L’ha rivisto per la prima volta in un’aula di tribunale, quello di Busto Arsizio dove si celebra il processo. Nicolò Maja, il 24enne ancora fortemente segnato nel fisico dai tanti interventi chirurgici a cui è stato sottoposto in questi mesi, ha incontrato nuovamente il padre Alessandro.

Il 58enne è accusato del duplice omicidio di Stefania Pivetta e della figlia, Giulia, madre e sorella di Nicolò, unico superstite della strage familiare commessa dall’architetto Alessandro Maja il 24 maggio 2022 nella loro villetta di Samarate (Varese), quando quest’ultimo uccise nel sonno moglie e figlia a martellate.

Nicolò è giunto in tribunale su una sedia a rotelle, indossando in parte nascosta da una giacca a vento una t-shirt nera su cui stampati i volti della madre e della sorellaperché volevo portarle con me – ha detto Nicolò – mi danno quella spinta…”.

Rivederlo in aula non è stato facilissimo, io l’ho guardato ma non so se lui mi ha visto”, ha spiegato ai giornalisti presenti in tribunale. Ora che lo ha visto il giovane ha detto però di sentirsi “più tranquillo”, anche se “vorrei chiedergli perché ha deciso di rovinare la nostra vita. Proverò a parlargli, forse alla prossima occasione”.

Udienza, quella tenuta stamane, di fatto un passaggio tecnico nel processo che aspetta Alessandro Maja. L’attesa è infatti tutta per l’incarico affidato al perito Marco Lagazzi, criminologo e psichiatra forense, che dovrà verificare se l’imputato fosse capace di intendere e di volere al momento dei fatti e se è in grado di stare in giudizio.

La scelta di incaricare il professore Lagazzi è stata presa dal presidente della Corte d’assise di Busto Arsizio Giuseppe Fazio, che ha assecondato così la richiesta della difesa.

Il criminologo avrà sessanta giorni di tempo per stilare una perizia che verrà depositata prima della prossima udienza già prevista per il 19 maggio.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.