Su giunta e conti a pezzi si scatena l’ipocrisia che fa solo male a Napoli

Napoli cola a picco in un mare di ipocrisia. Chi può lascia la nave senza voltarsi indietro, pronto a salire a bordo di quelle nuove di zecca, su una in particolare: quella capitanata da Gaetano Manfredi. L’assessore alle Pari Opportunità, Francesca Menna, e Ciro Borriello, delegato allo Sport, sono gli ultimi ad abbandonare l’armata Brancaleone di Luigi de Magistris e a salire sulla nave dell’ex ministro dell’Università: eccoli pronti a candidarsi con il Movimento Cinque stelle.

E così della rivoluzione arancione che incantò – o, meglio, ingannò – Napoli un decennio fa, resta poco o nulla. È una storia che non ha presente né futuro, se si pensa che Menna e Borriello, al pari dei loro ormai ex colleghi Raffaele Del Giudice e Marco Gaudini, hanno scelto di non sostenere Alessandra Clemente, erede naturale di de Magistris, preferendo navigare il più lontano possibile dalla candidata indicata dal sindaco uscente. Segno che il progetto politico di Dema è del tutto naufragato, dopo essere andato alla deriva per anni, mentre quello di Manfredi inizia ripescando proprio alcuni interpreti di quella fallimentare esperienza.

Le dimissioni e le giravolte degli assessori arrivano all’indomani di un’atra tempesta che si è abbattuta su Palazzo San Giacomo, cioè la mancata proroga del termine per l’approvazione del bilancio di previsione e del rendiconto che ora dovranno ricevere l’ok da parte del Consiglio comunale entro il 21 di questo mese, pena il commissariamento del Comune. Consegnata a tutti i consiglieri, la diffida firmata dal prefetto Marco Valentini ha fatto sobbalzare il sindaco de Magistris. A quasi tutti i Comuni siciliani, infatti, è stato concesso più tempo per mettere in ordine i conti. Non è andata così per Napoli e tanto è bastato al sindaco per tirare fuori dalla valigia, preparata per le sue trasferte in Calabria, la sua arma preferita: la demagogia. Dema non ha perso tempo e ha subito gridato alla discriminazione e all’ingiustizia, nel goffo e vano tentativo di nascondere il vero scopo della sua arringa: scongiurare la convocazione del Consiglio comunale.

«Non si comprende in che condizioni si possa, a pochi giorni dalla cabina elettorale, convocare un consiglio comunale con un quadro istituzionale e, soprattutto, politico totalmente mutato – ha detto de Magistris – Il rischio è che l’approvazione del bilancio, sulla pelle dei napoletani, diventi terreno di scontro politico elettorale a pochissimi giorni dal voto». Forse de Magistris non comprende come si possa fare, ma di certo sa che la convocazione del Consiglio non è un’idea stramba e inattuabile: le commissioni consiliari, infatti, si stanno riunendo regolarmente. Non c’è una ragione, quindi, per la quale non si possa riunire anche il Consiglio comunale.

Anzi, forse c’è: Dema non ha più una maggioranza, per lui il rischio di essere bocciato sul bilancio è concreto ed è proprio a questa circostanza che si riferisce quando parla di «quadro politico inopportuno». La verità è che il sindaco è stato il primo ad abbandonare la nave e non ha nessuna intenzione di tornare a bordo. E così, mentre alcuni tentano di rimanere disperatamente a galla e altri si affannano per assicurarsi un posticino sulle navi tirate a lucido, Napoli continua ad annegare in un mare di ipocrisia e inconcludenza.