Nel video virale che sta inondando i social network della studentessa di Medicina, del suo professore e della madre che interviene durante l’esame in DAD non c’è nulla di corretto, nulla da salvare.

Facciamo un passo indietro. La vicenda riguarda il video di un esame di Medicina legale che vede protagonista una studentessa dell’Università Luigi Vanvitelli di Caserta, il suo professore e la madre della ragazza al sesto anno di studi. 

Il filmato, ripreso probabilmente da qualche altro studente in collegamento per la sessione di esami con didattica a distanza, è finito sui principali social network realizzando migliaia e migliaia di click, visite e commenti. 

La studentessa sbaglia la risposta in merito al processo di divisione cellulare in un soggetto morto, col suo professore che perde le staffe e usa un linguaggio ‘colorito’ per rimproverarla: “Al sesto anno parli di divisione cellulare del morto? Ma che ti devo dire? T’hannà arrestà (ti dovrebbero arrestare, ndr)”.

La ragazza è in lacrime, si chiede se “è mai possibile che io ogni volta devo essere mortificata” e a quel punto compare alle spalle della studentessa la madre, a sua volta medico. “Lei sta mortificando mia figlia. Ci sono modi e modi. Mia figlia è esaurita”, è l’accusa della donna, col prof che ribadisce la sua ‘tesi’: “ Cosa devo comprendere? Deve andare a curare la gente? Che dobbiamo comprendere? Li ammazza! Ma ci faccia la cortesia”. Una vicenda che si starebbe chiudendo con una segnalazione al rettore dell’Università da parte della madre della studentessa, pronta anche a denunciare chi ha condiviso sui social il video.

Una situazione in cui tutti hanno torto: dal professore che usa metodi fin troppo esagitati alla ragazza che si perde in conoscenze che dovrebbero essere basilari per una studentessa al sesto anno, fino alla madre che interviene senza alcun diritto nel mezzo di un esame per difendere la figlia.

Il problema vero che emerge dalla vicenda è infatti la condivisione selvaggia del video, una violazione totale della privacy di tutti i protagonisti, dalla studentessa alla madre, fino al prof: tutti facilmente rintracciabili e riconoscibili. 

Senza entrare dunque nel merito di chi abbia ragione, quello che appare chiaro da questa vicenda è l’irresponsabilità di chi ha diffuso online il breve filmato per mettere alla gogna di fatto tutti i protagonisti.

Sulla sfondo ci sono anche le falle dell’attuale sistema di DAD in ambito universitario: possibile che nel 2021 nessuno abbia pensato a come tutelare la privacy di studenti e professori coinvolti nell’uso delle piattaforme? 

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.