Superbonus, Giorgetti come Draghi “uccide” Conte: “Non abbiamo creato una moneta parallela”

Breve, chiaro, conciso, perentorio. Nel mezzo di una crisi diplomatica nata soprattutto dalle parole e da come sono state dette – non saremmo probabilmente alla crisi con Parigi se il ministro Salvini e la presidente Meloni non avessero esultato sui social e sui canali istituzionali per il via libera francese alla nave Ocean Vicking – colpisce positivamente la postura del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Ieri mattina, nella conferenza stampa post consiglio dei ministri notturno, la premier Meloni ha illustrato, rivendicato e difeso le misure.

Nove miliardi che sono quasi tutti in scia con i provvedimenti del governo Draghi salvo alcuni effetti speciali – il contante fino a 5mila euro, la rateizzazione delle bollette con la garanzia di Sace, la firma del contratto per il settore scuola – anticipati rispetto alla legge di bilancio per tenere buona la stessa maggioranza in fibrillazione su altre due nuove misure: sarà estratto più gas dai nostri giacimenti nell’Adriatico (la Lega del nord non è d’accordo); è stato tagliato il super bonus edilizio che passerà dal 110% al 90%. Insieme al reddito di cittadinanza, il bonus è stato la seconda moneta di scambio del successo elettorale di Giuseppe Conte. Giorgetti lo ha “ucciso”.

Con poche, chiare e semplici parole. Accompagnate anche da una mimica assai perentoria. “Mi è già capitato di dire e lo ribadisco ora di non aver mai visto una misura (il superbonus, ndr) che costasse così tanto alla finanza pubblica, siamo ormai a oltre 60 miliardi, e fosse a beneficio di così poche persone, l’1,5% degli italiani per lo più con redditi medio-alti. Dunque la nostra è una scelta politica che mira a dare sostenibilità alla finanza pubblica e a tutelare soprattutto le famiglie in difficoltà che sono la maggior parte e meritano più attenzione”. La misura non sarà retroattiva. Sarò solo rimodulata perché aver detto “vi rifate la casa gratis con la riqualificazione energetica (cit. Giuseppe Conte, ndr) è stato un gravissimo errore”. Giusto tentare il rilancio del settore edilizio rimasto fermo nella pandemia tanto che poi ha fatto da traino anche alla restante crescita. Ma aver messo il rimborso dello Stato al 110% del valore dell’intervento si è tradotto in quella che già Mario Draghi aveva definito “la più grossa truffa di stato”. Complice, anche, di una parte dell’inflazione di questi mesi. Ma Draghi ha potuto fare poco stretto com’era tra le minacce dei 5 Stelle e un po’ di tutti perché le categorie di costruttori e architetti si sono fatte sentire a tutti i livelli e in ogni partito. Oggi però c’è una maggioranza politica netta che ha potuto decidere. Nonostante la contrarietà di Forza Italia.

Giorgetti è stato molto duro, piccato e ha mandato messaggi chiari soprattutto a Conte che infatti ha già assicurato “una battaglia durissima in aula per garantire i diritti di migliaia di persone e di un’intera filiera produttiva”. Ma sessanta miliardi di costi, un buco da 38 miliardi e tutto per l’1,5% degli italiani sembrano essere numeri che smentiscono l’ex premier. Quando ha parlato del credito di imposta (sempre legato al Superbonus) Giorgetti è stato ancora più perentorio: “Deve essere chiaro a tutti che non abbiano creato una moneta parallela”. In questo richiamo c’è tutta la capacità del tecnico di toccare il cuore dei problemi. “Bisogna fare una grande opera di verità a beneficio dei contribuenti e delle imprese – ha detto Giorgetti – Ci troviamo oggi a gestire una situazione molto critica. Il nostro obiettivo è fare in modo che i crediti d’imposta esistenti possano essere ancora scontati. Ricordo che il credito d’imposta, che è un beneficio per il contribuente, significa minori tasse che dobbiamo scontare nel bilancio dello Stato. Noi oggi ci facciamo carico anche di qualche difetto di calcolo e previsione del pasto visto il momento che abbiamo passato. Ma ora basta: nell’immaginario collettivo è passata l’idea che il credito d’imposta sia sostanzialmente moneta. Falso e oggi occorre uscire con urgenza da questa ambiguità”. Se ne facciano una ragione architetti, costruttori che hanno iniziato a chiedere correzioni e rinvii.

Si è più affidabili e rassicuranti quando si dimostra di controllare la materia con poche parole e messaggi netti. L’agenzia di rating Moody’s ha tagliato il pil italiano a -1,4% nel 2023. La Commissione Ue lo ha invece fissato a +0,3% in linea con la Nadef appena approvata. Chi ha ragione? “Noi crediamo alle nostre previsioni macroeconomiche e abbiamo fatto una stima prudente” ha assicurato il ministro dell’Economia. Prudente. Perché l’impatto della prossima manovra avrà effetti positivi. Punto. Stop. Per Giorgetti è stata la seconda conferenza stampa in una settimana. Ritmi inaspettati per uno che se vede un microfono diventa nebbia e sparisce. La sensazione – positiva – è che uno così non ci manderà a sbattere alla prima curva del bilancio, della finanza pubblica e del Pnrr.