“Non ha accettato la fine della relazione, qualche giorno fa Elisa mi ha detto che era finita la relazione con Nabil”. Ci sarebbe un movente ‘passionale’ dietro la strage di Sassuolo, dove ieri pomeriggio  uomo di 38 anni di origine tunisina, Nabil Dhahri, ha ucciso a coltellate la moglie, Elisa Mulas, i figli di 2 e 5 anni e la mamma di lei, Simonetta, 64 anni, prima di suicidarsi.

A raccontare l’episodio è stata una vicina di casa della donna uccisa. Una situazione precipitata recentemente, con la decisione di Elisa di lasciare la casa a causa delle continui liti col marito per ‘trovare rifugio’ dalla mamma, dove è avvenuta la strada. 

Il 38enne, secondo quanto emerso dalle prime indagini, si era anche spinto a minacciare la ex compagna di morte, come testimonierebbe una registrazione fatta nei giorni scorsi da Elisa. La donna, scrive il Corriere, aveva fatto sentire l’audio ad un’amica, Patrizia, e si sarebbe rivolta anche al centro antiviolenze del Comune di Sassuolo.

“Si erano lasciati da poco ma lei gli permetteva di vedere i figli con regolarità, anche se negli ultimi giorni lui aveva iniziato a minacciarla. Proprio due giorni fa infatti Elisa mi aveva fatto sentire un audio che aveva ricevuto via WhatsApp da Nabil dove lui la minacciava: ‘Se non mi fai vedere i bambini ricordati che ti ammazzo‘”, racconta l’amica.

La tragedia si è consumata nel pomeriggio di mercoledì, tra le 15 e le 16, in un appartamento al civico 28 di via Manin. Sul posto sono intervenuti polizia, carabinieri, polizia municipale e i sanitari del 118. Tutti si sono ritrovati davanti ai propri occhi una scena raccapricciante con cinque cadaveri a poca distanza tra loro.

Nabil Dhahr, che lavorava in un supermercato della zona, era stato per un periodo in Tunisia ma una volta tornato era solito andare a vedere i bambini. Elisa, 43enne di origini sarde, era invece impiegata come donna delle pulizia in città.

Unica a ‘scampare’ alla strage è stata la figlia maggiore di Elisa, di 11 anni: la ragazza, avuta da una precedente relazione, al momento della strage si trovava a scuola. Proprio dal personale scolastico è scattato l’allarme: nessuno infatti si era recato a prenderla a scuola nel pomeriggio, dall’istituto erano quindi partite diverse telefonate senza esito creando ulteriore preoccupazione. Di lì a poco la tragica scoperta dei cinque cadaveri nell’appartamento di via Manin.

Redazione

Autore