Sei Punte
La decisione
La Svizzera vuole fermare i finanziamenti all’Unrwa, troppa corruzione e illeciti. L’agenzia Onu ammette: scuole usate dai terroristi
Bisogna fare un salto in Svizzera per osservare con più intelligenza delle cose gli incroci delle requisitorie e dei reclami contro il “raid israeliano su una scuola di Gaza” che – mercoledì – ha tragicamente fatto un certo numero di vittime tra il personale dell’Unrwa, cioè l’agenzia dell’Onu per il sussidio dei rifugiati palestinesi in Medio Oriente.
Perché in Svizzera? Perché l’emblema della Confederazione che incombe dalla cupola di Palazzo federale a Berna (è lì sotto che si riunisce e decide la vecchia democrazia elvetica), proprio l’altro giorno assisteva al montare della maggioranza con cui il Consiglio Nazionale approvava una mozione strepitosa: destituire l’Unrwa dal ruolo di intermediazione esclusiva che fa di quell’agenzia il protettorato in cui si ingolfa – nell’attesa di finire in ruberie, finanziamenti illeciti e usi criminali – il fiume di miliardi della cooperazione internazionale. La mozione è stata presentata e approvata da una delle due Camere sulla scorta del rilievo che l’azione dell’Unrwa “apre le porte alla corruzione e al dirottamento delle risorse verso le organizzazioni terroristiche”, che finiscono in quel modo “invece di essere utilizzate per costruire un’economia efficiente”.
Per queste ragioni, la mozione impegna il governo a ricercare soluzioni alternative che, nel quadro di intervento delle Nazioni Unite, possano garantire che gli aiuti pervengano effettivamente alla popolazione palestinese anziché essere sequestrati e gestiti da quel circuito di dissipazione e corruttela. Naturalmente (era superfluo) l’incartamento svizzero non indugiava sui particolari delle responsabilità dell’Unrwa, vale a dire la pluriennale e documentata destinazione (inconsapevole, per carità) dei propri edifici a depositi di armi, la documentata utilizzazione delle risorse per il finanziamento di attività scolastiche rivolte all’indottrinamento dei bambini palestinesi all’odio anti-ebraico e alla militanza terroristica, la documentata presenza, nei ranghi dell’agenzia, di personale che ha partecipato fattivamente ai massacri del 7 ottobre, e via di questo passo.
Ora lasciamo Berna (si sarà capito, a questo punto, perché siamo partiti da lì) e arriviamo alla strage nella scuola di Gaza. Prima, tuttavia, varrà la pena di ricordare che l’iniziativa elvetica non promana esattamente da uno sfegatato e pregiudiziale amico di Israele. Proprio la Svizzera, infatti, quando si trattò – giusto nel luglio di quest’anno – di consegnare all’Aia le proprie osservazioni sul parere che la Corte Internazionale di Giustizia avrebbe dovuto rendere a proposito delle pratiche israeliane nei Territori Occupati, argomentò con risolutezza che molte di esse “interferiscono con il godimento dei diritti umani” della popolazione palestinese “e sono anche illegali in termini di diritto internazionale”. La richiesta che l’Unrwa sia esautorata non viene dunque da chi tiene bordone al Paese sodale.
Ed eccoci alla scuola e alla strage. L’immancabile segretario generale dell’Onu (immancabile su Israele: su altro è distratto) ha ovviamente emesso la sua dichiarazione di condanna: “Ciò che sta accadendo a Gaza è totalmente inaccettabile”, ha strillato, manifestando la propria esecrazione perché “tra le vittime ci sono sei dei nostri colleghi dell’Unrwa”. “Queste drammatiche violazioni del diritto internazionale umanitario”, ha aggiunto, “devono cessare immediatamente”. La dichiarazione di Guterres era di poco successiva a quella della stessa Unrwa, che pure denunciava la tragedia ma con una “coda” di inopinato supplemento curiosamente sfuggito sia al segretario generale sia, ci pare, ai più (per esempio al solito Josep Borrell, plenipotenziario degli Esteri della Ue, così come al ministro degli Esteri del Regno Unito e a quello irlandese, nonché al ministero degli Esteri tedesco e a un buon corteo di altri indignati dichiaratori tanto spicci quanto di vista appannata). E che ha detto l’Unrwa, cioè proprio la pretesa vittima principale dell’ennesima strage di marca sionista? Ha detto questo: “Invitiamo tutte le parti in conflitto a non utilizzare mai le scuole o le aree circostanti per scopi militari o di combattimento”.
Ohibò! “Tutte le parti in conflitto”. Viene una domanda (si perdonerà il latino): e chi cacchio utilizza le scuole e le aree circostanti per scopi militari o di combattimento? Netanyahu? Il ministro della difesa Gallant? Pare di no. Loro fanno altro. Loro fanno il genocidio, colpendo le scuole e le aree circostanti occupate da quelli che le usano per scopi militari strafottendosene (si scusi il francese) dei civili e anzi usandoli come sacchi di sabbia. I dipendenti dell’Unrwa sono, alternativamente, vittime o corresponsabili di chi fa quell’uso criminale di quelle strutture.
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