Le attese del mercato per la prossima riunione della Federal Reserve sono cariche di incertezze, riflettendo un contesto economico complesso e in evoluzione. Dopo un lungo periodo di tassi d’interesse elevati al 5,5% per contrastare l’inflazione, i segnali di un’inflazione in rallentamento trainata dal raffreddamento del prezzo delle materie prime e del mercato del lavoro spingono ora gli investitori a scommettere su una riduzione dei tassi.

Tassi, cosa succede con taglio 25 punti base

Ma con quale intensità? Il mercato dei futures sui fondi federali assegna attualmente probabilità al 50% per un taglio sia di 25 punti base che di 50 punti base. Ciascuna opzione ha i suoi pro e contro. Un taglio di 25 punti base conferirebbe tempo alla Fed di valutare l’evoluzione dei dati economici senza rischiare di stimolare troppo l’inflazione. Nonostante il rallentamento dei prezzi al consumo, l’indice inflazionistico su base ‘core’ rimane ben sopra l’obiettivo del 2%. Le componenti più rigide dell’inflazione, in particolare i servizi, continuano a destare preoccupazione. Un altro fattore che potrebbe limitare l’entità del taglio è il timore di una spirale prezzi-salari. Data la carenza strutturale di manodopera per ragioni demografiche, se il mercato del lavoro dovesse riprendersi troppo rapidamente, potrebbe innescarsi un aumento della domanda di lavoro e dei salari, con conseguente pressione inflazionistica.

Tassi, cosa succede con taglio 50 punti base

Non solo: un taglio aggressivo di 50 punti base darebbe il via a una nuova spinta al rialzo delle materie prime e probabilmente a una bolla sugli indici azionari statunitensi. Tuttavia, negli ultimi giorni, complice il ritorno da parte del prezzo del petrolio sui livelli minimi del 2021, si è fatta strada l’ipotesi di un taglio più aggressivo di 50 punti base al fine di far uscire dalla recessione settori come l’immobiliare e il manifatturiero. Dietro la decisione di mercoledì potrebbero però nascondersi anche elementi di natura politica. Anche se la Fed si dichiara indipendente, esistono preoccupazioni che il contesto politico possa influenzare indirettamente le decisioni di politiche monetaria. Se uno dei due partiti (Democratici o Repubblicani) ottenesse una vittoria schiacciante al Congresso, potrebbe implementare politiche fiscali o commerciali che amplierebbero ulteriormente il deficit federale alimentando così l’inflazione. Questo scenario dovrebbe indurre la Fed a essere più cauta nel ridurre i tassi di interesse in modo aggressivo.

Tassi, l’aspetto politico per il maxi taglio

D’altro canto va però anche evidenziato come non sia un mistero che alcuni membri del Comitato Federale non nutrano particolare simpatia per Donald Trump, in quanto più incline a sfidare l’autonomia della banca centrale statunitense. Il voler dunque dare una mano all’attuale amministrazione potrebbe influenzare – anche se non ufficialmente ammesso – la decisione di optare per un taglio più aggressivo di 50 punti base. Secondo i maligni, lo stesso cambio di approccio molto più da “colomba” adottato dal presidente Jerome Powell a Jackson Hole nascerebbe proprio dalla volontà di essere riconfermato qualora Kamala Harris diventasse il prossimo presidente americano. In sostanza se, sul piano economico, motivi per tagliare di 50 punti base non se ne intravvedono, su quello politico appaiono molto evidenti.