Il caso e la polemica
Sulla morte del piccolo Joseph gaffe e imbarazzo del Pd per un post sui social (poi rimosso…)

«Il mare ha portato via con se anche i tuoi piccoli sogni. Perdonaci se non siamo riusciti a proteggerti!». Nella foto, l’inumazione del piccolo Joseph, il bambino di 6 mesi morto per le conseguenze del naufragio del barcone su cui viaggiava. Il post firmato dal gruppo Pd alla Camera (e poi cancellato) colpisce gli utenti della Rete e non solo. Perché il Pd è il partito che ha rifinanziato – perfino con un incremento rispetto all’anno precedente – la dotazione per la controversa Guardia costiera di Tripoli, un corpo armato di cui tutti conoscono le nefandezze. Militari fuori controllo che non rispondono ad alcuna convenzione internazionale e che in patria danno prova di spietatezza nelle condizioni disumane in cui arrestano e detengono i migranti. L’ondata di sdegno per la morte del piccolo Joseph suggerisce al Pd di cedere alla demagogia della bara bianca, che inquadra al centro del post che affida a Facebook.
«Lacrime di coccodrillo», commentano in tanti. «Insopportabile, ipocrita e tardiva questa retorica nel chiedere perdono dopo aver rifinanziato la guardia costiera libica», argomenta Riccardo Magi, Più Europa. Il deputato, già segretario di Radicali Italiani, è membro della commissione Affari costituzionali che si è riunita proprio ieri per esaminare il disegno di legge che converte il decreto 130 del 2020, Immigrazione, protezione internazionale e complementare. Magi non ci gira intorno: «Il punto sono le responsabilità politiche che anche il Pd ha, per quei provvedimenti che hanno comportato perdite ingenti». Più Europa punta il dito contro i timori da pull factor. «Si è convinti che organizzare una missione di salvataggio europea – come andrebbe fatto – possa costituire un fattore di attrazione. Tutte le ricerche lo negano. E questo è malcelato anche nelle parole della Ministra Lamorgese, e nelle pieghe dell’ultimo decreto». La giornata in I Commissione è stata tesa. Diversi esponenti del M5S hanno preso la parola in qualità di nostalgici del Conte I. Il mancato accordo ha spostato a domani il voto atteso sul decreto che dovrà mandare definitivamente in soffitta il lascito dei decreti Salvini.
Il responsabile affari umanitari di MSF è altrettanto offeso. Si dice «sconcertato» da quel «commento inaccettabile sulla morte di Joseph da chi sostiene questo governo, viste le politiche che il Pd continua a sostenere e votare». Rispetto al precedente governo, «c’è un po’ meno violenza verbale ma nei fatti le Ong sono sempre guardate con sospetto e il soccorso in mare continua ad essere boicottato», dice Bertotto. L’attuale decreto per lui «fa un po’ di maquillage, ma di fatto non cambia l’impostazione di criminalizzazione del soccorso in mare». Dal post su Joseph arriva anche la netta presa di distanze dell’ex presidente del Pd, Matteo Orfini, da sempre critico sulla linea dura contro le Ong. «È una comunicazione che funziona, genera interazioni, coinvolge. Però noi siamo politici, non influencer. Una riflessione che riguarda più in generale la politica e l’idea che essa trasmette di sé: noi non misuriamo il nostro successo in base ai like che prendiamo, ma per come riusciamo ad incidere sulla realtà che quei post raccontano».
Proprio per rispondere alla sordità della politica, tutte le Ong operative nei salvataggi ieri hanno dato vita al “Comitato per il diritto al soccorso”. A promuoverlo Emergency, Medici Senza Frontiere, Mediterranea-Saving Humans, ResQ-People Saving People, Proactiva Open Arms, Sea-Watch. Il Comitato è animato da giuristi ed esperti coordinati da Luigi Manconi, per il quale «il soccorso in mare non è solo un dovere ma anche un diritto». Occhi puntati oggi alle 11.30 alla Camera dove prenderà la parola la ministra dell’Interno, Lamorgese. Dopo la sua audizione in Commissione, la nuova legge va al voto. Ore finali per trovare un accordo. Più Europa e Leu marciano unite nel dire che non va punito chi effettua salvataggi nel rispetto delle convenzioni internazionali. «Su questo non ci deve essere il minimo dubbio. E dal Pd ci aspettiamo coraggio, finalmente si superi l’impianto della Bossi-Fini», conclude Riccardo Magi.
© Riproduzione riservata