Giorgia Meloni non è superstiziosa, lasciano intendere da Palazzo Chigi. Così la presidente del Consiglio adotta la stessa strategia che l’ha portata a finire fuori strada in Europa per ben due volte. Prima durante la formazione della nuova maggioranza a Bruxelles, poi nella frenetica settimana conclusasi con il voto su Ursula al Parlamento europeo. E sempre per il medesimo comportamento: giocare fino all’ultimo minuto utile a carte coperte.

Un atteggiamento che ha già indispettito e non poco i vertici dell’Unione. Anche oggi l’Italia è praticamente l’ultimo paese che non ha ancora inviato il suo nome per la nuova Commissione (la scadenza è il 30 agosto), per dire che lo hanno fatto Francia (Thierry Breton), Spagna (Teresa Ribera) e Olanda (Wopke Hoekstra). Anche se il nome è pressoché certo, Raffaelle Fitto, con una delega di primo piano (Pnrr, Bilancio e Coesione) e magari anche con una vicepresidenza esecutiva. O almeno queste sono le speranze della presidente del Consiglio e anche la spiegazione del ritardo: vuole essere sicura dell’impegno della von der Leyen.

Intanto in vista del 28 agosto (primo Consiglio dei ministri post-vacanze) e del 30 (vertice dei leader di maggioranza) si comincia a lavorare alla sostituzione del ministro pugliese. L’idea dello spacchettamento, senza appesantire il sottosegretario Alfredo Mantovano, sta prendendo piede. Potrebbe essere Roberto Cingolani (l’ad di Leonardo, a lungo tenuto in considerazione anche come alternativa a Fitto a Bruxelles) a gestire Pnrr, Coesione e Sud, mentre sugli Affari europei potrebbe assumere l’interim la stessa presidente per affidarlo poi a un esponente fidato di Fratelli d’Italia (si fa il nome del senatore Giulio Terzi di Sant’Agata).

Il prossimo ritorno a Roma servirà anche a fare il punto sulla tenuta della squadra di governo. E in modo particolare su quello che sta succedendo a Forza Italia. Ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha tenuto la posizione sullo ius scholae: “Svegliamoci, l’Italia è cambiata. Non cade il governo se abbiamo idee diverse”. Una baldanza salutata positivamente dal Pd. “Se non è una boutade agostana e fanno sul serio, vediamo in Parlamento e confrontiamoci”, commenta il senatore Alessandro Alfieri. Un canovaccio che si ripete sulle carceri. Forza Italia per tutto il mese ha promosso visite ispettive negli istituti di pena, denunciando il sovraffollamento delle strutture. Un attivismo che ha provocato parecchi malumori tra Via della Scrofa e Via Bellerio, soprattutto se all’affermazione di princìpi dovessero seguire atti parlamentari.

“Che si è messo in testa Antonio, e soprattutto Pier Silvio e Marina?”, si chiedono preoccupati gli alleati? La materializzazione dell’incubo è nell’ipotesi che i figli del fondatore alla fine si facciano convincere a una sfida sempre più pericolosa con Fratelli d’Italia e Lega, portando inevitabilmente all’esplosione della maggioranza. Un’ipotesi che, nella “fantaestate” della politica, basta ad aumentare ulteriormente la tensione.