice, ossia che sulle procedure di condono risalenti ad anni e decenni precedenti lo Stato doveva velocizzare le risposte: un sì o un no ai cittadini in 6 mesi, nel rispetto dei vincoli (paesaggistici, idrogeologici etc.) esistenti”.
© Riproduzione riservata