Mano dura del governatore De Luca contro le case-famiglia e le comunità-alloggio che assistono anziani. A Fuorigrotta, in via delle Scuole Pie, nell’edificio accanto alla scuola “Pio XII” l’Asl cittadina ha chiuso “La casa di Mela” che assisteva quaranta anziani, in maggioranza donne. Dopo la morte di tre vecchiette, altri 23 ospiti positivi al Coronavirus sono stati trasferiti al Loreto Mare. L’Asl ha invece destinato ad altre strutture i quattro anziani negativi e i 17 in attesa di conoscere gli esiti del tampone. Una storia brutta e inquietante sulla quale il presidente della giunta regionale organizza controlli a tappeto.

“Siccome abbiamo registrato la morte di pazienti anziani abbiamo deciso di fare controlli a tappeto con i tamponi innanzitutto nelle case di cura e nelle residenze sanitarie assistite. Devo dire – spiega il governatore Vincenzo De Luca – che in qualche caso abbiamo trovato delle così dette case-famiglia, una a Fuorigrotta, per la quale credo che dovremo denunciare i titolari. Io sono tra quelli che ritengono assolutamente vergognoso, intollerabile il trattamento che viene riservato a persone anziane in alcune cosiddette case-famiglia. Lo faremo, li denunceremo perché abbiamo avuto la possibilità di verificarlo con il controllo a tappeto: ci sono centri assolutamente dequalificati dove gli anziani sono sottoposti a trattamenti inumani. Li denunceremo e lo faremo con la massima determinazione”.

Proviamo a fare chiarezza precisando che c’è differenza tra le residenze sanitarie assistite (Rsa) gestite direttamente dall’Asl cittadina insieme con le Rsa che lavorano con l’Asl Napoli 1 perché accreditate. Si tratta di strutture che hanno poco in comune con le case-famiglia o comunità alloggio controllate dal Comune. Queste ultime sono strutture private e autonome nella propria organizzazione, incredibilmente al di fuori da qualsiasi verifica da parte dell’azienda sanitaria che non sa quante siano, dove si trovino, chi ospitino e cosa facciano. Per capirci, al mondo sanitario manca il loro censimento. Google spiega che una casa-famiglia è un “business di successo”, un affare che nasce sotto il controllo dell’assessorato comunale alle Politiche sociali. Non servono autorizzazioni particolari, ma sicuramente molti soldi. Moltissimi se gli organizzatori, com’è avvenuto a Napoli e probabilmente nel resto della Campania, occupano per case-famiglia destinate agli anziani appartamenti in edifici lussuosi e centrali: via Petrarca, Posillipo, via Manzoni senza trascurare zone collinari e il pieno centro della città.

“Come Asl Napoli 1 – chiarisce lo staff del manager Ciro Verdoliva – abbiamo il controllo costante di quattro residenze sanitarie: quella del Frullone con 73 posti, la Colonia Geremicca a Posillipo con 22 posti, la Bartolo Longo con 20 posti e la Servi con 34 posti. A queste si aggiungono due strutture accreditate con la Regione, cioè la Annibale Di Francia con 60 posti e la San Giuseppe delle Povere Figlie della Visitazione con 53 posti”. Quante sono le case per anziani? Dove sono? Quanto costano e come seguono dal punto di vista alimentare, sanitario e sociale i nonni che hanno abbandonato le proprie abitazioni? Per l’Azienda sanitaria e probabilmente anche per la Regione fino all’altro ieri questo problema era una tabula rasa. “L’autorizzazione viene concessa dal Comune, può darsi che queste strutture siano sottoposte al controllo della polizia locale o dei commissariati. Come Asl – ricorda lo staff del direttore generale – non abbiamo un censimento delle case per anziani”.

Dopo i decessi e i casi di positività al Covid che si registrano in Regione – vedi Sala Consilina, Sant’Anastasia e Benevento – si aprono nuovi scenari sull’organizzazione dell’assistenza agli anziani. Sono iniziative individuali di privati che dando vita a una comunità alloggio hanno autonomia tariffaria e di regole, ma anche possibili sostegni economici con prestiti agevolati a tassi dell’1-2% o finanziamenti a fondo perduto. Come mai queste strutture “private”che assistono 10, 40 o 60 anziani sono al di fuori del controllo delle Asl mentre garantiscono a nonni e nonne collaborazioni socio sanitarie e convenzioni con personale medico? La pandemia, con decessi e contagi da Covid, ha aperto un nuovo scenario. Probabilmente ci fornirà anche delle risposte.