Da mezzanotte alle quattro. Dal buio al buio. Come fosse la luce di prima lo sapremo quando arriveranno altre notizie. Come sarebbe stata la luce prossima non lo sapremo mai. È un detenuto che se ne è andato. Suicidio. Il carcere è quello di Vicenza. Un comunicato scarno del Garante nazionale dei detenuti. Un uomo si è suicidato a quattro ore dalla sua entrata nell’istituto detentivo veneto. La fase iniziale di un’ordinanza di custodia cautelare. Gli attimi, le ore più dure per chi s’incontra con le manette. Un trauma che comunque segnerà la vita per chi lo subisce. A volte l’esistenza la spezzano proprio gli esordi carcerari.

L’ultimo detenuto suicidatosi è il trentaquattresimo della trentatreesima settimana dell’anno. Un morto la settimana, con cadenza in aumento. Un essere umano che, forzatamente, affida la propria vita nelle mani dello Stato. Lo Stato, il Custode più prezioso della collettività. Un custode distratto, che almeno una volta alla settimana si dimentica del proprio ruolo. Che spesso, dentro la galera, il ruolo lo svolge male. Così, un affidato nelle mani dello Stato, ritorna alla famiglia giusto il tempo per salutarsi in chiesa e poi rilasciare una tempesta di lacrime al cimitero. Quasi nessuno lo sa, ma una famiglia, ogni settimana, per tutte le settimane dell’anno, scopre che lo Stato è un padre distratto, un cattivo padre. E ogni sette giorni un detenuto entra in carcere col buio, se ne va col buio, si perde nel buio.

Chi si toglie la vita non scrive mai un trattato sul proprio dramma esistenziale. Al massimo lascia qualche riga, sulla quale si esercitano le interpretazioni. Il suicidio è sempre un enigma, dovunque avvenga. Quando si realizza fra mura che per quanto buie dovrebbero essere sicure, una parte del giallo si scioglie, perché il carcere italiano può pure essere morte, lo abbiamo visto tante volte. E lo sappiamo: il morto di Vicenza è il trentaquattresimo. La prossima settimana un altro si perderà nel buio.

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E' uno scrittore italiano, autore di Anime nere libro da cui è stato tratto l'omonimo film.