Il caso del Palamaragate
Sugli abusi delle intercettazioni Santalucia ricorda male…
Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia, al Comitato direttivo centrale di sabato scorso, riferendosi alle dichiarazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio e di altri numerosi politici sul tema delle intercettazioni, ha dichiarato, con un filo di ironia, “gli abusi li vogliamo colpire anche noi, ma diteci quali sono gli abusi”. Per agevolare il lavoro del presidente, è sufficiente far riferimento alla indagine della Procura di Perugia su Luca Palamara che ha terremotato il Consiglio superiore della magistratura.
Ecco una breve cronistoria. Il 29 maggio del 2019, verosimilmente gli organi investigativi essendo le intercettazioni in corso, hanno consegnato le relative informative ai quotidiani Repubblica, Corriere e Messaggero che poi hanno redatto articoli ‘fotocopia’ allo scopo di far dimettere cinque consiglieri del Csm non indagati che si erano incontrati con Palamara per ragioni del tutto estranee all’indagine umbra.
Come dichiarato dal procuratore di Perugia Raffaele Cantone pochi giorni fa al Senato, l’intercettazione del 9 maggio 2019, quella che appunto determinò le dimissioni dei cinque consiglieri, era stata ‘sprogrammata’ dal Gico della guardia di finanza che conduceva le indagini, essendo prevista quella sera una cena tra Palamara, il procuratore Giuseppe Pignatone, il presidente di sezione del Tribunale di Roma Paola Roja. Il Gico di Roma ha quindi scelto chi intercettare e chi no.
La ditta incaricata di eseguire le intercettazioni, la Rcs, ha depositato agli atti del procedimento, il 25 luglio 2019, i file log di programmazione del trojan inoculato nel telefono di Palamara in ordine alfabetico piuttosto che nella loro naturale consequenzialità cronologica. I file di log possono avere soltanto un ordinamento cronologico quindi su quel documento è intervenuta “la mano dell’uomo”, come dichiarato recentemente dall’ingegnere Lelio Della Pietra, uno dei consulenti ascoltati in Commissione giustizia al Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle intercettazioni, che lo ha alterato. Nelle giornate clou dell’indagine, Rcs ha apposto degli “zeri” innanzi ad alcune date del log della programmazione in modo da interferire sull’ordine dei comandi impartiti al captatore inoculato nel telefono di Palamara. Vi sono poi numerose registrazioni “orfane”, vale a dire senza una programmazione che risulti dal documento fornito da Rcs. Della Pietra, sempre al Senato, ha parlato di un “fucile che spara da solo”.
Anche questo dimostra che il documento di Rcs è stato alterato dalla “mano dell’uomo” poiché è stato cancellato il comando che ha generato quella registrazione. Infine, sono scomparsi ben quattro file audio. Vi è prova documentale che questi quattro file sono stati regolarmente trasmessi dal server CSS, che ha funzioni di transito, a quello a valle, ragion per cui il primo apparato non ha manifestato al riguardo alcun errore di funzionamento. La soppressione di questi quattro file audio dimostrerebbe che Rcs avrebbe scelto quali atti di indagini depositare nel procedimento penale e quali atti invece non depositare. Quanto sopra nella speranza di aver fornito a Santalucia qualche esempio di “abuso” da “colpire”.
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