Le autorità messicane hanno arrestato sette sospetti in relazione al massacro del mese scorso di nove donne e bambini mormoni nel nord del Paese. E’ quanto afferma l’ufficio del procuratore generale. Un capo della polizia del posto sospettato di legami con la criminalità organizzata è tra quelli presi in custodia, secondo i media locali.
Le vittime – sei dei quali bambini – avevano doppia nazionalità americano-messicana e sono state uccise a colpi di arma da fuoco su una strada rurale in una regione, nota per le guerre tra cartelli della droga, che combattevano sulle rotte redditizie del traffico verso gli Stati Uniti.
Gli investigatori ritengono che il cartello abbia scambiato le famiglie con membri di una banda rivale, ma alcuni parenti respingono questa teoria, dicendo che sono stati deliberatamente presi di mira.
È stato un vero e proprio massacro quello accaduto a Rancho de la Mora, nel nord del Messico, il 5 novembre scorso. Nove mormoni statunitensi, tra cui almeno 4 bambini e due gemelli neonati di sei mesi e le loro madri, furono uccisi in una imboscata da colpi d’arma da fuoco. Alcuni furono anche bruciati vivi.
Molti mormoni in Messico godono di doppia cittadinanza messicana e americana. Il Messico ha registrato più di 250.000 omicidi da quando, nel 2006, il governo ha dispiegato controverso l’esercito per combattere il traffico di droga. Molti esperti accusano la “guerra della droga” per la violenza a spirale, mentre cartelli frammentati si combattono tra loro e con l’esercito.