Serve una nuova tassa? Il dibattito
Tassa patrimoniale, come funziona la proposta populista che non risolve nulla

“Anche i ricchi piangano”. La scritta campeggiava sul manifesto che Rifondazione Comunista affisse alla fine del 2006. Al centro del manifesto vi era uno yacht di lusso. Variamente distribuite erano le scritte “finanziaria 2007”, “Rispettare il programma”, “Difendere i più deboli”, nonché il logo de L’Unione (la coalizione che faceva capo a Romano Prodi) e del partito di Rifondazione Comunista. Il manifesto celebrava l’introduzione di una tassa a carico dei possessori di imbarcazioni. Ovviamente, affinché il gettito non fosse del tutto irrisorio, non furono tassate solo le imbarcazioni di lusso, ma anche le imbarcazioni cui poteva accedere la classe media che aveva amore per il mare.
È noto come è andata a finire. Le imbarcazioni di lusso degli italiani sono passate, con vari stratagemmi, ad altre bandiere ed hanno cessato di venire in Italia. Molti di quelli che non hanno potuto farlo hanno abbandonato la nautica ed il risultato è stata la distruzione di un intero comparto economico, che dava lavoro a centinaia di migliaia di persone. Quella legge stupida è stata poi abrogata, ma quel settore ha dovuto affrontare la generale crisi economica successiva essendo già piegato e non si è più ripreso. Successivamente, nella finanziaria 2017, è stata introdotta una norma volta a favorire i ricchi e, soprattutto, i super ricchi che si trasferiscono in Italia: per i redditi esteri, quale che sia il loro ammontare, è prevista una imposta di soli € 100.000. Si tratta della norma che ha avuto un peso nel convincere Ronaldo a trasferirsi alla Juventus. La finalità è quella di far beneficiare l’economia nazionale della propensione alla spesa dei super ricchi. E, per questa via, di incrementare i posti di lavoro.
Questa premessa è per dire, con esempi concreti, che il tema della tassazione e, per quello che qui interessa, della patrimoniale, se visto con gli occhiali deformanti dell’ideologia, offre frutti avvelenati, capaci di smentire proprio quei sentimenti di equità invocati dall’ideologia. Finisce con il costituire espressione di quel populismo che cerca il consenso attraverso un pauperismo truffaldino, che approfitta delle frustrazioni popolari. Un po’ quello che fa Salvini con l’immigrazione. Ed ora la proposta che vede, come primi firmatari, gli onorevoli Fratoianni ed Orfini e grande sostenitrice l’onorevole Boldrini. Il leitmotiv delle dichiarazioni dei proponenti è: la nostra Costituzione prevede la progressività dell’imposta e, dunque, non vi è niente di scandaloso che chi sia super ricco contribuisca in questo momento di crisi acuta. Sono due affermazioni prive di senso.
La prima perché il sistema fiscale italiano è già ispirato al principio di progressività per i redditi: si va da una aliquota zero per i redditi più bassi ad oltre il 47%, considerate le addizionali regionali e comunali, per quelli più alti. Che nel caso di lavoro autonomo scontano anche ulteriori imposte. Non si tratta, perciò, di attuare il principio di progressività, già largamente in vigore, ma di introdurre una nuova tassa che colpisce il risparmio, su cui si sono già pagate le imposte. Anche la seconda affermazione è priva di senso: se la patrimoniale riguardasse solo i super ricchi avrebbe un gettito minimo ed irrilevante. Sia perché i super ricchi italiani residenti in Italia sono sempre di meno e sia perché i pochi restati hanno i loro patrimoni schermati, in larga misura, in apposite società. Ecco, allora, che per avere un gettito non risibile l’imposta dovrebbe colpire anche il ceto medio, e, difatti, si prevede che la stessa sia applicata a partire dai patrimoni, immobili compresi, di € 500.000.
Individuata, in modo realistico, la platea di chi verrebbe colpito, vale la pena aggiungere che il gettito appare comunque poco significativo rispetto al problema che si intenderebbe fronteggiare: tutti prevedono che il debito pubblico italiano si incrementerà di 3/400 miliardi di euro tra il 2020 ed il 2021. Ove si consideri che la proposta prevede l’abolizione di alcune imposte patrimoniali già esistenti, Imu e bollo sui conti correnti, l’incremento del gettito sarebbe praticamente nullo di fronte all’incremento del debito pubblico. In sede parlamentare si è ipotizzato che il saldo sarebbe addirittura negativo. Con la conseguenza che un saldo positivo richiederebbe aliquote ben maggiori di quelle ipotizzate.
Alla modestia dei risultati si accompagnerebbero effetti profondamente negativi per l’economia nazionale. I pochi super ricchi italiani restati in Italia sarebbero spinti ad andarsene. Si sterilizzerebbe l’efficacia dei vantaggi fiscali offerti ai super ricchi stranieri e, ancora una volta, vi sarebbe un massacro indiscriminato del ceto medio. Con una aggravante. Una imposta sul patrimonio, che non tenga conto della capacità reddituale, avrebbe un effetto devastante su coloro che sono titolari di un patrimonio improduttivo e siano privi di fonti di reddito: si pensi a chi ha ereditato o a chi ha perso il lavoro o è andato in pensione o anche a chi, a seguito della pandemia, ha visto ridursi drammaticamente le fonti di reddito. Infine, una tale imposta avrebbe un effetto disincentivante sul risparmio, che da un lato è un fattore di propulsione del benessere nazionale e dall’altro ha una esplicita protezione nell’articolo 48 della Costituzione.
Ed allora mai la patrimoniale? Vi sono circostanze in cui è indispensabile. Si pensi al prelievo che il Governo Amato fece sui conti correnti nel 1992: non vi era altra via per evitare il rischio di bancarotta che gravava sull’Italia in quel momento. È una imposta inevitabile quando lo Stato ha assoluta necessità di risorse per non fallire. In quel caso il prelievo non può che colpire la ricchezza esistente: perciò i patrimoni. Inutile pensare agli effetti negativi se non vi è scelta. Essa ha un senso se è di portata tale da risolvere il problema che si ha di fronte e se è una tantum.
Se, viceversa, diventa una imposta stabile e non risolutiva, come quella proposta da Fratoianni ed Orfini, serve solo a rendere meno accogliente, sotto il profilo economico, il paese ed a fornire nuovo alimento ad uno Stato, il cui tratto caratteristico è sempre di più, ed in questa pandemia se ne è avuta conferma, quello della inefficienza e di non saper spendere bene i soldi che incassa. Una prova? Si propone la patrimoniale quando ancora neppure si sa come dovrebbero essere spese le ingentissime risorse promesse dall’Europa. Questa è mera bulimia impositiva.
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