Il servizio civile universale è un’importante opportunità per i giovani, che possono dedicare un anno della loro vita al volontariato, svolgendo attività di utilità sociale in vari settori di intervento, come l’assistenza, la protezione civile, il patrimonio, la cultura, la sostenibilità e lo sport. Il servizio civile universale rappresenta un’occasione di formazione e di crescita personale e professionale per i giovani, che sono una risorsa indispensabile e vitale per il progresso culturale, sociale ed economico del paese. Il servizio civile universale si basa sui principi di difesa, non armata e non violenta, della Patria, di educazione, di pace tra i popoli e di promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana. Tuttavia, con la legge di bilancio 2023, il governo ha ridotto in modo significativo i fondi destinati al servizio civile, passando da 311 a 111 milioni di euro. Questa decisione ha comportato una riduzione drastica dei posti disponibili, passando da 71.550 a 52.236 per il 2024.

Questa scelta ha suscitato forti proteste da parte di associazioni, enti e volontari, che hanno denunciato le conseguenze negative di questo taglio sul servizio civile. Uno degli impatti più evidenti di questa riduzione di fondi è stato quello sul Sud Italia e sulle isole, che nel 2022 avevano il 36,47% dei volontari di servizio civile. Questo taglio ha creato uno squilibrio che penalizza territori già svantaggiati, che hanno bisogno di più interventi e di più opportunità per i giovani. Il servizio civile, infatti, svolge un ruolo cruciale nel supportare le comunità bisognose, fornendo assistenza a persone vulnerabili, come anziani, disabili, immigrati, minori, promuovendo la cultura, preservando l’ambiente e diffondendo valori di pace e cittadinanza attiva. Il servizio civile, inoltre, contribuisce allo sviluppo locale, favorendo la creazione di reti e di sinergie tra enti, associazioni e comuni, e stimolando l’imprenditorialità e l’innovazione sociale. Tuttavia, questo nuovo scenario ha favorito grandi enti e associazioni a scapito dei comuni, compromettendo progetti locali e il loro sviluppo. Molti enti, infatti, hanno dovuto rinunciare a proseguire i progetti già avviati, a causa della mancanza di risorse e di garanzie.

Questo ha determinato una perdita di qualità e di continuità del servizio civile, che rischia di diventare un’esperienza marginale e non più un’alternativa valida al servizio militare. Sebbene il governo abbia giustificato il taglio come necessario per affrontare emergenze come quella energetica, questo ha generato scontento e ha messo in luce una contraddizione: la diminuzione dei fondi destinati ai giovani, contrariamente alle affermazioni ufficiali di sostegno. Il governo, infatti, ha dichiarato di voler investire sulle politiche giovanili e sul servizio civile, inserendoli tra le priorità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ma ha poi operato una scelta incoerente e dannosa, che va nella direzione opposta. È evidente come questa riduzione di fondi abbia compromesso il futuro dei giovani e il tessuto sociale del paese, mettendo a rischio un’opportunità di crescita e partecipazione per le nuove generazioni. La manovra economica del governo, pur affermando il suo impegno verso la gioventù, mostra una netta contraddizione tra parole e azioni, ignorando le esigenze dei giovani desiderosi di contribuire al bene comune. Il servizio civile universale, infatti, non è solo un dovere, ma anche un diritto dei giovani, che devono poter scegliere liberamente di dedicare un anno della loro vita al volontariato, senza subire discriminazioni o penalizzazioni. Il servizio civile universale, inoltre, non è solo un costo, ma anche un investimento per il paese, che può contare su una generazione di giovani motivati, responsabili e solidali, capaci di affrontare le sfide del presente e del futuro.

* Delegato Sicilia del Servizio Civile Universale

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