Una piaga dilagante
Suicidio dopo servizio delle Iene: aprire una riflessione sulla solitudine e l’autostima social
Voglio parlarvi, oggi, di una terribile vicenda dove si intrecciano due tipi di realtà, quella virtuale e quella reale. Una vicenda terribile, conclusasi con un duplice suicidio. La storia è quella di Daniele, un giovane di 24 anni, che intesse una relazione virtuale, via chat, con una persona. Daniele è convinto di avere per molto tempo una storia con una ragazza, Irene, e su questa relazione riversa tutte le aspettative e i suoi sogni. Un legame vero, sincero, sul quale investe molto.
Cosa succede, però? Che Daniele scopre che la donna che riteneva essere la sua fidanzata, era in realtà un uomo, un uomo di 64 anni che si è spacciato per Irene e ha mantenuto con Daniele una relazione finché poi, molti mesi dopo, l’inganno è stato scoperto. Daniele non ha sopportato la delusione, la frustrazione, l’oppressione di non essermene accorto, un mix di dolore che l’ha portato ad impiccarsi nella sua stanza a soli 24 anni.
A questo punto, l’uomo che l’ha ingannato ha subito un processo, è stato denunciato e ha ricevuto una condanna per sostituzione di persona: è stato costretto a pagare una multa di 852 euro. Però, l’accusa della morte per conseguenza di reato, è stata archiviata. Poi l’uomo è stato rintracciato dal programma televisivo, Le Iene, il programma va in onda e questa mattina alle 7 il 64enne è tato ritrovato a terra, morto, da sua madre: si è suicidato con un mix di farmaci.
Quindi assistiamo ad una doppia tragedia, da una parte un ragazzo che non ha sopportato il dolore, la frustrazione di aver subito un tale affronto e dall’altra parte un uomo che non ha saputo superare il senso di colpa. Troppo spesso, purtroppo, si parla di queste ‘truffe amorose’ che rappresentano una piaga, quella della solitudine, si ricercano sul web quegli amori dove – forse per incapacità di potersi confrontare con persone reali – si affidano alla rete tutte le nostre aspettative. Purtroppo molto spesso ciò che è virtuale diventa un inganno, una trappola. E di queste storie bisogna parlare, perché sono molto più frequenti di quanto si possa pensare. E noi che ci occupiamo di comunicazione, che abbiamo la possibilità di veicolare massaggi importanti come questi, dobbiamo accendere un faro, far capire a i nostri ragazzi la distinzione che si deve fare tra reale e virtuale.
Ormai lo sappiamo, la maggior parte del nostro tempo la passiamo sul web, l’autostima dei nostri giovani, purtroppo, si basa sui like che ricevono. E’ importante accendere un faro perché questa può diventare una piaga dilagante. Prendiamo questo caso come avvertimento, affinché tragedie del genere non debbano avvenire più.
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