Il calcio come lo abbiamo conosciuto fino a oggi probabilmente presto non esisterà più. Lo ha stabilito la Corte di giustizia europea che ieri si è espressa in una sentenza sul ricorso della cosiddetta “Superlega” contro quello che viene denunciato come monopolio illegale di Fifa e UEFA sull’organizzazione delle competizioni internazionali del gioco del calcio.
“Le norme della Fifa e della Uefa sull’autorizzazione preventiva delle competizioni calcistiche interclub, come la Superlega, violano il diritto dell’Unione”, poche parole per annunciare un tornado sul mondo del pallone che risulterà irriconoscibile agli occhi di chi è cresciuto ammirando ogni quattro anni le gesta dei grandi campioni protagonisti della Coppa del Mondo o celebrando come un rito la finale della Coppa dei Campioni.
Più della sentenza Bosman
Quella di ieri, per molti osservatori, avrà sullo sport più amato del pianeta effetti dieci volte superiori a quelli prodotti dalla celebre “Sentenza Bosman” che di fatto 28 anni fa liberò i giocatori dal vincolo di appartenenza al club. Era il 15 dicembre del 1995 e la sentenza della Corte di giustizia europea, chiamata in causa da un onesto calciatore belga, di fatto spezzò le catene che da sempre legavano i calciatori alle società e mutò radicalmente lo scenario dei trasferimenti e degli ingaggi. 23 anni dopo sempre sotto l’albero di Natale l’Europa lascia un pacco dono che non sarà sicuramente gradito a chi fino a oggi ha gestito il potere di questo sport miliardario – la Fifa e la Uefa – garantendo però una omogeneità e un sistema sportivo che con ogni probabilità da qui a qualche anno avrà poco in comune a quello che abbiamo conosciuto fino a oggi.
La sentenza di ieri sembra lasciare poco spazio anche a un eventuale potere di veto delle federazioni. “Una competizione come il progetto della Superlega non deve necessariamente essere approvata”, specificano i giudici di Lussemburgo mettendo in evidenza come le norme della Fifa e della Uefa sull’approvazione preventiva delle competizioni di calcio per club siano “contrarie al diritto della concorrenza e alla libera prestazione dei servizi”. I poteri delle due federazioni, viene spiegato, non sono soggetti a un quadro normativo “trasparente, oggettivo, non discriminatorio e proporzionato”.
Sentenza corte di giustizia europea e Superlega: La reazione UEFA
Timida la reazione della Uefa secondo la quale non ci sarebbe nessun parere negativo al monopolio di Uefa e Fifa sulle competizioni calcistiche. Aleksander Ceferin, presidente del massimo organismo europeo, si è limitato a ricordare che “il calcio non è in vendita. Oggi abbiamo avuto l’ulteriore conferma che quello della Superlega è un progetto chiuso, e non aperto”.
Tutt’altra musica per chi ieri è stato premiato dalla sentenza. “Abbiamo ottenuto il diritto di competere. Il monopolio Uefa è finito. Il calcio è libero. I club sono ora liberi dalla minaccia di sanzioni e liberi di determinare il proprio futuro”, sono state le prime parole di un raggiante Bernd Reichart, ceo di A22, la società sostenuta da Barcellona e Real Madrid che punta a sviluppare il nuovo progetto. “Per i tifosi: proponiamo la visione gratuita di tutte le partite della Super League. Per i club: le entrate e le spese di solidarietà saranno garantite”, si è affrettato a promettere Reichart.
Il paese dei balocchi insomma è dietro l’angolo. Ne sono convinti in Castiglia e in Catalogna, per Florentino Perez presidente del Real: “Da oggi i club di calcio saranno padroni del proprio destino. 70 anni fa abbiamo fatto un passo da gigante per il calcio con la creazione della Coppa dei Campioni e ora abbiamo il dovere di dare la spinta di cui il calcio ha bisogno. Serve una competizione aperta a tutti, che imponga il merito e il rispetto del fair play finanziario”.
Acerrimo nemico sul campo ma stavolta in perfetta sintonia con il club madridista, il Barcellona si è detto soddisfatto per una decisione che “apre la strada a una nuova competizione calcistica di alto livello in Europa”. Alla terza squadra di Spagna, l’Atletico Madrid, il compito di ricordare che il resto del calcio nazionale la pensa in maniera diametralmente opposta: “La comunità calcistica europea non sostiene la Super League europea. Germania, Francia, Inghilterra, Italia, Spagna (ad eccezione di Real Madrid e Barcellona), si oppongono alla Superlega. Sosteniamo la tutela della più ampia famiglia del calcio europeo, la preservazione dei campionati nazionali e la garanzia della qualificazione alle competizioni europee attraverso le prestazioni sul campo ogni stagione”, tuonava un comunicato della società biancorossa diramato nel pomeriggio.
L’altra posizione
In Gran Bretagna ha preso posizione direttamente il governo. “Il tentativo di creare una competizione separatista è stato un momento decisivo per il calcio inglese ed è stato universalmente condannato dai tifosi, dai club e dal governo. All’epoca abbiamo intrapreso un’azione decisiva avviando la revisione della governance del calcio guidata dai tifosi, che richiedeva la creazione di un nuovo regolatore indipendente per il calcio inglese. A breve presenteremo una legislazione che renda tutto ciò una realtà e impedirà ai club di partecipare a competizioni separatiste simili in futuro”, avvertiva una nota del Dipartimento per la Cultura, i Media e lo Sport.
Intanto però è già pronta la formula della nuova competizione, un torneo con 64 squadre divise in tre leghe: la “Star” e la “Gold”, formate da 16 squadre ciascuna, la “Blue” composta dalle rimanenti 32. Più che un torneo una sorta di parco giochi a tema. “Solo nelle fasi finali delle competizioni vediamo che c’è un picco di ascolti, servono nuove idee. Si partecipa per merito sportivo”, ha assicurato Reichart dimenticandosi però che non sempre chi merita garantisce ascolti e viceversa.