La trama questa volta sembrava convincente, o meglio più convincente rispetto ai flop del recente passato, gli attori protagonisti decisamente più nella parte, come se fossero consapevoli che un altro disastro al botteghino sarebbe stato letale. Almeno per il buon nome e per le percentuali elettorali della compagnia.

Così sono trascorse giornate al fulmicotone, una sorta di ritorno al passato, con una nuova fierezza sugli scranni, richiami al Fondatore, “Lui avrebbe voluto così”, ammonimenti alla ‘preside’, “stavolta Giorgia deve capire, facciamo sul serio”, “bisogna smetterla con l’uso indiscriminato dei trojan”.

Spoiler: gli spettatori resteranno frastornati, la sceneggiatura non gira, troppi passaggi in chiaroscuro. Insomma non sarà il colpo grosso che pure si era invocato, ma una marcetta. Alla Camera, come per dare ragione a Matteo Renzi, Forza Italia in versione decisamente più dubitativa, quindi Forse Italia, alla fine non se l’è sentita: su minaccia del governo di dare parere contrario, è stato ritirato l’emendamento cardine che limita le intercettazioni ambientali e l’uso del Trojan solo ai reati di mafia e terrorismo, droga e traffico di migranti.

Contro gli emendamenti forzisti, in particolare, è arrivato il no di FdI e anche quello della Lega. Il deputato Tommaso Calderone, capogruppo in Commissione giustizia, ha ritirato la sua proposta poco prima che i relatori e il governo, con il viceministro Sisto, dessero il parere sugli emendamenti. Parere negativo, ovvero la minaccia di rendere palese la frattura. Esattamente quello che Antonio Tajani non può permettersi, da qui il riproporsi del dubitativo, Forse.

Che poi per raccontare l’accaduto più prosaicamente: il sottosegretario Alfredo Mantovano ha semplicemente detto che sui trojan non si poteva procedere, che il governo non lo avrebbe consentito. In pratica “vi conviene stare zitti e buoni”.

Lo schema comunque è antico: sulle intercettazioni, la maggioranza è in frantumi, e certo si potrà dire che non è una novità, né per questa maggioranza, né per altre maggioranze del passato. Da una parte c’è il partito che fu di Silvio Berlusconi che cerca di reagire, ed a tratti presenta proposte di buonsenso, poi spesso ritirate come in questo caso, dall’altra Lega e FdI che si schierano a difesa del Trojan indiscriminato, esattamente come Pd e 5 Stelle.

Attore non pervenuto il guardasigilli Carlo Nordio, consapevole dei niet che vengono dal partito della Presidente del Consiglio, sceglie di non far pesare i suoi intendimenti. Poi ieri, improvvisamente, il ‘contentino’ dell’esecutivo ai reprobi. Ovvero una volta uscito di scena il bersaglio grosso (i trojan), sul resto, ‘troviamo un accordo’.

Si tratta di tre proposte di modifica al decreto omnibus che hanno come prima firma quella del capogruppo in Commissione Giustizia Tommaso Calderone, approvati ieri dalle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia, dopo essere state accantonate il giorno prima.

Basta con le intercettazioni cosiddette “a strascico” ad eccezione di quando si tratta di reati per i quali è previsto l’arresto in flagranza obbligatorio come mafia e terrorismo, il primo.
Il secondo è sull’autorizzazione che il GIP dovrà dare all’intercettazione avanzata dal Pm “con autonoma valutazione”. Cioè non basterà più la sua semplice firma in calce al provvedimento come avvenuto sinora.

Il terzo recita: “nel verbale delle intercettazioni potrà essere trascritto soltanto il contenuto delle comunicazioni intercettate rilevante per le indagini” mentre “i contenuti non rilevanti ai fini dell’indagine non sono trascritti neppure sommariamente e nessuna menzione ne viene riportata nei verbali e nelle annotazioni della polizia giudiziaria”.
Il blitz di Forza Italia, annacquato alla Camera, ha avuto più successo al Senato, dove mercoledì Pierantonio Zanettin è riuscito a far inserire nella relazione sulle intercettazioni della commissione Giustizia, l’invito al governo di valutare una stretta all’uso del trojan per reati contro la pubblica amministrazione.

Phil

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