L’analisi del voto è una pratica negli ultimi tempi un po’ trascurata che, tuttavia, in politica è fondamentale e nel ragionamento che segue assume un carattere necessario. Partiamo, dunque, da un dato acclarato: le elezioni europee ci hanno consegnato un Partito democratico in salute che ha incrementato i voti, sottraendo consensi sia al M5S che ad Azione e Iv, purtroppo non al centrodestra, ma questo è un altro discorso.

La mossa del PD

Rispetto alle Politiche del 2022, i voti sono aumentati anche in termini assoluti e, nonostante la maggiore astensione registrata in questa tornata elettorale rispetto alle politiche, il Pd è passato da 5,34 milioni di voti a oltre 5,4 milioni. Un risultato che ha rafforzato e premiato le scelte della segretaria, Elly Schlein, frutto del pluralismo delle candidature e di un partito che non si è chiuso e arroccato su sé stesso. Sono state messe in campo personalità autorevoli e radicate: amministratori locali molto apprezzati, parlamentari europei che hanno ben lavorato insieme a figure civiche socialmente impegnate e di spicco. Ciascuno si è sentito rappresentato e ha trovato candidati credibili per cui spendersi. Una scelta premiata dagli elettori che chiedono un partito forte e unito che non venga meno alla sua vocazione maggioritaria; ciò significa essere capaci di rappresentare tutta la società, senza delegare ad altri questo compito, incluse le sensibilità moderate e liberali, il mondo cattolico, i ceti produttivi. Peraltro, solo in questo modo il Pd potrà essere il baricentro di una coalizione larga in grado di costruire un’alternativa di governo.

L’ottimo risultato del PD al Sud

Al Sud, l’ottimo risultato del Pd è stato ancora più significativo. Nell’Italia meridionale, infatti, è stato il Partito democratico a totalizzare la maggioranza delle preferenze degli elettori: 24,32 per cento. Solo al Sud il Pd è primo partito. I candidati hanno ottenuto un numero di preferenze davvero significativo e, in questo quadro, è spiccata la rappresentanza campana con 4 eletti. Ciò è certamente dovuto al numero degli elettori campani, ma anche alla grande vitalità del partito locale. La giusta via per il Pd del Sud è coniugare il necessario rinnovamento con l’autorevolezza di una classe dirigente capace, sia nel partito che nelle Istituzioni. In questo contesto non possiamo trascurare la forte capacità di governo e di costruzione del consenso del Presidente della Regione Campania.

La carta De Luca

Per efficienza ed efficacia dell’azione di governo, la Regione è un modello di buona amministrazione; per autorevolezza, capacità di attrarre consensi, radicamento territoriale, abilità nello strappare voti anche a destra, Vincenzo De Luca rappresenta un indiscusso protagonista della politica del Mezzogiorno. Mi pare un elemento evidente, difficilmente contestabile, sul quale il Pd farebbe bene a riflettere, anche in ragione dei tatticismi esasperati e dalle bizze -anche le più recenti- di chi dovrebbe essere nostro alleato nella costruzione del campo largo. Alle prossime regionali varrà la pena puntare su un altro candidato e passare oltre un’esperienza di governo di qualità o questo invece è proprio un caso paradigmatico di continuità necessaria? Una domanda dirimente a cui la classe dirigente del Pd dovrà dare una risposta razionale e non masochistica.

Salvatore Margiotta

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