Taglio dei parlamentari, il dilemma tra decurtare poltrone e togliersi la voce

Ora i cittadini italiani possono scegliere. E con loro possono scegliere anche tutti coloro che nel mondo dell’informazione e della comunicazione possono influenzare, orientare, argomentare in vista del referendum. Non si tratta di tagliare posti, prebende, stipendi ma si tratta di tagliarsi le corde vocali con cui far sentire la propria voce e le mani con cui poter determinare i propri destini. Certo chi pensa che la Politica sia inutile penserà che avere qualche centinaio di politico in meno sia già un bel risultato. Ma per assurdo dovrebbe riflettere che se si vuol dare per scontato che i politici non possono che essere parassiti che fanno danno allora averne meno renderà semplicemente ognuno più dannoso, meno diluito per così dire nella propria supposta velenosa influenza.

Se invece ci si prova a convincere che il tema è aver buoni politici e si prova a capire che cosa impegna l’attività di ognuno non solo e non tanto nell’Aula, che può apparire affollata, ma in ognuna delle quattordici commissioni e delle centinaia di temi specifici da presidiare, in ognuno dei territori così diversi di cui è composta la nostra lunghissima penisola, si arriverà velocemente a cogliere che i numeri pensati dai Costituenti non erano estratti a sorte e che anzi, visto l’aumento della popolazione, sarebbe stato utile un correttivo ma a crescere, non a diminuire. Certo si aprirebbe altro ragionamento sulle funzioni, sulla relazione tra le due Camere, sul bicameralismo stesso, e persino sul rapporto di sussidiarietà tra poteri che potrebbe ben prevedere una diversa organizzazione e una conseguente diversa distribuzione anche delle risorse umane e materiali, senza alcun approccio conservatore e nemmeno sacrale nei confronti della Costituzione.

E tuttavia davvero non si individua una sola ragione per cui questo taglio in sé e per sé potrebbe avere esiti positivi. Per cui si attivino i cittadini, gli opinionisti e gli intellettuali, la Società e colgano lo spazio referendario per esprimersi in scienza e coscienza. E soprattutto si attivino gli organi di informazione, la stampa, le televisioni perché senza il loro impegno non ci può essere attenzione, dibattito, scelta consapevole. Conoscere per e prima di deliberare. Al legislatore rimarranno in capo in ogni caso molti compiti, non ultimo quello, nella malaugurata ipotesi di una conferma del taglio, di trovare le modalità per garantire le minoranze di varia natura: politiche, culturali, di territorio, che sono il vero sale della democrazia, che o è pluralismo o non è.

Non esiste una democrazia nella omologazione. E tali correttivi non potranno essere affidati a una pur importante riforma elettorale, che dovrà prevedere nel caso forme di tutela dei più deboli a scapito dei più forti, necessariamente, ma sarà necessario pensare che questa caratteristica delle leggi elettorali post taglio venga sancita da un esplicito principio aggiuntivo da inserire in Costituzione. A questo occorrerà lavorare il giorno dopo, da qui ad allora esistono ancora tutti gli spazi perché prevalga il possibile contro il probabile. Con il contributo di ognuno e di ciascuno, secondo la propria coscienza.