Morte nel tentativo di proteggere i loro alunni. Eva Mireles e Imma Garcia, le due maestre morte nella strage alla scuola elementare di Uvalde, in Texas, sono state uccise dal killer stragista Salvador Ramos cercando di salvare la vita dei loro piccoli alluni della Robb Elementary School, complesso che ospita circa 600 studenti.

A raccontarlo al al New York Times è stata la zia di Mireles, Lydia Martinez Delgado. L’insegnante, poco più che 40enne, lavorava alla scuola elementare di Uvalde da 17 anni, era sposata e aveva una figlia. “Era molto amata ed era orgogliosa di essere un’insegnante“, ha detto la zia al New York Times. Le fa eco la cugina della maestra, Amber Ybarra, che ai microfoni del Today Show della Nbc ha dichiarato: “È stata un’eroina. Era una persona incredibile. La sua risata era contagiosa e ci mancherà. Ha messo il cuore in tutto ciò che ha fatto“.

L’altra maestra uccisa dal 18enne Salvador Ramos, Irma Garcia, lavorava presso la Robb Elementary School da 23 anni. Anche lei sposata, con quattro figli, si è sacrificata nel tentativo di proteggere i suoi bambini. “La mia ‘tia’ non ce l’ha fatta, si è sacrificata proteggendo i bambini nella sua classe. È morta da eroe. Era amata da molti e ci mancherà davvero”. Vi prego di pensare alla mia famiglia quando pregate”, ha scritto il nipote sui social.

Il killer ai bambini: “State per morire”

Tutte le vittime della strage, i 19 bambini e le due maestre, appartenevano alla stessa classe, una quarta, frequentata solitamente da alunni tra i 9 e i 10 anni.

Una delle giovanissime vittime, Amerie Jo Garza, aveva anche tentato di chiamare il 911, il numero per le emergenze negli Stati Uniti, quando aveva visto il killer armato. A raccontarlo sono stati i suoi parenti, ancora sconvolti per quanto accaduto nella mattinata americana. “L’uomo armato è entrato e ha detto ai bambini ‘state per morire’”, ha raccontato la nonna. “Amerie ha preso il suo telefono e ha chiamato i servizi di emergenza. Lui le ha sparato”, ha riferito.

Angel Garza, suo padre, l’ha ricordata così su Facebook: “Grazie a tutti per le preghiere e per l’aiuto che mi avete dato nella ricerca di mia figlia. È stata trovata. Il mio piccolo amore ora sta volando con gli angeli in alto. Per favore, non date un secondo della vita per scontato. Abbracciate la vostra famiglia. Dite loro che li amate. Ti amo Amerie Jo. Proteggi il tuo fratellino per me”.

La bimba di soli 10 anni è probabilmente la prima ad essere stata uccisa con un colpo di pistola proprio perché Salvador Ramos l’ha vista con il telefono in mano.

Chi era il killer della strage

Solitario, bullizzato da bambino a scuola per un problema di balbuzie, negli anni era diventato sempre più violento. È questo il profilo di Salvador Ramos, studente del liceo che fa parte del complesso scolastico della Robb Elementary School autore della strage, la più grave tra quelle consumate in una scuola negli Stati Uniti, anche peggiore di quella di Columbine nel 1999.

Ramos aveva acquistato i due fucili utilizzati per compiere il massacro questo mese, nel giorno del suo diciottesimo compleanno, in un negozio nella contea di Uvalde. Lavorava da Wendy’s, catena di fast food americana con un punto vendita non lontano dal luogo della strage, e viveva con la nonna che ha ferito gravemente prima di recarsi nella scuola: la donna aveva infatti tentato di fermarlo.

In un ritratto del Washington Post, diverse testimonianze evidenziano i problemi del 18enne. “Veniva bullizzato da tanti, sui social media, sui giochi: era un ragazzo simpatico, timidissimo, doveva uscire dal guscio”, spiega Stephen Garcia che si descrive come il migliore amico di Ramos alle medie.

Della grave situazione familiare di Ramos ha parlato col quotidiano Ruben Flores, un vicino che insieme alla moglie aveva cercato di aiutare il 18enne senza padre “che aveva una vita piuttosto difficile con la madre”, con gravi problemi di droga.

Redazione

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