Il teatro Pirandello vuoto alla prima del festival, la gogna e gli sfottò sui social, la tragedia: con Alberto Re, 78 anni, uno degli organizzatori della kermesse (la 43esima edizione del “Paladino d’Oro – Sport film festival“), che si punta una pistola alla testa e lascia partire un colpo (morirà dopo 24 ore di agonia in ospedale). E’ successo ad Agrigento, che il prossimo anno, 2025, sarà capitale della cultura italiana. Sui motivi che hanno portato l’imprenditore a togliersi la vita sono in corso le indagini della Squadra Mobile ma per la famiglia i dubbi sono pochi: “Alberto Re mai si è sottratto alla onestà intellettuale e sempre ha sorriso alle storture che possono capitare. Fino a qualche giorno fa. Poi l’onta che sale e che scalfisce, che non arretra e che violenta verbalmente una persona, ha consumato il vero danno. Alberto – scrive la famiglia – voleva contribuire ad elevare il dibattito culturale della sua amata Agrigento, non gli è stato concesso, sui social viaggiano sentenze di condanna senza nemmeno il capo di imputazione. Si apra una riflessione su quello che è accaduto, lo si deve ad Alberto, perché mai più ci si possa trovare di fronte alla tempesta senza vestiti. Perché mai più ci si scaraventi contro un uomo con tale veemenza”.

L’uomo, i cui funerali si svolgeranno domani, avrebbe lasciato una lettera, che è stata sequestrata dalla polizia, nella quale avrebbe criticato alcuni articoli di stampa che lo riguardavano. Sui social dopo la serata inaugurale del Festival, erano comparse vignette satiriche e polemiche di cui si sono occupati anche i media. Ventiquattr’ore dopo è arrivato il gesto estremo dell’imprenditore, deceduto dopo una giornata di ricovero  in ospedale. A darne l’annuncio il sindaco di Agrigento Francesco Micciché.  “Alberto non ce l’ha fatta. Sono profondamente addolorato, se ne va un grande amico, un galantuomo, un uomo perbene. Porterò con me il ricordo di un uomo appassionato, amante del bello e della cultura ed innamorato della sua città” ha commentato il primo cittadino. “Siamo sconvolti e attoniti per la perdita di un grande uomo e un professionista esemplare come Alberto Re, il primo fra tutti che ha voluto portare lo Sport film festival ad Agrigento perché fermamente convinto della promozione internazionale che avrebbe garantito alla città questa kermesse, anche in vista di Agrigento Capitale italiana della Cultura 2025. Perdiamo un galantuomo, un uomo perbene, di grande sensibilità e acume intellettuale hanno scritto gli organizzatori del “Paladino d’oro” che continuerà a svolgersi secondo il programma previsto “perché siamo convinti che lui avrebbe voluto così”.

Teatro vuoto, il suicidio dell’imprenditore e il dolore della famiglia: “Si apra riflessione”

La famiglia, che ha messo in relazione le critiche con il gesto estremo di Re, aggiunge: “Alberto era un uomo prima che un padre, un marito e un nonno, un fratello e uno zio, un suocero, amante della vita, delle belle parole. Non amava infingimenti, ha fatto del garbo il suo stile di vita. Noi ci teniamo, perché  siamo la sua famiglia, a raccontarlo per quell’uomo che mai si è sottratto alla onestà intellettuale e che sempre ha sorriso alle storture che possono capitare”. Familiari che sperano che “si apra una riflessione su quello che è accaduto, lo si deve ad Alberto, perché mai più ci si possa trovare di fronte alla tempesta senza vestiti. Perché mai più ci si scaraventi contro un uomo con tale veemenza”. Sulla vicenda è intervenuto anche il prefetto di Agrigento Filippo Romano. “Una campagna denigratoria – ha detto – nella quale la legittima critica politica e giornalistica ha travalicato i limiti dell’umanità. E tutti noi, che abbiamo diverse responsabilità amministrative, dobbiamo scongiurare il ripetersi di simili nequizie”.

Prefetto, che insieme al sindaco Francesco Micciché, ha invitato domenica sera, 26 novembre, al teatro Pirandello i nove sindaci finalisti a Capitale italiana della Cultura 2025. “È anche una forma di rispetto per la memoria del povero Alberto Re, vittima di una campagna denigratoria che lo ha spinto a un tristissimo gesto estremo. Una campagna denigratoria nella quale la legittima critica politica e giornalistica ha travalicato i limiti dell’umanità», ha scritto il prefetto.

Redazione

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