Il baricentro del governo
Tajani, la battaglia sullo ius scholae e le distanze da FdI e Lega: a Bruxelles è anche una questione di immagine
L’ammiragliato di palazzo Chigi ha dato ordine agli incrociatori di sparare a salve verso Antonio Tajani per avvertirlo che sta sbagliando nel battagliare a favore dello ius scholae. Colpevole di proporre una legge, di cui non c’è nel programma del governo Meloni e non è per nulla una priorità, è l’accusa che gli muovono FdI e Lega. Per di più, reo di destabilizzare il governo, per cui farebbe il gioco dell’opposizione, secondo gli esponenti leghisti.
Il rapporto col mondo cattolico
Si potrebbe mettere la mano sul fuoco, lungi da Tajani che abbia una intelligenza con l’opposizione e mai e poi mai provocherebbe la crisi di governo. Tant’è che afferma, riferendosi allo ius scholae, che “una nuova visione della società è dell’Italia non è una priorità”. Tuttavia, rivendica di essere una forza di idee liberale, la cui attenzione al cambiamento non verrà mai meno. Se, da un lato, ha messo un freno all’applicazione della riforma dell’autonomia differenziata, dall’altro, il rapporto con il mondo cattolico, CISL in testa, resta fondamentale nella sua strategia politica.
All’interno di Forza Italia, c’è stato chi ne approfittato, sulla questione dello ius scholae, per fare a Tajani la fronda, facendo sponda con Salvini. Nella polemica, sorta attorno alla concessione della cittadinanza agli stranieri, il programma di governo è diventato una sorta di tabù o, meglio ancora, di dogma inviolabile, per cui l’ordine impartito da palazzo Chigi è di fare la politica dello struzzo e alcun cambio di paradigma davanti a tutto quello di sommovimento di nuovo e di buono che la società reale propone. Questo atteggiamento di chiusura a riccio e dello status quo ante è, altresì, una cortina fumogena, un alibi bell’e buono, per nascondere le singole paure.
La presenza agguerrita
Salvini ha timore che Vannacci vada via per la sua strada, la Meloni ha timore di perdere consensi a favore di Salvini e, per di più, a vantaggio di Vannacci, dato che un cote’ di FdI la pensa come il generale. Finora, la Meloni era per la logica “pas d’ennemis a’ droite”, adesso, con Vannacci, la premier ha una presenza agguerrita a destra. A ben vedere, le tre forze politiche, che danno vita al governo Meloni, hanno votato FdI in un modo, la Lega in un altro e Forza Italia in un altro ancora, per la presidente della Commissione dell’Unione europea, Ursula von der Leyen. Non è da prendere sotto gamba il caso, perché l’Italia è uno dei paesi fondatori dell’Ue e la presidente Meloni, votando contro la vdL, ha messo in crisi il ruolo storico italiano nell’ambito dell’Ue.
La battaglia sullo ius scholae
Con questo voto differenziato, il baricentro dell’Italia si è spostato sul versante dei governi illiberali sovranisti. Grazie ad Antonio Tajani, facendo votare FI a vdL, l’Italia ha mantenuto il rapporto con la maggioranza Ue. Il problema non è il funambulesco Salvini, di cui ne abbiamo viste di tutti i colori, ma del suo compagno di viaggio Vannacci, il quale non si offende se viene definito fascista. Le cui provocazioni hanno forti rigurgiti “repubblichini”, i cui revival non depongono a favore del governo Meloni. Oltretutto, Vannacci inclina molto il governo a destra destra. A fronte del fatto, del voto contrario di FdI e della Lega contro la vdL, Antonio Tajani non ha proferito verbo e ne aveva ben donde, pur consapevole che è stato un errore che si potrebbe pagare caro sulla nomina del Commissario Ue. La battaglia sullo ius scholae è una istanza di civiltà, oltre che politica, giuridica, economica, sociale e culturale. A tutt’oggi, per acquisire la cittadinanza, occorre una residenza lunga dieci anni, come condizione per essere riconosciuta. Come si fa ad ignorare un bambino nato in Italia da genitori stranieri dovrà aspettare 18 anni per diventare cittadino italiano conoscendo la lentocrazia italiana, neanche per sogno, dieci anni, ma dovrà passare molta acqua sotto i ponti, per il riconoscimento.
Antonio Tajani, cui è riconosciuta una certa autorevolezza nell’ambito sia europeo sia in quello del Partito popolare, di cui è leader Manfred Weber, non può smentire sé stesso e il partito di cui è il capo davanti allo spostamento dell’esecutivo italiano verso i governi e i partiti della peggior specie. Egli deve dar conto ai suoi partner del Ppe, che Forza Italia non è risucchiata dalla politica di FdI e della Lega. Al dunque, Tajani lotta, per tenere il baricentro del governo più al centro e a Bruxelles e lo ius scholae è servito anche per questa causa.
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