Le elezioni fantasma
Suppletive della Camera, Renzi punta ci crede: “Sorpresa in arrivo”

Manca una settimana alle elezioni fantasma. Quelle in cui per la prima volta, se i fatti non cambiano, quasi nessuno andrà a votare. Già, perché si voterà tra otto giorni, il 16 gennaio, per la Camera dei deputati. A Roma. In un solo collegio, quello del centro: Roma1. Quello più importante, tanto da essere stato il simbolo della contesa storica tra Silvio Berlusconi alla sua prima prova elettorale e il nascente Ulivo che vi candidò su indicazione di Ciampi il suo autorevole ministro del Bilancio, Luigi Spaventa.
Dagli scontri titanici di ieri alla nebulosa di oggi: dopo le dimissioni di Paolo Gentiloni, diventato Commissario europeo, è stato il primo agone su cui Roberto Gualtieri ha misurato la sua popolarità romana. Eletto Sindaco della Capitale, il seggio è tornato vacante. Al centro di una non-campagna elettorale: una corsa di cui non parla il servizio pubblico Rai, per la quale non esiste alcuna forma di informazione e di propaganda. C’è da scommetterci: quando decine di istituti scolastici della Capitale, appena rientrati post vacanze di Natale, torneranno a chiudersi per diventare seggi elettorali, saranno in molti a cadere dalle nuvole. E dire che gli elettori interessati sono quasi 160.000: vanno dall’intero Centro storico, con i suoi venti rioni, a Trastevere, Prati, Flaminio e Delle Vittorie. Fino a oggi è stata una campagna elettorale inesistente, complici le vacanze invernali, l’emergenza Covid che peggiora di giorno in giorno, l’attenzione dei media tutta rivolta verso il Colle.
Di fatto nessuna iniziativa pubblica, nessuno spazio pubblico per i protagonisti. Con due eccezioni. Qualcuno ha infatti potuto orecchiare una intervista a La7, ospite di Andrea Pancani a Coffee Break, della candidata del solo Pd, Cecilia D’Elia. E ieri sera a scuotere la situazione dal torpore è sceso in pista Matteo Renzi, con un bagno di folla che lo ha visto protagonista dell’unico incontro pubblico finora in programma del suo candidato, Valerio Casini. “Tra gli elettori che incontro, nessuno sa che si vota”, lamenta Casini. Che non perde la speranza: “Ci potrebbero essere sorprese, perché comunque tra chi andrà a votare ci stiamo facendo conoscere, e in questo collegio la mia lista (al Comune, ndr) aveva appena preso il 30%, con il Pd al 17% e la Lega al 5%”, riassume il candidato di Iv. «Tra populismo di destra è di sinistra siamo noi il centro riformista che i romani privilegeranno», dice Renzi che pregusta una «sorpresa per questa prima volta in cui si vota il simbolo di IV». Al Riformista confida: «Qui la lista Calenda ha preso il 30%, quegli elettori sanno di trovare nel nostro candidato la migliore espressione dello stesso schieramento che ha corso per il Comune».
Il più votato dei neoeletti consiglieri comunali di Roma ha messo la faccia su una sfida che altri hanno preferito evitare. Enrico Letta aveva fatto il nome di Giuseppe Conte, ma il Re Tentenna ha declinato. “Sono troppo occupato a riorganizzare il Movimento”, ha fatto sapere. Tanto impegnato da non riuscire a candidare nessuno con le insegne dei Cinque Stelle, ed è anche questo un segnale. E il Pd è così passato dal massimo allargamento alla chiusura a riccio, con un nome di bandiera, quello della componente della segreteria di Letta, D’Elia, vicinissima a Zingaretti, che è stata preferita ad Enrico Gasbarra e candidata senza consultare nessun altro. “Il Pd decide di andare avanti senza confronti. Abbiamo cercato un punto d’incontro per l’ultima volta. Il Campo largo non esiste. Non evocatelo più”, ha chiosato Calenda.
In effetti anche il leader di Azione, che inizialmente aveva preannunciato di voler correre in prima persona, è uscito dai radar. Casini aveva in agenda una iniziativa pubblica anche con lui, ma i giorni passano e la conferma non arriva. Se il Campo largo non si vede, anche la casa comune dei riformisti si fa attendere. Nel centrodestra invece è in corsa Simonetta Matone, oggi capogruppo Lega in Campidoglio. Era stata lei, magistrata che aveva seguito Enrico Michetti in una non felicissima campagna a Sindaco. E sarebbe in gara anche un outsider, l’imprenditore Lorenzo Vanni, proprietario di un noto bar-ristorante di via Col di Lana, che forte di amicizie Rai e non solo si presenterà come indipendente. Sarebbe, perché di queste elezioni non sa nulla nessuno, tra gli elettori del collegio. L’incidenza della pandemia non autorizza ottimismo: se la tendenza dei contagi non sarà invertita, la paura terrà lontani dalle urne la maggior parte degli aventi diritto. Il collegio Roma1, ignorato dagli elettori e abbandonato dai partiti, si conferma il collegio-simbolo della politica italiana.
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