Governo contro il suicidio assistito. Prosegue lo scontro tra l’Esecutivo e la regione Emilia-Romagna, guidata dal dem Stefano Bonaccini. Dopo l’approvazione della delibera, avvenuta il 5 febbraio scorso (integrata e rafforzata nelle settimane successive), il consiglio dei ministri e il ministero della Salute hanno depositato, il 12 aprile, un ricorso al Tar dell’Emilia-Romagna per chiedere l’annullamento delle delibere di Giunta che davano attuazione al suicidio medicalmente assistito.

Una decisione che arriva dopo il precedente ricorso presentato dalla consigliera di Forza Italia Valentina Castaldini. La delibera, dando le linee di indirizzo alle Ausl, prevede istruzioni tecniche su come dare seguito alle eventuali richieste di suicidio assistito.

Suicidio assistito, il ricorso dell’Esecutivo

Nei giorni scorsi il ricorso annunciato nelle scorse ore dalla stessa Castaldini: “Il 12 aprile la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Salute hanno depositato al Tar dell’Emilia-Romagna un ricorso contro la Regione, in particolare contro la direzione sanitaria Salute della persona, per chiedere l’annullamento delle delibere di giunta che davano attuazione al suicidio medicalmente assistito nella nostra Regione. Le motivazioni, riportate nelle oltre 20 pagine del documento evidenziano la carenza assoluta di potere dell’ente di viale Aldo Moro in merito al tema e la contraddittorietà e illogicità delle motivazioni introdotte nelle linee guida inviate alle aziende sanitarie per la gestione del suicidio medicalmente assistito”. Una delibera sul fine vita era stata bocciata nei mesi scorsi in Veneto dopo il governatore Luca Zaia, ha dovuto fare i conti con il dissenso del suo stesso partito.

Il suicidio medicalmente assistito: 42 giorni per rispondere a paziente

Occorre ricordare che in Italia per il suicidio assistito, legale nel 2019 dalla sentenza della Corte Costituzionale, non è ancora regolamentato. Mancano infatti leggi nazionali o regionali che ne regolino modalità e tempistiche. Le due delibere approvate dalla giunta Bonaccini lo scorso febbraio per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, avevano come obiettivo quello di colmare il vuoto in materia del Parlamento e di mettere le aziende sanitarie nella condizione di garantire il diritto dei malati sancito da sentenza della Corte costituzionale (n.242/2019). Secondo le linee guida inviate alle aziende sanitarie dovevano trascorrere massimo 42 giorni dalla domanda del paziente alla eventuale esecuzione di procedura farmacologica.  Secondo l’iter previsto dalla delibera, entro tre giorni dalla presentazione della domanda del paziente la richiesta viene inviata alla Commissione di valutazione che accerta i presupposti clinici e personali, poi entro 20 giorni vengono svolte le prime visite mediche per verificare le condizioni del malato e, soltanto dopo aver ricevuto il parere etico del Corec, si ottiene il via libera, in modo che il suicidio medicalmente assistito possa essere eseguito entro i 20 giorni successivi.

In Italia per il suicidio assistito, reso legale nel 2019 dalla sentenza della Corte Costituzionale, mancano ancora leggi nazionali o regionali che ne regolino modalità e tempistiche. In attesa che il Parlamento ne discuta le Regioni cercano soluzioni.

 

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