Sulle intercettazioni il governo trova l’accordo, in attesa del voto decisivo

Il Dl intercettazioni intercetta la crisi, e chi è all’ascolto farebbe bene a trascriverlo, per correrei ai ripari finché si è in tempo. Quello che le opposizioni giudicano il più grave attacco all’inviolabilità della persona, rischia di trasformare le frizioni della maggioranza in una insanabile frattura. La vera prova del fuoco per il Conte bis è attesa in queste ore. La Camera deve licenziare il Milleproroghe, sul quale è stata posta la fiducia. Stessa sorte che è altamente probabile tocchi anche al decreto Intercettazioni, atteso nel tardo pomeriggio nell’emiciclo di palazzo Madama. Pomo della discordia l’emendamento presentato dal senatore di Liberi e uguali Pietro Grasso che prevede la possibilità di utilizzare le intercettazioni anche per i reati per cui non si sta indagando, a patto che siano reati per i quali è previsto l’utilizzo degli ascolti. Una modifica sulla quale pesa non poco la posizione di Italia viva che in serata fa sapere di avere ottenuto la cancellazione dell’emendamento Grasso.

Fonti del partito, infatti, avevano chiarito che «sul dl Intercettazioni IV voterà lealmente la fiducia al testo proposto da Bonafede e approvato dal Cdm. Qualunque altra modifica potrà passare soltanto attraverso emendamenti condivisi da tutte le forze di maggioranza. Chi votasse emendamenti non condivisi con il resto della coalizione sarebbe responsabile della rottura della maggioranza».  Matteo Renzi ieri ha festeggiato l’ingresso nel suo gruppo del senatore Tommaso Cerno, dal Pd e della deputata Emanuela Rostan, da Leu. Via quindi l’emendamento a firma Grasso, inviso a Italia Viva, era spuntata una riformulazione del testo a firma del relatore Michele Giarrusso (M5S) che però era praticamente identico. Italia Viva a quel punto insiste «va bene il testo di Bonafede uscito dal Cdm o un testo che rispetti la sentenza della Cassazione, non capiamo perché ci si intestardisca su altro».

I senatori delle opposizioni presidiano la commissione e si scagliano contro la maggioranza: «Siamo alla farsa, siete ridicoli», dicono Balboni (Fdi) e Pillon (Lega). Il ministro D’Incà, che annuncerà in serata l’accordo, si divide tra le stanze della commissione dove sono in corso riunioni e confronti, l’aria è tesa. Il sottosegretario Andrea Giorgis (Pd), fa sapere: «Abbiamo trovato un equilibrio ragionevole», dice dell’emendamento Giarrusso. «Sarei stupito, sarebbe inspiegabile» se i renziani non votassero il nuovo emendamento, dice Franco Mirabelli (Pd), piuttosto esasperato.

Di certo, c’è che Italia Viva, anche dopo che il Cdm che ha licenziato nella riforma del processo penale il lodo Conte bis (lo ripetiamo: dal nome del deputato di Liberi e uguali Federico Conte) sul doppio binario per condannati e assolti, tiene il punto. Tant’è che è rispuntato come ordine del giorno al decreto Milleproroghe il lodo Annibali per la sospensione della prescrizione fino a fine anno. Trattandosi appunto di un ordine del giorno, quindi, non c’è fiducia che tenga, nel senso che, come tutti gli odg, dovrà essere comunque sottoposto al voto previsto per questa mattina. Si tratta solo della ciliegina sulla torta per un provvedimento il cui iter è andato avanti a singhiozzo, rimbalzando tra Aula e ritorni in Commissione. Per tacere dei rilievi della Ragioneria dello Stato.


Dalle opposizioni Forza Italia, con la senatrice Fiammetta Modena, ha già ripresentato per l’Aula il suo emendamento, bocciato in Commissione tra l’altro con 12 voti a favore e 12 contrari, per ridisegnare la cause di sospensione della prescrizione quando ci sono operazioni di stralcio delle intercettazioni. «Non ci arrendiamo, a maggior ragione – ha detto – trattandosi di un provvedimento oscurantista proprio per l’uso invasivo dei trojan». Una modifica che non lascia affatto indifferente Italia viva. Non a caso in Commissione il partito di Renzi ha già votato a favore dell’emendamento. E riserva sorprese forti, oggi. Lo dice Renzi ai suoi: «Ascoltatemi da Vespa, dirò alcune cose che possono avere un senso per il prosieguo della legislatura».

«Vogliono estendere la possibilità di lanciare il captatore, il famigerato trojan nei telefonini di tutti gli incaricati di un pubblico servizio – dettaglia la senatrice Modena al Riformista – inclusi i portalettere, gli infermieri e il personale medico, chi lavora nelle pubbliche amministrazioni, i cappellani militari: milioni di persone che possono essere spiate in mille modi. Si potrà avere accesso all’audio ambientale, attivare da remoto la camera per fare foto o video, ottenere lo screenshot delle conversazioni private, delle email e delle chat, Messenger, Whatsapp e Telegram. E si potranno collezionare i dati ritenuti interessanti anche al di fuori dell’inchiesta per la quale sono stati autorizzati inizialmente.

Dove verranno depositati queste enormi mole di dati sensibili non è noto; le Procure hanno già fatto sapere di non disporre di strumenti al riguardo. Dunque le nostre vite intime saranno consegnate a società private, senza certezze sulla privacy. E tutto questo per Decreto legge – con scadenza 29 febbraio – che poi deve contare su decreti attuativi che il Ministero delle Giustizia deve emanare avendo sentito il Garante della Privacy. Una situazione incredibile, perfino più grave come offesa alla civiltà giuridica dell’abolizione della prescrizione». Sembra di trovarsi tra le pagine di 1984, o peggio: George Orwell mai avrebbe immaginato, pur nei suoi scenari fantasiosi, di avere a che fare con Giarrusso e Bonafede.