L’isola paga l’inerzia dell’amministrazione
Strage di Ischia, una tragedia figlia di omissioni e ritardi
Sono giorni di dolore per le vittime della frana che ha devastato abitazioni ed esistenze dei cittadini di Casamicciola. Si imputano gli abusivisti; si chiede il carcere per i sindaci dell’Isola Verde. Di certo, il costruttore abusivo ha gravi responsabilità e le leggi vigenti prevedono sanzioni idonee a reprimere gli abusi. Si contesta che le stesse non vengono applicate, per negligenza e, forse, per collusioni tra abusivisti e amministratori. È semplicistico e non identifica la gravità e complessità dei rapporti con la necessaria, approfondita analisi.
La questione è più grave e non si risolve con analisi sulla superficiale imputazione di responsabilità e sulla richiesta di sanzioni penali per gli amministratori. Sono antichi e diffusi tanto l’abusivismo quanto l’omissione di interventi imposti dalla legge, essenziali alla repressione degli abusi e alla prevenzione del diffondersi dell’illecito utilizzo del territorio. La responsabilità generalizzata deborda nella impunità personale di eventi delittuosi. Non è il momento di proclami mediatici sulla gente di Casamicciola colpita nei suoi affetti e sui suoi beni. Dov’è la vera, approfondita analisi della situazione, delle cause e dei rimedi? Si resta stupiti, anzi sconcertati dalle, generiche asserzioni del ministro dell’Ambiente. È doveroso valutare nel suo complesso le cause, le omissioni da parte delle P.A. competenti.
Una prima considerazione. Dal 2010 si doveva progettare e realizzare un progetto di regimentazione delle acque provenienti dall’Epomeo. Dopo dodici anni… niente, neanche un progetto. È diritto dei cittadini conoscere pienamente le ragioni della radicale, cronica inerzia degli enti e dei soggetti responsabili della mancata realizzazione di un’opera finanziata e rimasta “lettera morta”. Deve rispondere di omissioni chi aveva la competenza alla gestione degli alvei presenti lungo le pendici dell’Epomeo mai puliti e ostruiti da alberi, da pietre e da rifiuti, come si auspica che venga accertato dalle indagini in corso.
Devono rispondere anche solo sul piano politico e morale gli amministratori locali e per l’omessa repressione degli abusi e per l’omessa pianificazione, oggi, governo del territorio, che avrebbe indicato le zone di inedificabilità assoluta, perché soggette a vincolo paesaggistico e idrogeologico. Si è rilevata da media e dai giornali la pendenza di ventisettemila procedimenti di condono, taluni risalenti al 1985 e a oggi non conclusi. È fuorviante pertanto imputare solo all’abusivismo la tragedia di Casamicciola. È derivata la permanenza degli edifici abusivi, a prescindere dall’analisi doverosa della possibilità di sanatoria prevista da tre leggi dello Stato ovvero del diniego in assenza dei requisiti e della conseguente applicazione delle misure demolitorie. Si sarebbe applicata la legge e sarebbero state demolite le costruzioni non suscettibili di sanatoria.
È omissione ultratrentennale illegittima che ha ruolo di concausa dell’evento calamitoso. Ritorna in tutta la sua gravità il problema dell’efficienza dell’amministrazione italiana, in particolare di quella campana. L’esperienza di ogni cittadino che abbia rapporti con l’amministrazione. È innegabile la gravità delle inerzie, di ritardi che affliggono il cittadino che è obbligato a chiedere il rilascio di un atto. È avvilente il rimpallo di competenze, derivante dalla “selva selvaggia” di leggi, regolamenti, circolari. È indifferibile una svolta dell’azione amministrativa collegata a una profonda semplificazione legislativa, che fissi, pena la responsabilità dei dirigenti competenti, il rispetto dei termini inderogabili di conclusione dei procedimenti e che elimini la polverizzazione degli enti comunali. E ciò se si vuole evitare che l’inefficienza amministrativa sia concausa prevalente di eventi drammatici come quelli dell’Isola di Ischia.
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