Si terrà il processo per la strage delle 13 studentesse universitarie in Spagna per il programma Erasmus, morte nell’incidente stradale in pullman sul quale viaggiavano il 20 marzo 2016. Tra le vittime c’erano anche 7 ragazze italiane, tutte a bordo del bus che trasportava 57 studenti Erasmus che viaggiavano sull’A7 di ritorno da Valencia.

LA MORTE DELLE STUDENTESSE ITALIANE – Lunedì è stato accolto il ricorso presentato davanti alla Corte di Appello di Tarragona dai genitori delle ragazze e dallo stesso pubblico ministero, la terza opposizione ad altrettanti tentativi di archiviazione. In quella tragedia morirono 13 studentesse, tutte tra i 18 e i 25 anni. Tra loro c’erano tre toscane: Elena Maestrini di Bagno di Gavorrano (Grosseto), Valentina Gallo di Firenze e Lucrezia Borghi di Greve in Chianti (Firenze).

L’INDAGINE SUL CONDUCENTE – L’unico indagato per la strage è l’autista del bus di 62 anni ma i genitori ritengono che le responsabilità vadano ricercate anche altrove: troppe lacune in termini di sicurezza anche nell’organizzazione di quel viaggio. In un primo momento l’autista aveva ammesso di essersi addormentato alla guida, circostanza confermata anche dalle testimonianze di alcuni studenti sopravvissuti alla strada e dalle consulenze di parte sulla scatola nera. Il conducente aveva poi ritratto la prima versione durante un interrogatorio. Altra questione dubbia ha riguardato l’indagine sul sistema frenante del pullman: gli investigatori catalani avevano escluso guasti strutturali, una successiva perizia aveva concluso che era impossibile stabilire se i freni funzionavano o no.

Redazione

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